Corriere della Sera 16 febbraio 2008, Massimo Spampani, 16 febbraio 2008
Scoperta la madre di tutte le patate. Corriere della Sera 16 febbraio 2008. La ricerca, effettuata su 64 campioni essiccati dal ’600 al 1910, ha stabilito che la varietà cilena soppiantò due secoli fa quella proveniente dalle Ande Nuove scoperte fanno riscrivere la storia della patata
Scoperta la madre di tutte le patate. Corriere della Sera 16 febbraio 2008. La ricerca, effettuata su 64 campioni essiccati dal ’600 al 1910, ha stabilito che la varietà cilena soppiantò due secoli fa quella proveniente dalle Ande Nuove scoperte fanno riscrivere la storia della patata. Sono 11 milioni di tonnellate all’anno solo le patatine fritte servite nei ristoranti e nei fast-food. Quella della patata è la quarta coltura al mondo per estensione, dopo grano, riso e mais. Un successo indiscusso per l’alimento ma con molti interrogativi sulla sua provenienza. Ora il Dna ha permesso a ricercatori americani, di svelare il mistero dell’origine delle patate «moderne». Finora c’erano solo congetture non suffragate da dati attendibili. Perché se è vero che si è appurato nel 2005 che le patate hanno un unico nucleo di origine nelle Ande peruviane, dove si pensa venissero coltivate già 10 mila anni fa, è altrettanto vero che le patate «moderne» hanno iniziato a invadere il resto del mondo dall’Europa, molto tempo dopo esservi approdate. Il nostro continente oggi produce più del 40% degli oltre 320 milioni di tonnellate totali (con in testa Russia, Ucraina, Germania e Polonia), mentre il rimanente se lo dividono soprattutto Cina, India e Stati Uniti. Una bella rivincita per la patata, visto che per quasi tre secoli (dopo che nel 1567 venne introdotta alle Isole Canarie) non le fu concesso l’onore della tavola, dalla quale venne anzi aborrita. Tutt’al più era coltivata come rarità nei giardini botanici (in Italia è documentata a Padova dal 1590) e in alcune dimore signorili. La maggior parte della gente invece (considerando che le parti aeree della pianta sono velenose) vedeva nella patata la causa di molte malattie, dalla lebbra alla tubercolosi, dai disturbi ghiandolari alle febbri. A suscitare un lungo e animato dibattito scientifico sull’origine delle patate moderne è un dato assodato: più del 99% di tutte le attuali varietà di patate (oltre 700) che vengono piantate nel mondo sono dirette discendenti di varietà delle pianure del Cile centrale e meridionale e non delle terre andine d’alta quota. Come mai, dunque, queste «immigrate » cilene hanno potuto diventare dominanti tra le patate del vecchio continente e da qui diffondersi in tutto il resto del mondo? Due erano le teorie che si contrapponevano, prima che la ricerca sul Dna, effettuata tra 64 campioni essiccati di patate dal ’600 al 1910, conservati in numerosi erbari europei, svelasse come stanno realmente le cose. Mentre alcuni botanici sostenevano che fossero le patate delle pianure cilene a essere piantate per prime in Europa, la teoria più largamente sostenuta era quella che le patate europee fossero originariamente discendenti dalle piante cresciute ad altitudini elevate sulle Ande tra il Venezuela e il nord dell’Argentina. Secondo questa teoria le patate andine furono annientate dall’infezione di un fungo, la peronospora, che le fece scomparire dal nostro continente e che non solo determinò la Grande carestia irlandese iniziata nel 1845, ma che devastò i campi di patate in Europa. Sempre secondo questa teoria solo dopo quella carestia iniziò l’importazione delle varietà cilene, per ripristinare le coltivazioni. Ebbene Mercedes Ames e David Spooner , del-l’Università del Wisconsin, in un lavoro pubblicato dal American Journal of Botany, hanno dimostrato che entrambe le teorie sono errate. Alcuni marcatori sul Dna delle patate conservate negli erbari, infatti, permettono di distinguere se la loro origine è nelle pianure del Cile o sulle alture delle Ande. Si è visto così che le patate cilene divennero popolari e dominanti in Europa nel 1811, 34 anni prima della Grande carestia e che le patate andine, pur essendo giunte per prime nel nostro continente (il loro Dna si ritrova nei campioni degli erbari più antichi) non scomparvero affatto in seguito all’infezione della peronospora, ma soltanto nel 1892, quando vennero sopraffatte dalle varietà cilene. Solo la genetica, quindi, ha potuto stabilire la verità. «Le due teorie precedenti si basavano sulle ambigue differenze morfologiche nei campioni di vecchie piante, su dati storici, sulle rotte delle navi e sul ruolo della Grande carestia – spiegano i ricercatori ”. Il nostro lavoro invece ha fornito la prima prova diretta sull’origine delle patate europee, perché i campioni degli erbari da noi utilizzati sono come fossili». Altri studi basati sul Dna hanno fatto chiarezza, riducendo da 7a4le specie di patate. Quelle che giungono sulle nostre tavole appartengono tuttavia a un’unica specie ( Solanum tuberosum) di cui sono note ben 742 varietà coltivate. Massimo Spampani