Il Sole 24 ore 10 febbraio 2008, Sylvie Coyaud, 10 febbraio 2008
La sua lezione continua nel web. Il Sole 24 ore 10 febbraio 2008. Computer quantistici, nanoscienze, particelle supersimmetriche, il lavoro di Feynman non tramonta e neppure il suo personaggio eccentrico e insieme centrale sul quale tanti fisici continuano a riflettere e misurarsi
La sua lezione continua nel web. Il Sole 24 ore 10 febbraio 2008. Computer quantistici, nanoscienze, particelle supersimmetriche, il lavoro di Feynman non tramonta e neppure il suo personaggio eccentrico e insieme centrale sul quale tanti fisici continuano a riflettere e misurarsi. Sembra incarnare uno modo di fare scienza ideale, ma non perfetto, che rimanda al suo contrario in una simmetria così semplice da essere irresistibile. «Esistono due tipi di geni, i "normali" e i "maghi"… Con i maghi, anche dopo che abbiamo capito quanto hanno fatto, il processo attraverso il quale ci sono arrivati ci rimane completamente oscuro. Richard Feynman è un mago di altissimo calibro». La contrapposizione di Mark Kac, citata da James Gleick in Genio (Garzanti, 1994, biografia insuperata) è la più nota. Freeman Dyson prende a prestito le due categorie di Archiloco. «La volpe conosce molti trucchi, il riccio uno solo… La maggior parte delle grandi scoperte scientifiche è fatta da ricci; delle piccole scoperte da volpi. Albert Einstein era un riccio; Richard Feynman era una volpe». Ma nell’Universo senza stringhe (Einaudi, 2007), Lee Smolin distingue tra «i maestri artigiani, bravi a lavorare con gli strumenti tecnici» e «i veggenti, sognatori CHE entrano nella scienza perché s’interrogano sulla natura dell’esistenza senza trovare le risposte nei libri di testo» e colloca Feynman tra i veggenti. In rete si trova Feynman in persona, o il suo personaggio, e sedotti o irritati che siano, i lettori se ne faranno un’idea più sfumata, credo. Su YouTube, il "mago" spiega così l’oscuro funzionamento del proprio cervello: «confusione, uno stato d’infelicità costante. Come le scimmie che armeggiano con due bastoni per cercare di arrivare alla banana, all’idea, e non c’è verso, mi sento sempre stupido… poi, chissà come i bastoni s’incontrano e raggiungo la banana!» (Confusion, 1963). Pare da volpe il percorso intellettuale che traccia nella conferenza Nobel del 1965. Diagrammi e integrali che portano il suo nome risolvono un problema, ma per una via piena di sforzi inutili e mere congetture matematizzate. «Sognavo che se fossi stato bravo, avrei trovato una formula insieme semplice e bella», come quella di Dirac, dice. «Non sono mai riuscito a fare nemmeno quello». Non lo dice per finta modestia, era negato sia per la modestia che per fingere, ma con un senso dei propri talenti e limiti, e un’onestà evidente nell’intervista del 1981 che la BBC ha messo online in novembre. ripresa nel Piacere di scoprire (Adelphi), suggerito al debuttante che, arrivando magari da Wikipedia, teme di smarrirsi nell’integrale feynmaniana. Comprende circa 50 volumi, autografi e trascritti, biografie, agiografie, narrativa, e si aggiungono di continuo materiali audio e video, manca solo l’opera teatrale di Peter Parnell, Un giorno nella vita di Richard Feynman. Da Internet, gli amanti del melò possono procurarsi Infinity, il film di e con Matthew Broderick, una love story cui fa da sfondo la prima bomba atomica e tratta dai libri di memorie ricordati da Luciano Maiani nel suo articolo; e sul sito del Vega Trust, gli amanti della fisica potranno procurarsi i filmati delle quattro conferenze del 1979, raccolte in QED. La strana teoria della luce e della materia (Adelphi), sei ore di estasi, gratuita. Sylvie Coyaud