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 2008  febbraio 16 Sabato calendario

Ieri manifestazioni di donne a Napoli, Roma, Milano, Bologna, Brescia. Qualche tafferuglio a Roma, dove la manifestazione non era autorizzata e il corteo voleva arrivare fino a via del Plebiscito, dove sta Berlusconi

Ieri manifestazioni di donne a Napoli, Roma, Milano, Bologna, Brescia. Qualche tafferuglio a Roma, dove la manifestazione non era autorizzata e il corteo voleva arrivare fino a via del Plebiscito, dove sta Berlusconi. Una Giovanna Cavallo ha sputato in faccia a un poliziotto, è stata portata in questura, poi liberata per l’intercessione di parecchi parlamentari. Il Corriere della Sera scrive che Franca Rame ha contribuito a riportare la calma baciando sulle guance Marcello Cardona, dirigente di polizia. Netta prevalenza di donne anziane, quelle che avevano già lottato per la 194 negli anni Settanta. La Bonino: «Le donne che hanno più o meno la mia età hanno una grande reattività su questi temi, magari perché ricordano gli aborti clandestini, o hanno potuto usare la 194. Ma certo è che la generazione giovane non sa che cosa sta accadendo. Mia nipote Marta mi ascolta sgomenta. Lei è di una generazione che ha conosciuto la libera scelta su quando e come essere madre, quando e con chi vivere. Non ha segnali della messa in discussione di questa libertà» [31]. Tra le donne che hanno sfilato: Edda Billi, che dice d’aver tirato fuori dalla cantina lo stesso cartello che aveva inalberato trent’anni fa a Padova [31], una Giovanna di 96 anni [32] e una Maria di 50 che ironizza: «Ma che lo dico a fare ”l’utero è mio e lo gestisco io”?, ormai è una vecchia pellecchia, che c’è da gestire?» [32]. Una Corinne di 22 anni, Centro sociale Insurgenzia di Capodimonte: «Sono state le nostre madri con le loro battaglie a spiegarci il perché di questa lotta». Marcella Raiola, insegnante a Torre del Greco: «Anche quest’anno in classe ho una ragazza incinta, la seconda in due anni. Le giovani sono disinformate e disinteressate. I rapporti che hanno a quell’età spesso sono anche accompagnati dalla violenza fisica. Un disastro» [33]. L’infermiere che ha chiamato la polizia e fatto intervenire i «sette uomini-poliziotto» [34] ha 52 anni, si chiama Ciro D.V., è un ex carabiniere: «Sì, va bene, sono stato io a telefonare. Perché non è giusto che al quinto piano abbiamo un centro aborti che è costato un sacco di soldi, però a una cert’ora chiude come un ufficio perché vogliono risparmiare sugli straordinari e le donne vengono trasferite negli altri reparti, accanto alle partorienti. E tocca a noi intervenire». Nella telefonata aveva detto: «Se mandate adesso una macchina li prendete ’n copp’o fatto: quella donna ha abortito nel cesso, con i ferri in mezzo alle gambe». Dopo, ai cronisti: «C’erano almeno trenta pazienti che gridavano di terrore, perché la signora Silvana S. era uscita dal bagno co ’o criatur’ ’miezz’ ’e cosce e scorreva il sangue. Così siamo intervenuti io e un’altra infermiera che con le forbici l’ha liberata. Infine sono arrivati gli agenti. Ma erano gentilissimi, non è stato un blitz, anche se è vero che potevano aspettare un giorno in più per interrogarla. Io sono l’ultima ruota del carro, però l’ospedale funziona bene. Ci ho pure fatto nascere mia nipote Martina» [35]. Lucia Annunziata: «La maternità oggi in Italia è un fatto quasi impossibile. Perché manca stabilità, mancano strutture, ma soprattutto manca una società che ami le mamme e i bambini: troppi Peter Pan, troppi Bamboccioni, troppo pochi i compagni di vita, e troppo poche le aziende, e le istituzioni, che premiano la maternità. Non ci sono più praticamente aborti nelle famiglie bianche, benestanti, quali sono gli italiani; gli aborti in Italia sono quasi tutti fra le immigrate. Questo, banalmente, significa che non c’è carenza di mamme, nel nostro paese, ma carenza di padri» [36]. Franca Rame: «Nei tempi caldi del femminismo, gli uomini ci dicevano che eravamo delle isteriche, che avevamo l’invidia del pene. Oggi, invece, quelli che sono contro l’aborto sembra abbiano l’invidia dell’utero. In testa a tutti Giuliano Ferrara. Ha l’invidia dell’utero. Vorrebbe restare incinta e non abortire» [32]. Margherita Boniver: «Sono molto grata alla Procura napoletana. Arrestando la moglie di Mastella ha liberato l’Italia dal governo Prodi. E l’altro giorno, con l’incredibile blitz di sette poliziotti corsi in ospedale per una telefonata anonima, un’infamia che equivale allo sparo di Sarajevo del ’14, ha svegliato con una scossa elettrica le donne italiane» [38]. Ida Dominijanni: «Da oggi sul tappeto non c’è solo la questione dell’aborto, o la difesa della 194. E sbaglierebbero anche le donne se si lasciassero prendere nella trappola strumentale di questo perimetro. La questione sul tappeto è quella dello Stato costituzionale di diritto. Quello che garantisce - o dovrebbe garantire - che le leggi siano applicate correttamente e non in un clima di emergenza permanente, quello che stabilisce - o dovrebbe - procedure giudiziarie corrette, quello che ci tutela - o dovrebbe - dagli abusi delle forze dell’ordine, quello che difende - o dovrebbe - il rapporto fra medico e paziente da aggressioni e interferenze indebite. Prima di discutere dell’aborto si discuta di questo: a quando un’ispezione nella Procura di Napoli? Daq quando una telefonata anonima è quanto basta per ordinare un blitz?» [39]. Lucia Annunziata: «Pensare che la giornata di ieri si sia giocata fra chi vuole abolire l’aborto e chi lo rivendica come segno di libertà è una grossolana versione, che certamente non rende giustizia alle donne, ma nemmeno a Ferrara. Il direttore del Foglio non dice in realtà di abolire la 194, ma di applicarla differentemente; e la piazza ieri non ha rivendicato come una vittoria l’aborto, ma l’orgoglio di essere madri. Tra queste posizioni c’è una distanza non enorme, ma un muro quasi indistruttibile. Fatto più di proiezioni politiche che di verità. Per questo, checché ne dicano i politici, che fin da ora preparano le condizioni per sfuggirne, è un bene che le scelte di fondo della vita non siano più accantonate dalla campagna elettorale» [36]. Angela Azzaro: «Dicevamo almeno due cose. La prima: non c’è vita senza che una donna lo voglia. Non è omicidio. libera scelta. Il che vuol dire sottrarsi al tranello di mettersi a discutere in quale mese, ufficialmente, il feto diventerebbe vita. La seconda: basta: basta con questa enfasi sul presunto dramma che colpirebbe le donne quando decidono di abortire. Per alcune è sicuramente stato così. Per altre no» [37]. «Quello che è avvenuto intorno alla vicenda del Policlinico ha a che vedere con una grave distorsione della realtà, se non con un caso che mediaticamente e politicamente potremmo definire di isteria collettiva» [40].