La Stampa 12 febbraio 2008, Fabio Martini, 12 febbraio 2008
Storace il vendicatore. La Stampa 12 febbraio 2008. Quando Silvio Berlusconi ti invita a cena a casa sua e ti avvolge nella sua simpatia, liberarsi dall’abbraccio è un’impresa che richiede un gran temperamento
Storace il vendicatore. La Stampa 12 febbraio 2008. Quando Silvio Berlusconi ti invita a cena a casa sua e ti avvolge nella sua simpatia, liberarsi dall’abbraccio è un’impresa che richiede un gran temperamento. Come quello dimostrato domenica sera da Daniela Santanchè nella villa di Arcore. Erano le nove e dopo un lungo scambio di convenevoli e piacevolezze con i due capi della «Destra» (c’era anche Francesco Storace), il Cavaliere era andato al dunque. E a quel punto la Daniela ha scandito queste testuali parole: «Caro Silvio, lo sai, noi siamo amici, ma se non troveremo un accordo elettorale, non avere dubbi: in campagna elettorale io sarò spietata!». Spietata con tutti, si intende. Ma per far capire con chi ce l’avesse in particolare, la Santanchè ha rincarato la dose: «Ti metti in mano di chi, per indebolirti, minacciava di appoggiare la legge Gentiloni...». E tutti hanno capito che alludeva a Gianfranco Fini. Due sere fa la cena in villa tra i capi de «La Destra» e il padrone di casa non è finita bene. L’offerta di Berlusconi («Aderite al Popolo della libertà e tutti i vostri parlamentari uscenti saranno rieletti») non ha convinto Storace e Santanchè e dunque, salvo sorprese sempre immaginabili in questa campagna così bizzarra, il partitone di Berlusconi avrà una spina sul fianco, «La Destra», chiamata ad un’ unica missione: prosciugare elettori in libera uscita da Alleanza nazionale, il cui simbolo scomparirà dalle schede elettorali. Certo, il 10 novembre scorso, quando gli scissionisti di An si sono presentati in pubblico, tutto lasciava intendere che in cuor loro accarezzassero una semplice operazione-nostalgia. Quel giorno parlarono chiaro le braccia tese nel saluto romano dei camerati di base, ma parlò chiaro soprattutto Francesco Storace, che scandì una frase inequivocabile: «Nessuna coalizione ci potrà mai chiedere di andare in un’agenzia di viaggi per fare un biglietto per Gerusalemme per maledire il fascismo!». Frase fortissima, venata di antisemitismo e di filo-fascismo costata cara al suo autore, ma pensata e pronunciata semplicemente ad uso di quella porzione di elettorato di confine sul quale puntava e puntano i camerati de «La Destra». Ma da qualche giorno lo scenario è cambiato: Gianfranco Fini ha annunciato la sua decisione di aderire al berlusconiano Popolo della libertà e dunque il logo di An (col simbolo dell’Msi al suo interno) è destinato a sparire. Una novità che, almeno un poco, cambierà la campagna de «La Destra». Certo, il partitino di Francesco Storace, Daniela Santanchè e Teodoro Buontempo per eleggere deputati dovrà superare l’altissima soglia del 4%, ma il duce della Destra sembra eccitato dalla prospettiva: «Ci volevano comprare offrendo la rielezione a noi parlamentari uscenti, ma non hanno capito chi siamo - dice Storace -. Pensavano di metterci nella stessa lista con Dini e con Mastella e non hanno capito chi siamo. Noi faremo una martellante campagna anti-Casta e la nostra candidata premier Santanchè la condurrà con grande forza. Sarà feroce!». Una campagna che per sfilare più elettori possibile ad An non cavalcherà più di tanto il nostalgismo filo-fascista. Sostiene Buontempo: «Noi non saremo l’ennesimo partito di estrema destra, bastano le nostre vite per offrire una garanzia di identità. La nostra missione è sostituire An e sotto questo aspetto la nostra credibilità è fuori discussione, a cominciare da Storace che è stato presidente eletto di una grande Regione e ministro della Repubblica». Dunque, si preannuncia una campagna populista tipo quella dell’Msi-An nel 1993-1994, che potrà contare su quel che resta dei rapporti di potere avuti da Storace anche da presidente della Commissione di vigilanza Rai («Ho incontrato dirigenti Rai e fra qualche giorno nascerà un nucleo Destra in viale Mazzini»), sull’aiuto di qualche imprenditore amico della Santanchè e su una ramificazione nel territorio ancora debole. A parte Roma (Storace si candiderà al Comune, Buontempo alla Provincia), l’altro punto di forza sarà il catanese Nello Musumeci, 116.000 preferenze alle Europee 2004. Oltre a essere l’anti-Cuffaro di destra (da anni vive sotto scorta), Musumeci nel 2006, dopo aver rotto con Fini, ha presentato alle Politiche una lista autonoma che ottenne 36.000 voti. Mesi fa, quando Storace lo ha presentato a Berlusconi, gli ha detto: «Ecco l’uomo che ti ha fatto ”perdere” le elezioni! Se stava con noi della Cdl, l’Italia non avrebbe avuto il governo Prodi». Altra piccola roccaforte si preannuncia la Lombardia: oltre alla Santanchè e a due ex consiglieri comunali di An di Milano, ha detto sì alla Destra una delle personalità più pacate della Lega: l’ex ministro Giancarlo Pagliarini. E i personaggi che hanno fatto la storia della destra missina? Ieri la batteria del telefonino di Storace si è scaricata due volte e tra le tante chiamate due hanno lasciato il segno. Quella di donna Assunta Stramandinoli, vedova Almirante. E quella di Giuseppe Ciarrapico: «Sono il Ciarra, a disposizione!». Fabio Martini