Corriere della Sera 12 febbraio 2008, Maria Teresa Meli, 12 febbraio 2008
Ferrara: mi candido con la Lista per la vita E corro anche da solo. Coirriere della Sera 12 febbraio 2008
Ferrara: mi candido con la Lista per la vita E corro anche da solo. Coirriere della Sera 12 febbraio 2008. Giuliano Ferrara ha deciso: si candiderà alle elezioni con la sua lista pro-life. Alleato con il centrodestra o da solo. Comunque scenderà in campo e, di conseguenza, abbandonerà anche il suo programma televisivo a La7, Otto e mezzo. Scalfari l’accusa di fare una lista della Cei. «Una scemenza smentita il giorno stesso dal giornale della Cei, che sconsigliava la nascita di questa lista e si batteva per "salvare il soldato Casini". Il collateralismo non è il nostro metodo. politica tradizionale. La Chiesa non è un soggetto politico e non mi verrebbe mai in mente di chiedere il suo appoggio. Il suo consiglio sì, non il suo appoggio». C’è chi sostiene che attraverso la sua battaglia passerà la cancellazione della 194. «Mi hanno accusato di qualsiasi nefandezza, figuriamoci. Il mio pensiero è semplice e si basa su tre principi. Primo, nessuna donna è obbligata a partorire; secondo, nessuna donna deve essere perseguita legalmente perché abortisce; terzo, l’aborto è un male, va sradicato, non può essere utilizzato come strumento di controllo delle nascite, come avviene quando le donne sono obbligate o incentivate ad abortire. L’aborto è legale ma non è un diritto legittimo o moralmente indifferente, come si è predicato in questi trent’anni, con un miliardo di aborti in Occidente. C’è una bella differenza tra atto legale e legittimo. Il diritto di autodeterminazione della donna non può affermarsi contro il bambino». Non sta esagerando in integralismo? «Casomai si esagera con la bandiera idolatrica dell’eugenetica. Tu sì, tu no. E siamo tornati a immettere il veleno nel corpo delle donne per abortire: cos’altro è la Ru 486 se non il prezzemolo moderno? Riporta l’aborto lontano dagli ospedali, tra il tinello di casa e il bagno dove si espelle il feto. La nuova frontiera su cui dare battaglia è quella dell’eugenetica e della barbarie, quella di chi vorrebbe che un neonato non venisse curato se non c’è l’autorizzazione dei genitori, come ho letto sull’Unità, giornale del Partito democratico». Ma che senso ha una lista pro-life? «C’è chi parla delle licenze dei tassisti, chi della privatizzazione di Alitalia, chi delle aliquote che vanno abbassate: questo argomento è almeno altrettanto importante». L’aborto debutta di nuovo in politica. «Negli Usa il veltroniano Obama e la dalemiana Clinton hanno un punto in comune: il sì all’aborto e all’eugenetica selettiva. Mc Cain invece dice di volersi battere per "i nati e per i non nati". la nostra posizione». Così negli Usa. E in Europa? «Il Ppe è pro-life, ma è un po’ in sonno come certi bei massoni, e il Pse è per le sorti magnifiche e progressive di questo tempo in cui si è dimenticato il bisogno di vita». Lei ha chiesto l’apparentamento della sua lista a Berlusconi. «Sì, ma non mi ha ancora risposto». Che le ha detto? «Mi ha controproposto di mettermi nel Pdl insieme ad altri tre, quattro, con la collocazione di numero due in qualche circoscrizione, poi mi ha chiamato amichevolmente "signor Testone" quando gli ho risposto: "No, grazie"». Ma lei insiste con l’apparentamento. «Il centrodestra sarebbe il luogo naturale di una lista così. Il sondaggista Pagnoncelli ha rilevato che una lista come la nostra avrebbe sicuro il 4 per cento, forse il 6. Se Berlusconi rispondesse di sì all’apparentamento lo sbarramento sarebbe al 2 per cento: riuscirei ad andare in Parlamento con un gruppo di persone che farebbe questa battaglia culturale. Se invece Berlusconi resiste, per chissà quali ragioni che non saprà spiegare né a me ne a se stesso, andrò avanti. Gli proporrò di apparentarsi con noi in alcune regioni al Senato». E se la risposta sarà un no? «In questo caso non riuscirò a presentare una lista alla Camera, probabilmente, ma la farò al Senato in alcune regioni come Lazio, Lombardia, Sicilia e Sardegna. Potrei superare lo sbarramento molto alto, e se non lo supererò, pazienza. Ci sono splendide vittorie e splendide sconfitte. Comunque, funzionerà da spinta per tutti». Candidandosi dovrà lasciare La7. «Lascerò la tv, questa tv fantastica che mi ha dato grande libertà, ma penso che sia giusto fare così. Non per far circolare delle liste, ma per far circolare delle idee». Da solo farà perdere voti al centrodestra. «No. Pagnoncelli dice che prenderò voti a sinistra ». Ma a sinistra dicono che la sua è una battaglia contro le donne. «Sono violenze verbali, è una crociata ad personam. Mi hanno dato dello stupratore culturale. Ma non è così. Questa è una versione grottesca e bugiarda della moratoria. Del resto anche la Chiesa non chiede, come si vuol far credere, l’abolizione della 194, ma la sua integrale applicazione e quindi anche questa sordida polemica è pura controinformazione vecchio stile. Disonesta». Ferrara, chi ci sarà nelle sue liste? «Ci saranno alcuni collaboratori del Foglio, esponenti del movimento della vita, lo proporrò a Susanna Tamaro e ad altre donne e uomini liberi. Mi piacerebbe avere anche mia moglie in lista, è una femminista storica ma sa che alle origini del femminismo c’era il disprezzo per gli uomini che inducevano le donne all’aborto. Lei però resiste, dice che non ha il mio fuoco nella pancia, fire in the belly ». Che dice a Berlusconi per convincerlo? «Gli dico solo che almeno mi dia una risposta in fretta. Quando mi propose al telefono di candidarmi contro Di Pietro nel Mugello, io ero in macchina a pochi minuti dal teatro dove dovevo partecipare a un Costanzo Show. Cinque minuti dopo salii sul palcoscenico e annunciai in quella trasmissione che mi sarei candidato. A Berlusconi chiedo stile: mi risponda presto, anche con un no, ma lo faccia senza perdere tempo». Maria Teresa Meli