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 2008  febbraio 13 Mercoledì calendario

Se i killer fossero una banda. Il Giornale 13 febbraio 2008. Se questo fosse un romanzo, con i soli elementi reali raccolti dall’accusa, questa storia avrebbe soltanto una trama possibile, tenendo conto di tutte le testimonianze e della perizia dei Ris

Se i killer fossero una banda. Il Giornale 13 febbraio 2008. Se questo fosse un romanzo, con i soli elementi reali raccolti dall’accusa, questa storia avrebbe soltanto una trama possibile, tenendo conto di tutte le testimonianze e della perizia dei Ris. Questa storia inizierebbe alle 17.40, quando qualcuno, due persone molto ben organizzate, staccano il contatore della casa di Raffaella Castagna. Entrano, chiavi in mano, nella corte e poi nello stabile, chiudendosi il portoncino alle spalle. Salgono, aprono la porta di casa Castagna, chiudono e attendono le vittime. Camminano lentamente, ma giù, un inquilino, Abdelkarim Khalouf sente lo stesso i passi. Li sente muoversi per un’ora, dalle 18.30 alle 19.30 . Alle 18.50 arriva Lidio Ramon (un altro vicino di casa, ndr). Non sente nulla, ma la porta è chiusa. Alle 19.10 se ne va. Uno dei killer scende e piazza del nastro adesivo sullo spioncino di Abdelkarim. Solo che lo fa male. Poi torna su. L’agguato Il silenzio cala alle 19.30, perché Raffaella può rientrare da un momento all’altro. E infatti, quasi mezz’ora dopo, sale con la madre e il piccolo Youssef. Apre e trova la luce spenta. Sua madre ha fretta. Ha con sé un accendino con il quale tenta di illuminare l’appartamento, mentre la figlia si inoltra a cercare le chiavi del contatore. Ma, all’altezza del bagno Raffaella trova un uomo nascosto. Il suo assassino. Raffaella prova a fuggire. C’è lotta, resistenza, ma è un attimo. Abdelkarim la sente correre dalla parte opposta della casa, ma viene subito raggiunta, vicino al mobile davanti al bagno, è finita. La stessa sorte, dall’altra parte dell’appartamento, tocca alla madre. Il bambino piange, ma è un pianto stranissimo. Un lamento. Abdelkarim lo sente bene. Sotto l’appartamento di Raffaella, però, non insiste solo il monolocale del siriano, ma anche quello di Olindo Romano e Rosa Bazzi. Lui, mezzo sordo, sta dormendo sul divano Rosa sente piangere disperatamente il bambino e s’incazza per il casino. Va a mettersi le scarpe in lavanderia e poi si dirige verso casa Castagna. Vuole andare a dirgliene quattro. Nel frattempo, i killer, non volendo intralci, uccidono Youssef. Poi il silenzio, per dieci minuti. La vicina di casa Sono da poco passate le venti. Da sopra, esce di casa Valeria Cherubini, che porta giù il cane. Uno dei killer dà fuoco all’appartamento di Raffaella Castagna. La Cherubini sta in giro meno del solito. E, quando torna, vede del fumo in corridoio. Sale e avverte il marito, Mario Frigerio. L’altro killer, intanto, trascina il corpo di Raffaella lungo il corridoio, verso la porta. Deve portarla via. Abdelkarim sente il rumore «come di mobili spostati», invece è il corpo di Raffaella che striscia sul pavimento. Il killer è arrivato alla fine del corridoio. Apre la porta verso l’interno, cinge Raffaella a sé e, lordo del suo sangue, ci si appoggia contro per trascinare il corpo sul pianerottolo. Lasciando una vistosa macchia sull’esterno. Ora il fumo è molto. Troppo. Ma bisogna filare. Subito. C’è un problema, però. La signora del piano di sopra, Valeria Cherubini, attirata proprio dal fumo, sta scendendo per controllare che non esca dall’appartamento di Pietro Ramon, il vicino di Raffaella, che già una volta stava quasi bruciandosi. Il killer la vede e chiude la porta. Ma la signora non se ne va. Anzi. Arriva davanti all’ingresso di Raffaella e nota un’enorme macchia all’esterno. Ha con sé un accendino che usa solo la sera, per quando porta giù il cane. Le serve per centrare la serratura del cancelletto, suo marito probabilmente nemmeno sa che ce l’ha. Lo accende per vedere di che si tratta. sangue. Ma non fa in tempo a scappare. La porta si spalanca, e viene colpita in un attimo. Lei perde l’accendino. E cade a terra senza un lamento. Sembra morta. La fuga Mentre il killer di Valeria Cherubini scende per le scale e arriva fino al portone dello stabile, sporco del suo sangue, l’altro rimane al primo piano e tiene accesa la luce. Devono portar fuori Raffaella. Il killer è al pianterreno. Apre la porta, piano ma non fa un passo. Sente i lamenti di Valeria Cherubini, che è ancora viva e può attirare