Il Sole 24 ore 11 febbraio 2008, Marco Bellinazzo - Andrea Maria Candidi, 11 febbraio 2008
Ai Tribunali risorse con due pesi. Il Sole 24 ore 11 febbraio 2008. I mali che affliggono la giustizia italiana dipendono solo in parte dalla carenza di risorse
Ai Tribunali risorse con due pesi. Il Sole 24 ore 11 febbraio 2008. I mali che affliggono la giustizia italiana dipendono solo in parte dalla carenza di risorse. Gli intralci che frenano la marcia della macchina giudiziaria dipendono anche, se non soprattutto, dal grave squilibrio nella distribuzione delle (poche) forze a disposizione. Squilibrio lampante se si incrociano i dati "strutturali" relativi all’attività dei principali tribunali della penisola (come nelle tabelle pubblicate in alto). A confronto Mettendo a confronto i carichi di lavoro e la capacità di smaltimento dei procedimenti (civili e penali) con l’organico dei magistrati e del personale amministrativo emergono infatti disparità solo in misura minima giustificabili con le peculiarità dei territori di riferimento, con la specificità dei fenomeni economici e/o criminali o con ragioni storiche. L’Italia, in pratica, appare divisa a metà: con un centro-sud fatto di cittadelle giudiziarie tutto sommato ben presidiate e un centro-nord costellato da tribunali sempre più sguarniti. Prima di addentrarsi fra i numeri, occorre precisare che sono stati presi in esame 29 tribunali (tra i 165 esistenti) caratterizzati dal fatto di essere situati nelle sedi di Corti d’appello, con bacini di utenza riferibili a città di dimensioni medie o grandi, e di essere assimilabili in virtù di uno stesso ventaglio di competenze penali e civili. In effetti, queste sedi differiscono dalle altre per la loro competenza a decidere sugli appelli e sui reclami proposti contro le misure cautelari personali emesse dai giudici del distretto; per la competenza dei loro uffici Gip su tutti i procedimenti instaurati dalle Direzioni distrettuali antimafia presso le Procure; nonché per la competenza, sempre distrettuale, a loro riservata nel settore civile, su tutte le cause, nelle quali una delle parti debba essere difesa dall’avvocatura di Stato. L’analisi, inoltre, è stata condotta considerando le piante organiche ufficiali dei giudici e del personale amministrativo. Quindi non si è tenuto conto del fenomeno di cui soffrono soprattutto gli uffici del nord, rappresentato dai molti posti di giudice, ma ancor più di cancellieri e operatori, che pur assegnati restano scoperti. I bacini di utenza Queste premesse rendono ancora più palese l’irragionevole distribuzione geografica di magistrati, dirigenti e impiegati. Così, se in relazione al bacino di utenza, mediamente, i tribunali schierano un giudice ogni 10.763 cittadini, ci si trova, da un lato, dinanzi a realtà "affollate" di toghe come Reggio Calabria (dove il rapporto è di un giudice ogni 1.839 abitanti), Caltanissetta (1 ogni 4.782) e Napoli (1 ogni 5.983); dall’altro lato, a tribunali "spopolati", come Brescia (1 giudice ogni 17.942 cittadini), Perugia (1 ogni 17.010) e Trento (1 ogni 16.691). Una distanza notevole si riscontra anche tra i tribunali più grandi d’Italia, ovvero Roma (5,3 milioni di abitanti il bacino d’utenza) e Milano (2,5 milioni). Se nel capoluogo lombardo c’è un giudice ogni 8.508 abitanti, la Capitale deve accontentarsi di uno ogni 14.016. La situazione migliora un pò se si guarda al rapporto tra i bacini di utenza dei tribunali e la consistenza del personale amministrativo (suddiviso in base al Dm 8 marzo 2007, che lo scorso anno ha tagliato del 5% gli organici di tutte le sedi). Se si conteggia il numero di cancellieri, commessi, autisti eccetera, che supportano i magistrati in relazione alla domanda di giustizia non si può che riscontrare lo scarto che passa tra uffici con una adeguata copertura – come Reggio Calabria (1 addetto ogni 507 abitanti), Caltanissetta (1 ogni 1.422) e Catanzaro (1 ogni 1.844) – e strutture che navigano in cattive acque, come Brescia (1 operatore ogni 6.290 cittadini), Trento (1 ogni 4.173) e Roma (1 ogni 4.102). I carichi di lavoro Naturalmente queste sperequazioni si riflettono sui carichi di lavoro degli uffici. Se i giudici dei tribunali di Ancona, Perugia e Bari devono occuparsi di oltre mille fascicoli all’anno ciascuno (tra cause civili e procedimenti penali), capita che nelle aule di Caltanissetta vengano smistati appena 261 procedimenti per ogni magistrato in organico, a Reggio Calabria 407 e a Palermo 423. A Milano, Roma e Napoli si viaggia intorno alle 630 pratiche per magistrato. Sproporzioni si registrano anche nel peso dei ruoli sulle cancellerie e sull’apparato amministrativo. Si passa da sedi come Brescia che contabilizzano 330 fascicoli per addetto a uffici come Caltanissetta (78), Reggio Calabria (112) e Sassari (121). I tribunali più efficienti Un indice significativo del funzionamento dei tribunali potrebbe perciò essere fornito dal rapporto tra numero dei procedimenti definiti in ciascuno di essi e quello dei magistrati e del personale amministrativo in organico (tabelle n. 5 e 6). Sul podio di questa graduatoria si collocano Perugia, Brescia, Ancona e Napoli. Sul fondo, viceversa, si trovano Caltanissetta, Reggio Calabria, Palermo e Sassari. Marco Bellinazzo Andrea Maria Candidi