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 2008  febbraio 16 Sabato calendario

«Così Silvio ha piegato Pierfurby». Corriere della Sera 16 febbraio 2008. «E così il mio amico Pierfurby è finalmente riuscito a parlare con Berlusconi, eh?»

«Così Silvio ha piegato Pierfurby». Corriere della Sera 16 febbraio 2008. «E così il mio amico Pierfurby è finalmente riuscito a parlare con Berlusconi, eh?». Esatto, Presidente Francesco Cossiga. «Un classico». In che senso, scusi? «Prima il bastone, poi la carota. Prima ti neghi, chiudi la porta. Poi la riapri, sorridi... Non avrà fatto scuole di partito, il Cavaliere, ma sa bene come si tratta, in politica». Ecco, appunto: come si tratta? Ci sono regole? Trucchi? L’emerito Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, straordinario navigatore di mille tempeste elettorali, sta al gioco e accetta di svelare come si fa. A stringere un accordo, o a impedirlo. Diceva che Berlusconi... «Vuole annullare Casini, questo è chiaro. Non ha dimenticato che fu proprio l’Udc, forza alleata, la più determinata forza di opposizione del suo ultimo governo, e questo nonostante avesse concesso allo stesso Casini l’onore di presiedere la Camera». Vuol fargliela pagare. «Di più. Vuole schiacciarlo. E così lo sta estenuando. Tra l’altro, immagino il genere di chiacchierate...». Com’è, il Cavaliere, in questo tipo di situazioni? « un uomo di una cortesia estenuante. così disponibile, coinvolgente, affettuoso che finisce per metterti in imbarazzo ». Sarà successo anche a Casini? «Certo non avrà trovato il modo di litigarci. letteralmente impossibile riuscire a litigare con Berlusconi. Questo, naturalmente, ti fa chiudere il colloquio con una qualche speranza...». Invece... «Finirà come ha deciso lui, Berlusconi. Uomo d’una lucidità strepitosa. In tanti anni, ne ho conosciuto solo un altro ugualmente abile». Chi? «Amintore Fanfani». Il cui centenario dalla nascita è stato celebrato giusto pochi giorni fa, a Roma. Balzo della memoria, immagini, e ricordi della Democrazia cristiana che fu, in bianco e nero. «Quando c’era da chiudere, o far fallire un accordo, la Dc mandava lui, Fanfani. Uomo freddo, determinato, politicamente spietato. Diverso da Aldo Moro, che aveva tutt’altro stile. Moro era avvolgente». E Clemente Mastella? Com’è Mastella? Il presidente emerito, a questa domanda, resta in silenzio, come pensieroso, per qualche istante. Poi ha un sussulto, quasi ironico: «Eh, Mastella... non lo freghi, a Mastella!». Non si direbbe. «Intendevo nel corso della trattativa. Quello è uno che se deve chiedere, chiede. Non si vergogna di osare, barattare, di offrire e pretendere». Non è, Presidente, una tecnica molto... «Molto dorotea, vuol dire? Infatti. Mastella non è mai stato un doroteo, viene invece dalla sinistra di base, come me: noi siamo più diretti, indugiamo meno, non abbassiamo lo sguardo». Quelli che vanno diretti, quelli che abbassano lo sguardo. «E poi quelli che fanno chiamare gli altri, gli amici degli amici, magari un cardinale... anche se in questa fase non credo che le truppe diplomatiche dei Bondi, dei Cicchitto, degli Schifani possano fare qualcosa». No? «No. Se il tuo capo si chiama Berlusconi, decide lui, fine ». Questo, aggiunge Cossiga, nella nuova stagione della politica italiana, vale anche per Walter Veltroni. «Decide in solitudine. Di questo sono abbastanza certo». Pure il patto con Antonio Di Pietro... «Pannella e Boselli no, Di Pietro sì... un patto che potrebbe sembrare un mistero, ma fino a un certo punto». Ci spieghi. «Io credo sia un gesto di gratitudine. Vede, non è un luogo comune quello che, ai tempi di Mani Pulite, gli inquirenti del pool entrarono ovunque, fermandosi solo sul portone di Botteghe Oscure... ». Lei dice che è pura gratitudine. «Io dico che i comunisti sono sempre state persone grate e leali. In ogni trattativa sono capacissimi di arrivare a rimetterci, pur di rispettare i patti. Posso testimoniarlo personalmente, poiché fui proprio io a trattare con loro quando fu deciso di consentire anche a un comunista, che poi fu Pietro Ingrao, di poter sedere sulla poltrona di presidente della Camera». Il colloquio va avanti, mentre giungono altri dettagli dell’ultima telefonata tra Casini e Berlusconi. «Sa che Casini mi sorprende? A volte non sembra essere cresciuto tra i giovani dicì, che imparavano subito l’arte dell’inganno e la conoscenza della sottigliezza... Veltroni, invece, no: altra pasta. Molto più furbo di quel che vuol apparire». Lei, Presidente, se posso permettermi, guarda con simpatia a Veltroni... «Sì, ha intuito bene. Anche se io, come si sa, sono molto più a sinistra di Walter ». Fabrizio Roncone