La Repubblica 12 febbraio 2008, ALBERTO D´ARGENIO - LUISA GRION, 12 febbraio 2008
Produzione industriale a picco. La Repubblica 12 febbraio 2008. L´Italia produce di meno, la crisi comincia a farsi sentire, ma dall´Europa arriva un messaggio chiaro: il risanamento deve andare avanti
Produzione industriale a picco. La Repubblica 12 febbraio 2008. L´Italia produce di meno, la crisi comincia a farsi sentire, ma dall´Europa arriva un messaggio chiaro: il risanamento deve andare avanti. Così ha deciso l´Eurogruppo (il tavolo informale dei ministri della moneta unica) che nella riunione di ieri a Bruxelles ha voluto far capire alla Francia di Sarkozy - ma anche all´Italia in campagna elettorale - che non c´è recessione in arrivo che tenga: gli impegni presi sui conti pubblici vanno rispettati. Per quanto ci riguarda il quadro di partenza non sembra buono: a dicembre, dice l´Istat - rispetto allo stesso mese del 2006 - la produzione industriale è scesa del 4%, ma se si fa un esatto conteggio sui giorni lavorati il dato scivola addirittura al 6,5%: il peggiore dal 2001. Una tendenza che sembra destinata a non rientrare in tempi brevi: l´Isae prevede che il calo continui anche nel primo trimestre di quest´anno (meno 0,1) e Confindustria ha già fatto una proiezione sul Pil rivendendo al ribasso la crescita del 2008 (dallo 0,9 allo 0,7%). Gli imprenditori hanno un´idea precisa di cosa ci sia dietro tale risultato: l´Italia, secondo Montezemolo «sente la crisi più degli altri perché non ha fatto le riforme». Ma anche ai sindacati il quadro non piace. «E´ un dato che dimostra quanto tempo si è perso e quanto resta da fare» si preoccupa Bonanni della Cisl. Comunque sia, per Bruxelles tutto ciò non è una giustificazione per rallentare la marcia verso il risanamento. Il di solito prudentissimo presidente della Commissione Ue Josè Manuel Barroso è stato chiaro: l´economia continua a crescere, anche se a ritmi meno sostenuti del previsto, gli sforzi per aggiustare definitivamente i bilanci nazionali non devono e non possono cessare. Jean Claude Juncker, presidente dell´Eurogruppo, ha ricordato che «non siamo ancora alla fine della crisi dei mercati» e che se ci saranno dei «movimenti irrazionali prenderemo collettivamente le misure appropriate», come deciso dal G7 di Tokyo. Con una postilla di ottimismo: anche se al di sotto delle aspettative, l´economia della moneta unica crescerà dell´1,8% ovvero «intorno al nostro potenziale di crescita». Ciò vuol dire che Eurolandia «non si trova in una situazione cattiva», espressione che richiama ai «bad times» - previsti dal nuovo Patto di stabilità - durante i quali un paese può rallentare il ritmo del risanamento. Un «niet» dunque alle richieste francesi - che puntano ad azzerare il deficit entro il 2012, due anni più tardi di quanto chiesto - al quale si sono aggiunti quello di Almunia a dei ministri di Germania e Spagna. Il che complica le cose anche per l´Italia, che dovrà proseguire il lavoro avviato negli ultimi due anni al contrario di quanto previsto nella Finanziaria 2008, criticata dall´Eurogruppo per mancanza di strategie per il risanamento e per avere previsto il pareggio di bilancio solo nel 2011. Termine che a Bruxelles viene considerato a rischio. ALBERTO D´ARGENIO - LUISA GRION