varie, 14 febbraio 2008
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Mugniyeh Imad
• Tair Debba (Libano) 7 dicembre 1962, Damasco (Siria) 12 febbraio 2008 (bomba nell’auto). Terrorista • «[...] era chiamato tha’ lab, la volpe, per l’abilità di sfuggire alle trappole. [...] capo dell’apparato clandestino dell’Hezbollah [...] era [...] un elemento di raccordo tra l’Hezbollah libanese, gli apparati di Teheran e gli 007 di Damasco. Nella sua vita di ingegnere del terrore ha fatto da braccio armato alla triade utilizzando per la prima volta, nel 1983, gli attacchi suicidi. Osama all’epoca era ancora uno spettatore mentre Imad si era già conquistato un nome coordinando i due kamikaze che distruggono i comandi americano e francese a Beirut: oltre 250 vittime. Un’azione che umilierà l’allora presidente Reagan e provocherà la partenza del contingente di pace del quale faceva parte anche l’Italia. [...] appartenente ad una famiglia molto religiosa, Imad è cresciuto a Beirut. A 17 anni è entrato nelle file di “Forza 17” di Arafat ed quindi passato con l’Hezbollah, il movimento emerso in seguito all’invasione israeliana del Libano nell’82. Con il viatico di siriani e khomeinisti, Mughniyeh ha creato l’unità dei tabishi, un nucleo clandestino capace di agire ovunque. Sono i suoi uomini a far saltare l’ambasciata americana a Beirut, a dirottare un paio di jet passeggeri, a catturare cittadini occidentali tenuti per anni in catene. Sono ancora loro, secondo le autorità argentine, a partecipare a due attentati anti-israeliani, nel 1992 e nel 1994, a Buenos Aires. Azioni che gli hanno permesso di creare un filo diretto con Teheran [...] Imad si è fatto molti nemici. Gli americani gli hanno messo sulla testa una taglia di 5 milioni di dollari e sotto un covo un’autobomba che ha ucciso il fratello Jihad. Poi hanno provato a farlo arrestare a Parigi e in Arabia Saudita mentre era in transito. Nel 2003 i siriani gli avrebbero consigliato di andarsene perché avevano problemi “a ospitarlo ancora”. Sulle sue orme c’’erano anche gli israeliani che ripetevano: “Non importa quando, ma ci arriveremo”. Come Osama, Imad è diventato per gli 007 un “Elvis”, nel senso di Presley. Uno di quei personaggi che, come il celebre cantante, vengono visti ovunque, anche dopo la loro morte. Imad è tornato a far notizia nell’estate del 2006 quando lo hanno collegato al sequestro di due soldati israeliani. Da questa missione è passato alla creazione di gruppi incaricati di reagire ad un eventuale raid contro l’Iran. Un compito che lo avrebbe portato ad un presunto incontro a Damasco con il presidente Ahmadinejad (aprile ’06). Una storia liquidata come propaganda, ma che un briciolo di verità lo aveva. È a Damasco che lo hanno beccato, è lì che hanno venduto “la volpe”. Un’operazione con il marchio del Mossad ma che potrebbe nascondere qualche patto inconfessabile» (Guido Olimpio, “Corriere della Sera” 14/2/2008).