guai. Sale nuovamente, ma piano, per non farsi sentire dal siriano. Nel frattempo, Mario Frigerio scende in ciabatte, chiedendosi che diavolo sia successo a sua moglie. Fa la prima rampa e il pianerottolo, ma a metà della seconda viene raggiunto non solo dalla moglie che cerca di trascinarsi di sopra, ma anche dal killer rimasto con Raffaella, che lascia lì il corpo, esce dall’appartamento, va incontro a Frigerio, lo butta a terra e gli taglia la carotide. Ma non è accorso solo Frigerio. Rosa Bazzi, da qualche secondo, è giunta sul portone rimasto aperto. Anche lei ha sentito i lamenti della Cherubini. E mentre Frigerio scende, ha visto il fumo nelle scale. Poi scappa a svegliare Olindo: si deve andar via, prima di fare la stessa fine. Sono secondi. Abdelkarim guarda attraverso lo spioncino, ma non vede scendere nessuno. L’uomo che sta addosso a Frigerio lotta, ma la luce si spegne. L’uomo lo sgozza e scende, ma perde le chiavi. L’altro killer, a grandi falcate, sale in casa Frigerio e uccide con violenza cieca la Cherubini per assicurarsi che sia morta. Rosa e Olindo sono già fuori, in auto verso Como. Lui l’ha vista agitata, ma Rosa è sempre agitata. I primi soccorsi Sono le 20.20. Fuori c’è il resto del commando. Due persone. Uno di loro incrocia tale Chemcoum (un tunisino che riferirà ai carabinieri di aver visto alcuni immigrati sulla scena del delitto, ndr), ma è un testimone da niente, si può lasciar stare. Non lo sanno che un altro uomo, da una finestra, li vede mentre sbatte la tovaglia. Dall’altra parte, Vittorio Ballabio vede il fumo della corte e chiama Bartesaghi. Saranno lì a secondi. L’uomo che ha ucciso la Cherubini è sceso sul pianerottolo di casa Castagna e prova ancora a spostare il corpo di Raffaella, sollevandolo insieme al socio, ma a fatica. Per farlo, si appoggia al muro. E lo imbratta. Troppo tardi. Sentono le voci da fuori, è stato dato l’allarme. Il piano è saltato. I killer devono trovare il modo di squagliarsela da un’altra parte. Salgono. C’è una finestra, tra il pianerottolo dei Castagna e quello dei Frigerio, che dà sui giardini di via Volta. Sotto c’è una tettoia, con un buco di un paio di metri in mezzo. Si può passar da lì: si salta giù, non si fa casino con le tegole, e nessuno ti vede. Tre metri e mezzo, quattro. Roba da niente, per chi fa lavori di questo tipo. E poi, in quel momento, tutto il quartiere guarda in via Diaz e in piazza del Mercato. Fuori, c’è un furgone che aspetta. E che non lascia tracce di sangue in giro. Anche lei ha sentito i lamenti della Cherubini. E mentre Frigerio scende, ha visto il fumo nelle scale. Poi scappa a svegliare Olindo: si deve andar via, prima di fare la stessa fine. Sono secondi. Abdelkarim guarda attraverso lo spioncino, ma non vede scendere nessuno. L’uomo che sta addosso a Frigerio lotta, ma la luce si spegne. L’uomo lo sgozza e scende, ma perde le chiavi. L’altro killer, a grandi falcate, sale in casa Frigerio e uccide con violenza cieca la Cherubini per assicurarsi che sia morta. Rosa e Olindo sono già fuori, in auto verso Como. Lui l’ha vista agitata, ma Rosa è sempre agitata. I primi soccorsi Sono le 20.20. Fuori c’è il resto del commando. Due persone. Uno di loro incrocia tale Chemcoum (un tunisino che riferirà ai carabinieri di aver visto alcuni immigrati sulla scena del delitto, ndr), ma è un testimone da niente, si può lasciar stare. Non lo sanno che un altro uomo, da una finestra, li vede mentre sbatte la tovaglia. Dall’altra parte, Vittorio Ballabio vede il fumo della corte e chiama Bartesaghi. Saranno lì a secondi. L’uomo che ha ucciso la Cherubini è sceso sul pianerottolo di casa Castagna e prova ancora a spostare il corpo di Raffaella, sollevandolo insieme al socio, ma a fatica. Per farlo, si appoggia al muro. E lo imbratta. Troppo tardi. Sentono le voci da fuori, è stato dato l’allarme. Il piano è saltato. I killer devono trovare il modo di squagliarsela da un’altra parte. Salgono. C’è una finestra, tra il pianerottolo dei Castagna e quello dei Frigerio, che dà sui giardini di via Volta. Sotto c’è una tettoia, con un buco di un paio di metri in mezzo. Si può passar da lì: si salta giù, non si fa casino con le tegole, e nessuno ti vede. Tre metri e mezzo, quattro. Roba da niente, per chi fa lavori di questo tipo. E poi, in quel momento, tutto il quartiere guarda in via Diaz e in piazza del Mercato. Fuori, c’è un furgone che aspetta. E che non lascia tracce di sangue in giro. Felice Manti - Edoardo Montolli