Corriere della Sera 10 febbraio 2008, Riccardo Romani, 10 febbraio 2008
«Sui tacchi ho scoperto d’essere anche sexy». Corriere della Sera 10 febbraio 2008. Quando ha compiuto 27 anni, si è fatta un regalo che non avrebbe mai sognato di ricevere: una lunga camminata in cima ad un paio di provocanti scarpe col tacco
«Sui tacchi ho scoperto d’essere anche sexy». Corriere della Sera 10 febbraio 2008. Quando ha compiuto 27 anni, si è fatta un regalo che non avrebbe mai sognato di ricevere: una lunga camminata in cima ad un paio di provocanti scarpe col tacco. Un momento atteso una vita: «Mi sono guardata allo specchio e mi sono detta: beh, non sei niente male!». Sarah Reinertsen è una donna formidabile. Il fatto che abbia detenuto il record sui cento metri piani è solo marginale; quello che conta è che la voglia incontrollabile di mettersi a correre le sia venuta all’età di 7 anni, un minuto dopo che le avevano amputato una gamba. Oggi ha 33 anni e vive in California dove si allena ogni giorno per le sue gare massacranti, l’Ironman Triathlon, 15 ore tra nuoto, corsa e bicicletta, durante le quali il fisico viene sollecitato fino all’estremo. Una sorta di meditazione sotto sforzo. Il suo esempio ha spinto migliaia di amputati fuori dall’ombra. Sarah ha distrutto anche l’ultima frontiera: quella per cui anche menomati ci si può (e ci si deve) sentire sexy. «La mia prima passeggiata sui tacchi ha avuto un effetto clamoroso – racconta ”. Ho vissuto pensando che fosse una sensazione a me proibita. Ma in fondo ho tutte le curve al posto giusto, ho un corpo allenato, e il fatto di camminare grazie ad una protesi è un aspetto molto marginale. Devo dire grazie a Paul McCartney se ho avuto il coraggio di affrontare questo processo mentale: quando s’è fidanzato con una modella ampu-tata, mi ha dato un bell’aiuto». I tacchi, una conquista dovuta anche al progresso tecnologico. «Beh, se ripenso ai primi tempi quando ero costretta ad andare in giro con certe protesi di gomma, mi viene da sorridere. Ma c’è ancora molto da fare. Lo confesso: sono molto gelosa di chi ha disposizione un vero ginocchio. Ecco, quando la tecnologia riuscirà in questa impresa, sarà davvero un progresso stupendo. Ormai ci siamo. Pensate ai telefoni cellulari: dieci anni fa erano dei mattoni con batterie pesanti. Oggi sono minuscoli oggetti da taschino». C’è qualcuno, nel mondo dello sport, che considera questo avanzamento un vantaggio troppo evidente, vedi caso Pistorius. «Mi fanno ridere. Davvero un bel vantaggio, vivere senza una gamba... Le assicuro, non c’è niente di meglio che averle entrambe. Il fatto è che questa gente non si rende conto di cosa significhi vivere con una protesi. Di quanta fatica devi fare anche solo per portarti la spesa a casa. Figuriamoci prendere confidenza con una protesi al punto da realizzare prestazioni di alto livello. Serve la stessa di L’aiuto di Paul McCartney Quando McCartney si è fidanzato con una modella senza una gamba, ho trovato il coraggio di affrontare questa sfida con me stessa La discriminazione Chiamo «abilismo» il razzismo verso quelli come me e Pistorius. In tanti anni di sport non ho mai visto un’ostilità simile contro il doping Riccardo Romani