La Stampa 12 febbraio 2008, Francesco Olivo, 12 febbraio 2008
Comprereste un panzer usato? La Stampa 12 febbraio 2008. Per arredare il giardino di casa i nani andavano di gran moda
Comprereste un panzer usato? La Stampa 12 febbraio 2008. Per arredare il giardino di casa i nani andavano di gran moda. Ma anche un cacciabombardiere può essere un’idea niente male. Il regno dello shopping militare è sul Grande Raccordo Anulare di Roma, nella zona della Bufalotta, tra la Nomentana e la Salaria. Un enorme spazio espositivo, dove i collezionisti di feticci di guerra trovano il loro paradiso. Una distesa di carri armati, aerei, rotoli di filo spinato, borracce, gruppi elettrogeni, batterie di missili, cucine da campo e anche qualche bomba. Un vero e proprio arsenale. Ma del tutto pacifico. Tutto in famiglia Quella di Bruno Bentivoglio è una ditta di famiglia: il padre Elio, emigrato dall’Umbria, nel 1964 cominciò a raccogliere pezzi di ferro dalle svendite. All’inizio si trattava di rottamare tutti gli oggetti di ferro, tranne le automobili («Mai stati sfasciacarrozze», racconta con orgoglio l’erede). Poi, complice la vicinanza con una caserma, scattò l’idea a suo modo geniale: raccattare materiale dismesso dall’aeronautica e dall’esercito e farne un business. Elio cominciò a frequentare tutte le aste in giro per l’Italia. E in poco tempo divenne il leader assoluto nel settore: il re del militare usato (e dismesso). Dopo la morte del fondatore, l’azienda è passata al figlio Bruno, un signore di 44 anni che quando racconta di carlinghe e mine marine ha gli occhi che si illuminano. Come adesso che rievoca i tempi andati, quando alla fine della guerra i pezzi di ricambio dei mezzi militari vennero riconvertiti per scopi civili, il più delle volte furono utilizzati per i macchinari delle industrie, «e così il giro d’affari di noi Bentivoglio crebbe notevolmente». Aerei e missili arrivano molto malconci. Prima di essere messi all’asta, l’aeronautica li rende inutilizzabili, spezzandoli in due e distruggendo tutte le apparecchiature di bordo. Gli otto operai specializzati dell’azienda li rimontano e all’apparenza tornano nuovi, perfetti per un utilizzo prettamente estetico. Ricchi e nostalgici La clientela è molto varia: si passa dai ricchi col villone da addobbare, al padrone del locale in cerca dell’oggetto originale, passando per il nostalgico che viene qui a ricordare i bei tempi che furono. Ma tra gli acquirenti abituali ci sono anche tanti musei (quello di Rimini in particolare), e parchi divertimento come Mirabilandia. Poi ovviamente esistono i fanatici, come il padrone del ristorante «Zì Pietro» di Frascati, che per dare un tocco di classe alla sua trattoria ha pensato bene di ornarla con tre F104 (il caccia detto «la bara volante» per la triste fine di molti piloti). «Qui da noi viene gente di ogni tipo - racconta Bentivoglio - una volta un signore di Frosinone si è preso un aereo per il giardino e il suo vicino di casa per sfida gli ha risposto posizionando una contraerei». Proprio a ridosso della rete che divide lo spazio espositivo dal raccordo anulare, Bentivoglio ha piazzato il fiore all’occhiello dell’arsenale: un carro armato americano Sherman, inviato in Italia negli anni del Piano Marshall, comprato all’asta per 60 milioni di lire. E’ il pezzo più pregiato della collezione, tanto da incutere un certo timore agli automobilisti che tutti i giorni che Dio manda in terra si trovano impantanati in coda proprio all’altezza dek negozio-caserma. Bentivoglio è orgolgioso dell’effetto che fa, per tiene a precisare che anche questo pezzo è stato svuotato di tutto, «resiste solo la carrozzeria». Passione da bambino Lui per questi oggetti ha una passione che va ben oltre gli affari, «da bambino, tornato dalla scuola, invece di giocare con le macchinine come i miei compagni, andavo nel capannone di papà e smontavo e rimontavo tank e missili». Un’infanzia molto particolare, che lo segna anche da adulto: «Quando mi sono sposato, fuori dalla chiesa ci aspettava una Jeep Willis dell’esercito italiano». Oggi è tutto diverso, «sono cambiati i tempi, una volta questi oggetti erano di grande richiamo, mi ricordo l’emozione degli anziani che avevano fatto la guerra, venivano qui e si commuovevano davanti alle borracce e ai pentoloni del rancio. Le nuove generazioni senza l’obbligo della leva non apprezzano più queste cose. Inoltre con la riduzione delle spese militari i mezzi vengono cambiati molto meno». Ma ogni tanto la guerra torna di moda, è successo con il primo conflitto nel Golfo, «ci fu un gran fermento, forse a causa della partecipazione dell’Italia. Allora noi pensammo di mettere quaranta cannoni sulla via Prenestina, suscitando l’interesse di tutti, la gente si fermava a guardare, arrivò anche la Rai». Bei tempi. Gli affari si fanno anche grazie alla pubblicità e al cinema: quando gli americani girano un film di guerra in Europa spesso si rivolgono qui, è successo con il «Mandolino del Capitano Corelli» con Nicolas Cage, e di recente con Spike Lee che sta finendo il suo «Miracle’s of Sant’Anna», anche Scorsese per «Gangs of New York» è passato per la Bufalotta. Bentivoglio con un certo rammarico spiega che avendo avuto due figlie femmine la ditta probabilmente è destinata a chiudere. Eppure basterebbe un’altra guerra e la bomba da giardino tornerebbe di tendenza. Francesco Olivo