Corriere della Sera 13 febbraio 2008, Adriana Bazzi, 13 febbraio 2008
Il divieto di fumo ha fatto calare gli infarti dell’11 per cento. Corriere della Sera 13 febbraio 2008
Il divieto di fumo ha fatto calare gli infarti dell’11 per cento. Corriere della Sera 13 febbraio 2008. La legge antifumo fa bene al cuore. Dopo il divieto di fumare nei luoghi pubblici, introdotto nel 2005, il numero di infarti in Italia è diminuito. Più precisamente: il rischio di malattia si è ridotto dell’11 per cento, per le persone fra i 35 e i 64 anni, e dell’8 per cento per chi ha un’età compresa fra i sessantacinque e i settantaquattro anni. la prima volta che uno studio (firmato da ricercatori italiani e pubblicato negli Stati Uniti su Circulation, il giornale dell’American Heart Association) dimostra i reali effetti sulla salute pubblica della legge Sirchia, con tanto di percentuali. Ma siamo proprio sicuri che non c’entrino altri fattori a giustificare il calo? «Sì – conferma uno degli autori, Francesco Forastiere – perché abbiamo depurato i dati dall’eventuale ruolo che possono avere avuto l’inquinamento, i fattori climatici e la circolazione di virus influenzali dal momento che le polveri sottili Pm10, l’eccessivo caldo o l’eccessivo freddo e le infezioni possono aumentare la probabilità di andare incontro a un attacco di cuore ». I ricercatori del Dipartimento di epidemiologia dell’Asl Roma E hanno condotto lo studio, in collaborazione con l’Istituto superiore di sanità, nell’area della capitale (per una popolazione totale di due milioni e settecentomila persone) e hanno confrontato, grazie ai dati di dimissione dagli ospedali, il numero di infarti registrati nei quattro anni precedenti la legge e nell’anno successivo. «La riduzione del rischio è risultata meno significativa fra i più anziani – aggiunge Giulia Cesaroni – probabilmente perché passano più tempo a casa che sul posto di lavoro o in luoghi pubblici. I benefici maggiori, nel caso dei più giovani, si sono invece registrati fra le persone di livello socioeconomico più basso, probabilmente perché hanno altri fattori di rischio come obesità, ipertensione, diabete e fumo "attivo"». Lo studio non ha fatto distinzioni fra dipendenti dalla sigaretta e non, e il calo ha riguardato entrambi i gruppi: è quindi probabile che la riduzione del numero di infarti sia da attribuire alla ridotta esposizione al fumo passivo che è dannoso per i non fumatori, ma anche per i fumatori stessi. «Dal momento che la malattia coronarica è la prima causa di morte in Italia – dice ancora Forastiere – la sua riduzione ha un grandissimo impatto sulla salute pubblica. Si tratterà ora di vedere se l’effetto del divieto si manterrà stabile nel tempo». Nell’anno successivo all’introduzione della legge la percentuale di fumatori è calata di più fra gli uomini (dal 35 per cento a quasi il trenta) e di meno nelle donne (dal 20,6 per cento al 20,4 per cento) e il consumo di sigarette del 5,5 per cento. Mentre in Europa altri Paesi, ultima la Francia, si adeguano alla legge italiana, nei Paesi in via di sviluppo cresce l’abitudine al fumo: in India ci si aspetta un milione di morti da fumo ogni anno a partire dal 2010, come ha appena denunciato il New England Journal of Medicine. Adriana Bazzi