Il Sole 24 ore 13 febbraio 2008, Marzio Bartoloni - Giuseppe Di Marco, 13 febbraio 2008
Fumo addio, grazie alle tasse. Il Sole 24 ore 13 febbraio 2008. Le tasse sui pacchetti di sigarette non faranno certo bene al portafoglio, ma di sicuro possono salvare tante vite
Fumo addio, grazie alle tasse. Il Sole 24 ore 13 febbraio 2008. Le tasse sui pacchetti di sigarette non faranno certo bene al portafoglio, ma di sicuro possono salvare tante vite. E convengono anche ai bilanci dello Stato. «Se si alzassero i prezzi del 70% – avverte l’Organizzazione mondiale della Sanità nel suo primo rapporto sull’epidemia del tabacco – si eviterebbero almeno il 25% di tutte le morti». Oltre un milione di vite salvate all’anno (le vittime nel mondo sono 5,4 milioni) e molte di più in futuro, se si prendono per buone le previsioni dell’Oms che parlano addirittura di un miliardo di morti nel XXI secolo, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. In Francia, dove i prezzi sono saliti alle stelle, il tabacco è diventato quasi un lusso: a Parigi in un anno – tra il 2003 e il 2004, quando ancora si potevano fumare liberamente nei bistrot Gitanes e Gauloises – i consumi sono crollati del 32% dopo un rincaro secco del 42 per cento. Anche in Italia i costi sono schizzati del 40% negli ultimi cinque anni, convincendo oltre 600mila italiani a rinunciare al rito della sigaretta, grazie anche all’impatto della legge Sirchia che dal 2005 ha costretto i fumatori a uscire da bar e ristoranti. Alla resa dei conti, il nemico numero uno degli irriducibili del tabacco è il costo dell’agognato pacchetto di sigarette. Un deterrente più efficace delle immagini shock sugli effetti per la salute o dei divieti più o meno severi sul fumo nei luoghi pubblici introdotti da molti Paesi europei negli ultimi anni. Misure che per l’Oms non bastano: «Nonostante siano stati fatti passi in avanti, nessuno Stato fa ancora abbastanza». Europa in ordine sparso Gli ultimi Paesi Ue ad adottare una legislazione antifumo, che trasforma i luoghi pubblici in aree smoke-free, sono stati dal 1° gennaio di quest’anno Germania (in vigore progressivamente nei vari Länder), Portogallo e Francia. Che ha preso come esplicito modello la normativa italiana adottata tre anni fa. Ma i divieti non bastano. Sebbene l’Italia preveda quasi tutte le misure raccomandate dall’Oms, la tassazione sul singolo pacchetto di sigarette è più bassa (58%) rispetto agli altri: in Germania le tasse incidono per il 62%, in Gran Bretagna per il 63%, e in Spagna e Francia del 64 per cento. E se il prezzo di un pacchetto di "bionde" a Roma è superiore rispetto a Madrid, risulta di gran lunga più economico di Berlino, Parigi e Londra (dove un pacchetto costa circa il doppio). Che cosa resta da fare in Italia? Nonostante i progressi, gli interventi possibili sono ancora molti. Il nostro Paese è in ritardo sulla ratifica della Convenzione dell’Oms (approvata finora da 152 Paesi su 168 firmatari) che prevede, tra l’altro, il divieto di vendita ai minori di 18 anni. Un divieto, questo, che per funzionare ha bisogno di adeguati controlli. In Turchia non impedisce all’11% dei bambini tra i 7 gli 11 anni di consumare tabacco. In Germania, invece, i distributori sono dotati di un dispositivo che controlla, tramite una tessera, l’età dell’acquirente. La terapia d’urto dell’Istituto superiore di Sanità per l’Italia suggerisce tre mosse: portare il prezzo dei pacchetti a 5 euro, rendere gratuiti i farmaci per smettere e inserire i trattamenti contro il fumo nei livelli essenziali di assistenza. «La legge era solo il primo passo – avverte il "padre" della norma ed ex ministro della Salute, Girolamo Sirchia ”, da allora non è stato fatto più niente». «Avverto un rilassamento generale e i controlli delle forze dell’ordine praticamente non si fanno», spiega Sirchia, che critica anche l’«inerzia totale» sul fronte della prevenzione tra i giovanissimi: «Vanno eliminati i distributori e va contrastata la pubblicità occulta nei film e in tv». Ma il vero colpo di grazia, per l’ex ministro, sarebbe l’aumento dei prezzi, «un pacchetto dovrebbe costare almeno 5-6 euro». Oltre alla garanzia di un’«assistenza gratuita» per chi vuole smettere. Le ricette dell’Oms L’organismo di Ginevra punta su un mix di misure. «Oggi solo quattro Paesi prevedono tasse superiori al 75% del prezzo». E per far crollare i consumi almeno del 4% basterebbe «un aumento del 10%» dei costi dei pacchetti. Oltre a guadagnarci in salute, anche i bilanci degli Stati potrebbero rifiatare: meno costi sanitari, ma anche più introiti fiscali. L’anno scorso il nostro Erario ha incassato 13 miliardi, 420 milioni in più del 2006. L’Oms raccomanda di impiegare meglio i fondi: oggi i Governi del mondo incamerano cifre 500 volte superiori a quelle destinate alla lotta al tabagismo. L’organismo dell’Onu punta il dito anche contro la pubblicità: è vero che i divieti sono stringenti, ma poco è stato fatto per limitare le attività promozionali delle multinazionali. Anche in Italia, dove non esiste nessuna restrizione riguardo a sconti promozionali, sponsorizzazioni o uso del brand per prodotti diversi dal tabacco. L’Oms consiglia di inserire nei pacchetti avvisi e immagini shock (impiegate solo in 15 Paesi) sui danni del tabacco. E di offrire una via d’uscita a chi vuole smettere. Come in Svizzera, dove entro due anni su ogni pacchetto comparirà un numero verde a cui risponderà una "voce amica" per convincere i più irriducibili a spegnere per sempre la sigaretta. Marzio Bartoloni Giuseppe Di Marco