Corriere della Sera 16 febbraio 2008, STEFANO RIGHI, 16 febbraio 2008
Grandi italiani ma senza sponsor. Corriere della Sera 16 febbraio 2008. Su queste pagine Giuseppe Galasso ha riportato di attualità il Dizionario Biografico degli Italiani, un’opera iniziata nel 1960 a cura dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana e causa, secondo i rilievi della Corte dei Conti, di una pesantezza di bilancio per l’istituto stesso che ha quasi carattere strutturale
Grandi italiani ma senza sponsor. Corriere della Sera 16 febbraio 2008. Su queste pagine Giuseppe Galasso ha riportato di attualità il Dizionario Biografico degli Italiani, un’opera iniziata nel 1960 a cura dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana e causa, secondo i rilievi della Corte dei Conti, di una pesantezza di bilancio per l’istituto stesso che ha quasi carattere strutturale. L’opera – che prevede oltre 40 mila biografie di italiani illustri – è colossale: 110 volumi di cui solo 67 hanno visto fin qui la pubblicazione, più un volume di Supplemento e uno di Indici. Rispetto al piano originario ne rimangono da pubblicare 41. Ma proprio la maestosità dell’opera, iniziata in occasione del centenario dell’unità d’Italia, è causa di rallentamenti e dei rilievi della magistratura contabile. Così Galasso propone la costituzione di una fondazione, dedicata esclusivamente al completamento del Biografico, sempre nell’ambito dell’Istituto Treccani – i cui dipendenti ieri sono scesi in sciopero per la mancanza di un piano editoriale ”, ma con corpo giuridico autonomo e la partecipazione al capitale di aziende private e istituzioni pubbliche. La strada venne elaborata in un primo momento dall’attuale amministratore delegato dell’Istituto, Franco Tatò, che disegnò un piano di interventi finanziari articolati in un arco di tre anni. La proposta venne fatta propria da Giuseppe Guzzetti, presidente della Fondazione di origine bancaria Cariplo, nonché massimo esponente dell’Acri, l’associazione che riunisce le 87 fondazioni italiane con le medesime caratteristiche. L’iniziativa incontrò scarso entusiasmo. Lo scorso anno Giovanni Puglisi, presidente di una di queste fondazioni, quella del Banco di Sicilia, forte anche del ruolo di consigliere anziano in seno all’organo di governo dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana, riprese in mano quel progetto elaborato da Tatò con l’intento di coinvolgere direttamente i colleghi. «Mi inserii sull’onda dell’iniziativa di Guzzetti. L’idea era ambiziosa – ammette Puglisi ”: arrivare a concludere il lavoro entro il 2010 in occasione dei 150 anni dell’unità d’Italia. Un traguardo per certi versi ancora raggiungibile ». Partirono 87 lettere, arrivarono 22 risposte, cinque di queste possibiliste a riguardo di un concreto impegno economico da parte delle fondazioni, 17 dichiaratamente contrarie: un pacchetto di eleganti risposte negative, dove in alcuni casi si badava più al formale rispetto della privacy che al concreto supporto alle iniziative culturali. Atteggiamenti legittimi, che affondano nella autonomia gestionale e nei profondi legami con i territori di origine e con la cultura di questi la loro inappellabilità. Però, come ha scritto Galasso, «se non si reputa impresa di (alto) interesse nazionale un repertorio onomastico e informativo degli italiani che nel corso di un millennio e più hanno formato il nostro album di famiglia, quale altra impresa potrà dirsi tale?». Forse che tra quei 40 mila fondatori dell’identità nazionale i territori e i localismi non sono rappresentati? « per questo – spiega Puglisi – che spero che i colleghi possano riconsiderare le loro posizioni. E poi faccio appello anche alle autorità impegnate a livello diverso nella tutela del patrimonio culturale di questo Paese. E non sono a chiedere assistenzialismo, tanto più che l’Istituto dell’Enciclopedia è una società per azioni che chiude in utile il proprio bilancio. Ma un intervento mirato dello Stato, per realizzare un’opera di valore nazionale, al servizio del patrimonio del Paese e della sua immagine, anche al fianco di investitori privati, è oggi auspicabile». Tanto più che il piano Tatò si sostanziava in un intervento per complessivi sei milioni di euro nell’arco di tre anni. Una cifra che avrebbe permesso di portare alla pubblicazione di tutti i 110 volumi, trasferendo poi il Dizionario a patrimonio della neonata Fondazione che avrebbe tratto il proprio sostentamento, negli anni successivi al completamento dell’opera, dalle attività di commercializzazione e di aggiornamento del Biografico stesso. La posizione delle Fondazioni di origine bancaria, per quanto legittima e inattaccabile formalmente, stride per alcune ragioni. Anzitutto l’esiguità della richiesta. Nell’ipotesi di una unanime adesione al progetto la quota per ogni singola fondazione sarebbe pari a 68.182 euro nell’arco di tre anni, ovvero un contributo di 22.727 euro l’anno. Cifre che vanno rapportate a quanto le fondazioni ex bancarie distribuiscono ogni anno. Nel 2006, ultimi dati disponibili, il complesso delle fondazioni italiane ha erogato a vario titolo 1.594,3 milioni di euro. Ovvero, la somma necessaria per il completamento e la pubblicazione del Dizionario Biografico degli Italiani è pari allo 0,377 per cento di quanto ogni anno erogato in Italia delle fondazioni di origine bancaria. Anche considerando che solo il 36 per cento di quei 1.594,3 milioni di euro sono stati destinati alle attività artistiche e culturali, il rapporto supera di poco l’1 per cento dell’erogato annuo di un settore che nell’ultimo anno ha aumentato del 16 per cento l’importo dei propri stanziamenti. « evidente – conclude Puglisi – che il problema non è economico, ma di sensibilità e di politica culturale. Giungere al riconoscimento delle opere culturali come valore aggiunto del Paese non è operazione più rimandabile». Stefano Righi