Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  febbraio 13 Mercoledì calendario

Rifiuti & camorra Ecco le discariche gestite dai clan. Avvenire 13 febbraio 2008. Voler guardare l’altra faccia dell’emergenza rifiuti, al di là cioè dei cumuli di spazzatura e delle proteste di questi mesi, significa iniziare un viaggio nell’inferno della Campania martoriata dalle discariche abusive e dagli smaltimenti illeciti, dai silenzi e dalle ina-dempienze, dalla criminalità organizzata e dalle conni-venze

Rifiuti & camorra Ecco le discariche gestite dai clan. Avvenire 13 febbraio 2008. Voler guardare l’altra faccia dell’emergenza rifiuti, al di là cioè dei cumuli di spazzatura e delle proteste di questi mesi, significa iniziare un viaggio nell’inferno della Campania martoriata dalle discariche abusive e dagli smaltimenti illeciti, dai silenzi e dalle ina-dempienze, dalla criminalità organizzata e dalle conni-venze. Significa andare dove affondano le radici dell’osceno e dolente presente. Quattordici inutili anni di commissariato straordinario – il compleanno è caduto lunedì scorso – non hanno smucchiato i cumuli di spazzatura urbana per le strade delle città e hanno lasciato che sempre più della Campania affiorasse l’immagine destino che la camorra ha cinicamente scelto per la ’sua’ regione: pattumiera d’Italia e d’Europa. Il problema insoluto dei rifiuti ha paradossalmente portato alla luce quello che già si vedeva, abbandonato sulle provinciali, lungo l’asse mediano, nelle campagne che le vie a scorrimento veloce e i binari della ferrovia costeggiano. Non sacchetti casalinghi, ma scarti e scorie industriali. Come in ogni viaggio ci sono una data e un luogo da cui avviarsi: 1989, Villaricca. Una data e un luogo che segnano il principio della dissoluzione finale di quello che restava della Campania felix e il passaggio dalla fase artigianale a quella industriale dello smaltimento illegale dei rifiuti, tossici in particolare, e la nascita della potentissima ecomafia campana. Partiamo, dunque, dal 1989 e da un ristorante alla periferia di Villaricca, il Comune a Nord di Napoli dove tra le proteste dovrebbe riaprire la discarica di Cava Riconta per salvare città e provincia dal soffocamento per immondizia. lì che intorno alla tavola imbandita si riunirono i camorristi di Pianura e dell’area flegrea, quelli del clan dei casalesi, imprenditori massoni appartenenti a logge toscane e amici di politici e alcuni imprenditori aversani proprietari di discariche. Siglarono un accordo che avrebbe segnato il futuro della Campania: la camorra accettava di privarsi di una parte delle tangenti pagate dagli imprenditori sui rifiuti per cederla a politici compiacenti in cambio delle autorizzazioni necessarie per scaricare rifiuti di ogni genere, provenienti anche da fuori regione, e senza controllo. Una consorteria mafiosa che controllava attività di raccolta, trasporto e smaltimento dei rifiuti. La ricostruzione è stata fatta dalla Procura di Napoli nel 1992 con l’inchiesta ’Adelphi’ che per la prima volta portava allo scoperto la nascita e la gestione dell’industria criminale dedita allo smaltimento abusivo dei rifiuti. D’altronde, il 24 aprile dell’anno scorso, la Commissione parlamentare d’inchiesta ’sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse’ ha ufficialmente acquisito le dichiarazioni dei magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Napoli sulla camorra quale «soggetto significativamente presente nella gestione del ciclo dei rifiuti in Campania». Inizialmente la Campania doveva essere solo un luogo di transito, soprattutto verso la Somalia, in seguito, di fronte alle difficoltà nel trasporto internazionale dei rifiuti tossico- nocivi, è diventata anche luogo di stoccaggio. sono 1.200 le discariche abusive di rifiuti tossici individuate. Un passaggio facilitato dal fatto che i rifiuti costituiscono solo un segmento del ciclo di lavorazione della criminalità organizzata. La camorra da tempo era coinvolta nell’ediliza abusiva e questo significava la possibilità di gestire migliaia di piccole cave abusive in posti pianeggianti, ideali per essere trasformati in discariche abusive e successivamente costruirvi sopra ogni genere di edifici, più o meno abusivi. La camorra quindi ha prima guadagnato scavando illegalmente le cave, poi riempiendole con i rifiuti pericolosi, infine coprendole con le case. La devastazione del territorio è stata possibile grazie a connivenze di politici e di imprenditori. I primi hanno autorizzato il transito dei mezzi e anche lo sversamento in discariche legali, i secondi hanno trovato conveniente smaltire rifiuti tossiconocivi a prezzi notevolmente inferiori a quelli che avrebbero dovuto invece affrontare. Un intreccio criminoso che ha permesso alla camorra, compresa quella dei cosiddetti ’colletti bianchi’, di costruire una notevole attività imprenditoriale, con un fatturato minimo di 2 miliardi e mezzo di euro all’anno, ma il mercato è in crescita. Questo accade grazie anche alla particolarità del modello campano del ciclo dei rifuti, ossia la preminenza assoluta delle discariche. Il primo rapporto della Commissione parlamentare d’inchiesta del 13 giugno 2007 spiega che quello campano è un «ciclo dei rifiuti che si fonda esclusivamente sulle discariche vive e si alimenta grazie anche al reperimento di siti provvisori e abusivi e alla disponibilità di un sistema di trasporto ’informale’, modalità che diede una fortissima presenza della criminalità di stampo mafioso». Il ’trasporto informale’ sono i tir che viaggiano, di notte e spesso accompagnati dalle Bmw e dalle Mercedes dei camorristi, con false bolle di accompagnamento. Ultimamente con l’intensificazione dei controlli e dei riflettori massmediali i clan preferiscono far fermare i tir e scaricare la ’merce’ in luoghi ’inerti’, ad esempio garage o capannoni, per poi effettuare il trasporto nelle discariche abusive, o nei campi trasformati in sversatoi, per mezzo di piccoli furgoni. Completato il trasferimento si dà fuoco ai rifiuti, cui sono stati aggiunti copertoni e stoffa impregnati di benzina per evitare deflagrazioni. Sono le luci che di notte e fino all’alba illuminano la ’terra dei fuochi’, il triangolo Villaricca- Giugliano-Qualiano, che in quello che Legambiente ha chiamato il «piano regolatore della camorra», è diventato il deposito illecito dei rifiuti o per lo meno il primo poiché il disegno di camorra, politica e massoneria è molto più ampio e si estende su tutta la regione. L’area dei tre Comuni resta comunque la preferita essendo ampia, soprattutto verso il litorale domizio, e divisa tra i clan napoletani, tra cui i Lago di Pianura. Il clan che controllano questa parte della provincia e che, confinando con il Casertano, è sotto l’egemonia del ’cartello dei casalesi’ (composto di sei famiglie camorristiche), i monopolisti dello smaltimento abusivo. In tutto sono otto i clan che hanno cambiato la faccia ad una terra ricca e fertile, avvelenandola con metalli pesanti, fenoli, amianto, Pcb e altre sostanze altamente tossiche. L’area del Giuglianese è la zona dove il costo per smaltire rifiuti urbani, industriali, speciali, ospedalieri, cimiteriali e tossico- nocivi, provenienti da diverse regioni d’Italia, è il più basso. Ed è anche, con l’altro ’triangolo della monnezza’, Acerra-Marigliano-Pomigliano, dove si muore di più per cancro. VALERIA CHIANESE