La Stampa 13 febbraio 2008, GUGLIELMO BUCCHERI, 13 febbraio 2008
Vale 35 milioni. La Stampa 13 febbraio 2008. Più che un bivio, un precipizio. Da un lato un lungo cammino (forse 10 anni) fra carte bollate, commissioni, verdetti: tanto sarebbe durato il contenzioso
Vale 35 milioni. La Stampa 13 febbraio 2008. Più che un bivio, un precipizio. Da un lato un lungo cammino (forse 10 anni) fra carte bollate, commissioni, verdetti: tanto sarebbe durato il contenzioso. Dall’altro una firma, l’accordo e l’immagine ripulita, almeno nelle intenzioni di casa. Valentino Rossi ha virato verso l’Agenzia delle Entrate perché «adesso mi sento pulito e a posto con la coscienza». Una svolta che vale 35 milioni di euro, le sgommate a Tavullia senza gli sguardi investigativi del giorno dopo e la presentazione, a giugno, della prima dichiarazione dei redditi come contribuente italiano. La virata verso la stretta di mano con il fisco riapre le porte d’Italia al ragazzo che balla sulla moto e gli consegna una prima volta da capogiro: mai nessuna persona fisica si era arrampicata a cifre così alte da versare nelle casse dell’erario, nemmeno Luciano Pavarotti. Londra è lontana, il paese sulle colline sopra Pesaro è di nuovo la sua dimora. «Stress e poca tranquillità: per uno che fa un mestiere pericoloso come il mio non è proprio il massimo. Ecco - sorride Valentino - perché ho scelto di chiuderla qua senza vivere i lunghi tempi a cui mi avrebbe sottoposto il non accettare l’accordo. Adesso mi sento italiano con tutti i pregi e i difetti degli italiani...». Fuori, nelle scale della piccola sede della Agenzie delle Entrate di Pesaro, un gruppo di dipendenti del fisco senza contratto da 26 mesi, urla «vergognatevi...» con tanto di megafono e bandiere sindacali. Dentro, i vertici nazionali indicano la strada seguita per brindare all’accordo con un comune denominatore: il «tesoretto» di Vale non è frutto di sconti o, peggio, di regali ribadiscono a più riprese il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Massimo Romano, e il direttore centrale dell’Accertamento, William Rossi. Le tappe con Valentino sotto i riflettori e le sue mosse nel mirino cominciano a prendere forma non appena il n° 46 si trasferisce a Londra. Là Vale dice di risiedere, là deve i suoi contributi, punto e basta. Il fisco non ci sta, dai siti sparsi nel mondo i dati sulla vita del ragazzo di Tavullia affollano i terminali e nasce una prima valutazione dell’imponibile non tassato: 60, circa, sono i milioni di euro che diventano 40 dopo che gli accertamenti scoprono contratti non imputabili a Vale e i costi di gestione dello stesso. Perché 35 milioni da versare e non i 110 di cui si è parlato? Perché la quota sopra il cento nasceva dalle sanzioni massime applicate, quella che Valentino verserà è sostenuta dalla legge per chi accetta l’accordo. Umori opposti nei due schieramenti: il n° 1 dell’Agenzia guarda al protocollo di ieri come «ad un esempio da seguire da tutti coloro che si trovano in condizioni simili... (è in corso, fra gli altri, un accertamento sull’ex manager di Rossi, Gibo Badioli, ndr)». Il partito del campione si è spezzato perdendo l’appoggio di Victor Uckmar, sostenitore dello scontro frontale con l’erario perché sicuro di avere la meglio: «Ho una gran voglia di correre e lo voglio fare per tanti anni ancora. Quando fame e successo si raggiungono a 18, 20 anni ti puoi anche far consigliare male. Dopo le cose cambiano... ora potrei andare a vivere da solo o con mamma, ma non chiamatemi bamboccione, sono stato fuori a lungo», così il ragazzo, di nuovo, di Tavullia. Il suo paese potrà abbracciarlo non più solo di sfuggita. «Ma quali regali, pago quello che dovevo pagare. Se l’ho fatto io alla nazione? Non lo so... io ho pensato a riconquistare la mia tranquillità il prima possibile», dice uscendo di scena. GUGLIELMO BUCCHERI