La Repubblica 12 febbraio 2008, Dario Pappalardo, 12 febbraio 2008
NAPOLEONE NON FU UCCISO DAL VELENO
La Repubblica 12 febbraio 2008.
Napoleone non fu avvelenato. Ad aggiornare il giallo sulla sorte dell´imperatore è un nuovo studio portato a termine dai fisici e i chimici dell´università di Pavia, insieme con i colleghi dell´istituto di fisica nucleare di Milano-Bicocca e della stessa università. La ricerca, che sarà pubblicata sulla rivista Il Nuovo Saggiatore, smentisce l´ipotesi - avanzata più volte da parte della storiografia - secondo cui, negli anni dell´esilio a Sant´Elena, Bonaparte sarebbe stato ucciso lentamente con l´arsenico. Per ottenere risposte certe, l´équipe di scienziati ha esaminato insieme i capelli del sovrano, quelli dell´imperatrice Giuseppina e del Re di Roma, nato dal matrimonio con la seconda moglie, Maria Luigia d´Asburgo. Ma non solo: per comparazione sono stati sottoposti ad analisi anche capelli di persone viventi. I campioni sono stati inseriti in capsule e quindi introdotti nel reattore nucleare dell´istituto di Pavia. La sofisticata tecnica dell´attivazione neutronica ha riscontrato tracce di arsenico in tutti i capelli esaminati, ma nei campioni ottocenteschi il quantitativo è cento volte maggiore rispetto a quello dei capelli di oggi. Questo dimostrerebbe che, due secoli fa, per cause ambientali, era naturale ingerire quantitativi di arsenico che oggi sarebbero considerati pericolosi. Nel caso di Napoleone, «il confronto tra i suoi capelli di ragazzo e il campione che risale agli ultimi giorni di vita - ha detto Angela Santagostino, tossicologa dell´università Bicocca - fa pensare a un´esposizione cronica di discreta entità avvenuta nell´isola di Sant´Elena. Sembra però poco probabile pensare che la sua morte sia attribuita ad avvelenamento criminale intenzionale».
Sarebbero da scagionare quindi i principali indiziati dell´"assassinio". Ovvero il governo inglese, che, con la morte dell´ex sovrano, avrebbe finalmente cessato di pagare il mantenimento e la sorveglianza dell´illustre esiliato. E Carlo Tristano di Montholon, conte di Lee, uomo di fiducia dell´imperatore, che avrebbe avuto una ragione sentimentale e un´altra più banalmente venale per sbarazzarsi dell´uomo dal quale dipendeva. Sua moglie Albina, infatti, sarebbe stata secondo le fonti una delle ultime amanti di Napoleone, forse addirittura padre di una delle sue due bambine nate a Sant´Elena. Ma, più semplicemente, Montholon era uno dei beneficiari dell´eredità di Bonaparte.
Se l´ipotesi avvelenamento sembra ormai da archiviare, torna valida la possibilità che Napoleone sia morto per un tumore allo stomaco causato da un´infezione cronica. Ad avvalorarlo, non solo lo studio di alcuni ricercatori svizzeri pubblicato lo scorso mese sulla rivista Nature Clinical Practice Gastroenterology and Hepatology. Ma anche un certificato medico, datato 5 maggio 1821, ritrovato in Francia tre anni fa e attribuito a sei medici militari inglesi che esaminarono la salma dell´imperatore.
Dario Pappalardo