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 2008  febbraio 13 Mercoledì calendario

Cambia l’Olimpico, sarà un maxicartellone pubblicitario. Corriere della Sera 13 febbraio 2008. Non solo all’estero, come è accaduto con l’Allianz Arena in Germania (90 milioni di euro perché lo stadio del Bayern Monaco porti per 15 anni il nome dell’assicurazione) o con l’Emirates Stadium dell’Arsenal, a Londra (150 milioni di euro per otto stagioni con il nome della compagnia aerea)

Cambia l’Olimpico, sarà un maxicartellone pubblicitario. Corriere della Sera 13 febbraio 2008. Non solo all’estero, come è accaduto con l’Allianz Arena in Germania (90 milioni di euro perché lo stadio del Bayern Monaco porti per 15 anni il nome dell’assicurazione) o con l’Emirates Stadium dell’Arsenal, a Londra (150 milioni di euro per otto stagioni con il nome della compagnia aerea). Lo sfruttamento dello stadio come grande «veicolo» pubblicitario, non solo al suo interno, ma anche all’esterno, sbarca anche in Italia. Lo stadio Olimpico di Roma diventerà un maxicartellone pubblicitario, con 6 mila metri quadrati a disposizione per lanciare un messaggio dalla visibilità eccezionale o per sfruttare una serie potenzialmente infinita di iniziative. stato firmato ieri un contratto triennale tra il Coni e la Infront Italy, società di marketing sportivo, che riguarda lo sfruttamento delle facciate esterne dello stadio Olimpico e degli spazi tra l’aera di filtraggio e l’impianto vero e proprio. Gli spazi pubblicitari all’interno dello stadio (cartellonistica e tabelloni luminosi) sono già gestiti da Lazio e Roma, ma le due società romane hanno declinato l’offerta che il Coni aveva fatto loro qualche mese fa: lo sfruttamento in cambio di un minimo garantito. Né Roma né Lazio se la sono sentita di affrontare la scommessa. Più del 50% dell’area a disposizione sarà direttamente destinata a maxiaffissioni e attività di promozione, esposizione e sampling di prodotto. Infront Italy gestirà la raccolta pubblicitaria in forma cartellonistica e di attività promozionale. Questi spazi, a differenza dei cartelloni attorno al campo di gioco, rimarranno invece per lo più fissi, garantendo così allo sponsor una forte continuità e una grande visibilità. Il problema degli stadi italiano, della loro vivibilità e del loro sfruttamento commerciale è uno dei più importanti da risolvere per il nostro calcio. Aver perso l’organizzazione degli Europei del 2012, in questo senso, è stato un colpo devastante. Quello che tiene lontani dai nostri club gli investitori, specialmente stranieri, è proprio la mancanza di stadi di proprietà, asset essenziale per la quotazione in Borsa e per la solidità dei bilanci. A differenza dei club inglesi, ad esempio, le nostre squadre dipendono troppo dai diritti televisivi e troppo poco dai profitti da merchandising, gestione degli impianti, sponsorizzazioni e incassi da botteghino. La strada aperta dal Coni è perciò un test importante per il futuro. Non si può vivere di sola tv. Luca Valdiserri