ROBERTO MANZOCCO, Libero 10 febbraio 2008, 10 febbraio 2008
Il bacio non è amore ma solo selezione. Libero 10 febbraio 2008. Celebrati dal cinema, dalla poesia e dalle fiabe (come nel celebre caso della "Bella addormentata nel bosco"), i baci rivestono nella nostra vita un ruolo più importante di quanto sembri, e soprattutto presentano molte sfaccettature diverse, sia nel modo in cui vengono scambiati timidamente, appassionatamente e così via sia in relazione a ciò che con essi si trasmette affetto, amore, riconoscimenti simbolici (si pensi al "bacio accademico") e altro ancora
Il bacio non è amore ma solo selezione. Libero 10 febbraio 2008. Celebrati dal cinema, dalla poesia e dalle fiabe (come nel celebre caso della "Bella addormentata nel bosco"), i baci rivestono nella nostra vita un ruolo più importante di quanto sembri, e soprattutto presentano molte sfaccettature diverse, sia nel modo in cui vengono scambiati timidamente, appassionatamente e così via sia in relazione a ciò che con essi si trasmette affetto, amore, riconoscimenti simbolici (si pensi al "bacio accademico") e altro ancora. Da alcuni anni anche la scienza ha iniziato a occuparsi del tema, svelando così la complessa natura dell’atto del baciare. Tutto ruota ovviamente attorno a una specifica parte del nostro corpo, cioè le labbra, le quali, secondo molti studiosi di biologia umana, si sarebbero evolute prima per favorire la consumazione del cibo, poi per permettere la modulazione di suoni ben articolati e infine per consentire appunto lo scambio di baci. Secondo la psicologia evoluzionistica (un innovativo approccio che mira a svelare le radici biologiche dei nostri comportamenti quotidiani) i baci rappresenterebbero un espediente escogitato dalla natura per aiutarci a selezionare il partner geneticamente più compatibile con noi; ad esempio stando a Gordon G. Gallup, ricercatore della State University of New York (ad Albany), l’atto del baciare consente un complesso scambio di informazioni (cioè segnali di tipo olfattivo, tattile, posturale) che condizionano inconsapevolmente le nostre scelte sessuali. Alla base di questo processo di "scambio" potrebbero esserci inoltre i feromoni, cioè le sostanze chimiche che molti animali emettono e utilizzano per attrarre e scegliere i partner. Da notare che non poche specie dispongono di una struttura apposita (cioè il cosiddetto "or gano vomeronasale") che consente loro di decodificare i feromoni. Non è, invece, ancora chiaro se anche l’uomo sia in grado di percepire tali segnali chimici (sebbene un numero crescente di studi confermerebbe questa ipotesi) considerato che non è dotato dell’ap posito organo. Secondo Sarah Woodley - biologa della Duquesne University, a Pittsburgh - il naso umano sarebbe per l’appunto capace di individuare i feromoni (e ciò spiegherebbe alcuni curiosi fenomeni osservati di recente, come quello relativo al fatto che le donne tenderebbero a trovare stimolante l’odore degli uomini il cui sistema immunitario sia simile al proprio). Se queste sostanze giocano veramente un ruolo essenziale anche nel corteggiamento umano, allora i baci rappresentano di certo uno strumento ideale per lo scambio reciproco di feromoni tra potenziali partner. La suddetta funzione spiegherebbe anche come mai l’atto del baciare abbia subìto una rapida evoluzione, giungendo a coinvolgere ben cinque nervi craniali (sui tredici esistenti), i quali trasmettono al cervello informazioni relative alla temperatura, al sapore, all’odore e ai movimenti di labbra, lingua, guance e naso; dati così raccolti vengono poi convogliati nella corteccia somatosensoriale, un’area del cervello deputata alla gestione di tutte le sensazioni tattili (e in cui le parti del corpo usate per baciare occupano una posizione importante, viste le numerose terminazioni nervose di cui sono dotate). A riprova della natura biologica e "pre-umana" del bacio, citiamo inoltre un aneddoto raccontato da un primatologo della Emory University, Frans B. M. de Waal, e relativo ai bonobo (una sottospecie di scimpanzé nota per l’elevata promiscuità sessuale); in sostanza lo studioso americano ci narra di come in un’occasione un guardiano dello zoo presso cui lavorava baciò - in segno di amicizia - un esemplare di bonobo, il quale ne "approfittò", introducendo la lingua nella bocca dell’uomo. Uno studio realizzato da Wendy Hill e dal suo team del Lafayette College ha invece preso in esame le reazioni ormonali causate dai baci; più in particolare i ricercatori hanno chiesto ad alcune coppie di volontari di baciarsi e hanno analizzato le variazioni di concentrazione subite nel loro corpo da due ormoni, l’oxitocina (collegata alla formazione di legami sociali e affettivi) e il cortisolo (un ormone legato allo stress), scoprendo così che lo scambio di baci riduceva la presenza di quest’ultimo (alleviando quindi lo stress) in entrambi i sessi, ma accresceva il livello di oxitocina solo nei maschi, segno del fatto che gli uomini riescono a sentirsi "emo tivamente connessi" molto più facilmente delle donne (le quali richiederebbero secondo la Hill la creazione di una specifica "atmosfera romantica"). Mentre la scienza sta cercando di svelare un po’ alla volta tutti i misteri dei baci, l’antropologia culturale ci lancia un avvertimento, ricordandoci che negli esseri umani non tutto è riducibile alla biologia; già un secolo fa lo studioso danese Kristoffer Nyrop descrisse alcune tribù finlandesi per le quali farsi il bagno in comune era accettabile ma baciarsi era considerato un atto disgustoso, mentre secondo il celebre etologo tedesco Irenäus Eibl-Eibesfeldt sommando assieme tutte le popolazioni del mondo che non si baciano si raggiunge la cifra di 650 milioni di persone (a indicare che il bacio non sarebbe una costante universale del comportamento umano). VIVERE MEGLIO E DI PI Narrativa e poesia hanno mitizzato il bacio. Affetto, passione, delirio. In realtà è solo un atto istintivo praticato dall’uomo ai fini della conservazione della specie. Roberto Manzocco