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 2008  febbraio 13 Mercoledì calendario

Maria Giulia, da zarina del Corriere a una colonna in cronaca. Libero 13 febbraio 2008. Maria Giulia Crespi La zarina perde il regno ma non il vezzo

Maria Giulia, da zarina del Corriere a una colonna in cronaca. Libero 13 febbraio 2008. Maria Giulia Crespi La zarina perde il regno ma non il vezzo. Lei è la gentildonna Giulia Maria Mozzoni Crespi, nome e cognome e casata che a Milano (ma non solo) dicono tante cose. Soprattutto dicono cotone (industrie), dané, potere e Corriere della Sera. Quello degli anni Settanta, che precedono la cessione del giornale ad Andrea Rizzoli. Ieri, la signora è tornata sul "suo" Corsera per attaccare, a nome dell’ambiente e del sacro verde, la giunta-Attila del Pirellone. Accusata di voler distruggere i parchi con una «politica filocementista» mangiandosi metro dopo metro l’intera area boschiva lombarda. Una colonna nelle pagine di cronaca, con fotina francobollo. Pochino per chi, soltanto qualche decennio fa, ne faceva di ogni nei piani alti di via Solferino Maria Giulia, detta la zarina rossa per le sue cattive frequentazioni politiche, arrivò a licenziare infatti il direttore Giovanni Spadolini perché troppo comprensivo verso ceti e partiti moderati, come Dc, repubblicani e liberali. Madame, invece, parteggiava senza mezze misure per i sessantottini, i nuovi rivoluzionari formatisi al verbo marxista-leninista. Quelli del Movimento Studentesco di Mario Capanna, rais dell’Università Statale, che il sabato, prima di partire per il week-end a St. Moritz o Santa Margherita, facevano un salto in centro per le canoniche quattro ore di guerriglia urbana e caccia libera al celerino. Formidabili quegli anni (copyright Capanna Mario), cara Maria Giulia, quando i tuoi amatissimi ragazzi della borghesia illuminata e impunita occupavano in nome della classe operaia (e dei porci con le ali) l’università e pretendevano l’esame collettivo con il 30 politico garantito. Ricorda signora? Quei lifrocconi si divertivano un mondo a far a sprangate con i sanbabilini, a tirar sassi e molotov contro quei povericristi: terroni con la divisa da pulotti e caramba. Pomeriggi di inferno, gas lacrimogeni, cariche, feriti. Qualche volta ci scappava pure il morto. Poi, ci pensavano le firme del Corrierone della zarina a difendere i disgraziati dagli "attacchi della reazione" neofascista. Nel suo salotto, la Crespi aveva come ospite fisso Mario Capanna, leader di Ms: tra i due, qualcuno arrivò perfino ad ipotizzare l’esistenza di una trama politico-erotica. Fandonie, forse. Il club, una specie di Gioco del Soviet per l’upper class meneghina, aveva come programma generale quello di épater les bourgeois: stupire, scandalizzare i borghesi. I benpensanti della maggioranza silenziosa che il Corriere illuminato dalla coppia Giulia &Mario mazzolava e umiliava con tutto il peso della sua autorità. E invece regalava coccole ideologiche ai giovani teppisti rossi della Milano bene, quella con appartamenti-castelli e super attici tra piazzetta Duse, viale Majno, San Marco e Moscova. Qualche volta, per un giro di "Cuba libre" passava dal salotto pure Giangi Feltrinelli, l’editore scopritore di talenti armati (Che Guevara l’ha importato lui in Italia) e con il pallino dell’innesco esplosivo. Ci rimase secco su un traliccio di Segrate: il terrorista pasticcione aveva invertito i fili colorati del timer. Sciolto il Movimento (Capanna ha rifilato l’eskimo alla Caritas e messo su un’azienda agricola in Toscana), scomparsa la Dc e pure il Pci, fatti fuori i liberali e Spadolini, Maria Giulia Crespi, invece, è sempre lì nel suo salotto milanese che predica ancora agli uccelli. Lasciati gli amori per il rosso-Lenin e i lupetti di Marx, oggi si è data alla medicina alternativa, l’omeopatia, e all’antroposofia. Non solo, da qualche anno è presidente del Fai, Fondo per l’ambiente italiano, circolo aristocratico e très chic per vip decaduti. Ma dai conti correnti italo-svizzeri ancora ben in alto. E come ai tempi del Capanna, madonna Crespi giudica, inveisce e condanna. Non più la Dc, ma il centrodestra berlusconiano. Noblesse oblige e Maria Giulia obbliga i lettori del suo fu Corriere a sorbirsi il crespo-pensiero sui parchi lombardi. O meglio sui biechi progetti della giunta Formigoni per catramare i parchi e disboscare l’intera Lombardia. Inutile entrare nel merito, con i reduci è impossibile imbastire un ragionamento sensato. Certi personaggi, già condannati dalla storia, si accontentano alla fine della cronaca. Appunto, una colonna, trenta righe nelle pagine regionali del Corriere. Che tristi questi anni. Ma, tutto sommato, meglio il verde che il rosso. Vero signora? LUIGI SANTAMBROGIO