la Stampa 11/2/2008, 11 febbraio 2008
La Stampa, lunedì 11 febbraio La fretta a volte è cattiva consigliera. Ovvero c’era una volta il controllo dei testi
La Stampa, lunedì 11 febbraio La fretta a volte è cattiva consigliera. Ovvero c’era una volta il controllo dei testi. Ora c’è nemmeno più il tempo per controllare un testo da rendere pubblico attraverso manifesti e opuscoli. O meglio, ci si affida ai cosiddetti correttori automatici. E talvolta capitano veri e propri infortuni. Come a Santena, dove, benché l’errore fosse stato riscontrato prima della diffusione, l’assessore alla Cultura (?) ha rinunciato alla ristampa dei manifesti e degli opuscoli commemorativi della «Giornata del Ricordo», adducendo la necessità di non ritardarne la pubblicazione! Si tratterebbe di un semplice, insignificante scambio di vocali, non fosse che l’argomento riguarda una tragedia di non poco conto... Così le FOIBE sono diventate FOBIE. Dunque, come piccolo contrappasso terreno, le fobie si sono impadronite di lui: quella di non arrivare in tempo con la bozza corretta, quella del risparmio della carta, quella delle critiche dei suoi concittadini, quella di spacciare per aspetto marginale un colossale errore. Fobie che l’hanno travolto causandogli una sindrome da confusione che l’ha condotto a perseverare, non sospendendo la pubblicazione. Ma evidentemente, la casta ha fatto scuola, così l’assessore alla Cultura (?) si è nascosto dietro un dito non solo non ammettendo l’errore, ma dichiarandosi stupito di tanto interesse verso il fatto «marginale». All’incirca come fece qualche tempo fa un suo collega, il presidente della provincia di Chieti, che in seguito alle critiche alla frase da lui pronunciata - «Il lavoro rende liberi /. Non ricordo dove lessi questa frase, ma sono citazioni che ti fulminano…» -, anziché vergognarsi di tanta ignoranza, definì strumentali le accuse di chi si diceva esterrefatto di fronte a tale citazione. Non ci rimane che aspettarci da qualche altro insigne politico riferimenti ai «Gulasch» sovietici e alle purghe somministrate da Stalin per digerirli. ATTILIO COCCHI