Corriere della Sera 13 febbraio 2008, Giovanni Caprara, 13 febbraio 2008
Un viaggio di tre anni verso il Pianeta rosso. Corriere della Sera 13 febbraio 2008. Mentre le potenze asiatiche Cina, India e Giappone assieme all’America, vogliono la Luna, il presidente Sarkozy alza il tiro e vuole Marte
Un viaggio di tre anni verso il Pianeta rosso. Corriere della Sera 13 febbraio 2008. Mentre le potenze asiatiche Cina, India e Giappone assieme all’America, vogliono la Luna, il presidente Sarkozy alza il tiro e vuole Marte. Anche nella politica spaziale ha deciso di stupire con una indicazione che ha molti significati e produrrà sicure conseguenze. Ma la scelta del presidente francese è frutto di altri fatti accaduti negli ultimi anni. A cominciare dalla decisione di Pechino di cavalcare la conquista del cosmo per dimostrare le sue capacità tecnologiche e il ruolo di grande potenza. Nel 1995 il piano quinquennale cinese inseriva ufficialmente come obiettivo il raggiungimento del nostro satellite naturale e approvava un piano di costruzione di sonde automatiche capaci di arrivare in orbita lunare e compiere una dettagliata ricognizione, poi di sbarcare con piccoli robot in grado di esplorare il territorio e infine di raccogliere campioni di suolo e portarli sulla Terra. Celeste Impero – Tutto questo entro il 2017 e il primo balzo è stato compiuto nell’ottobre scorso e ora la Luna ha un piccolo satellite cinese che le ruota intorno. L’hanno battezzato «Chang’e», dal nome di una grande divinità del celeste impero, e da lassù diffonde canti popolari. Ma «dopo il 2020» Pechino vuole che i suoi «taikonauti» sbarchino come fecero gli astronauti della Nasa nel 1969. E intanto stanno costruendo un grande razzovettore capace di lanciare carichi pesanti. Nel frattempo hanno dimostrato di saper mandare uomini in orbita dopo Stati Uniti e Russia. Piani analoghi sono stati annunciati dall’India che spedirà la sua prima sonda lunare entro il 2008, mentre il Giappone ha appena inviato quattro veicoli cosmici ora impegnati a scandagliare i panorami selenici. Pure New Delhi e Tokyo vogliono sbarcare con i loro astronauti e dello stesso proposito anche i russi tornano a parlare mentre partecipano ai progetti sia cinesi che indiani fornendo loro conoscenze e tecnologie. Gli Stati Uniti, dopo una preoccupata analisi del Pentagono, si sono affidati al presidente George W.Bush che nel gennaio 2004 rispondeva alla sfida asiatica varando il piano Constellation destinato a riportare gli americani sulla Luna per il 2020, cioè prima dell’annunciato desiderio cinese. Ed ora la Nasa è mobilitata a questo fine costruendo l’astronave Orion e i razzi Ares indispensabili. «Così impareremo ad andare poi su Marte – notava Bush – ma prima l’America dovrà costruire una sua colonia lunare ». Sfida europea L’Europa ha cercato di essere partecipe della nuova impresa statunitense ma la Nasa ha rifiutato ogni collaborazione nella realizzazione dei mezzi necessari, aprendo la porta solo ad una cooperazione per l’ insediamento stabile. L’atteggiamento di Washington ha creato delusione nel Vecchio Continente che ambiva a condividere la «vision» di Bush. Tuttavia, proprio la chiusura riscontrata ha spinto alcuni (come l’agenzia spaziale italiana) a proporre una nuova via, a trovare un rilancio su una meta certo più difficile ma anche più interessante sotto numerosi aspetti; cioè Marte. Costruire un’astronave capace di garantire la sopravvivenza degli uomini per una missione della durata minima di tre anni e affrontare la realizzazione di un avamposto da fare evolvere in una colonia è la vera grande sfida sotto ogni punto di vista, tecnologico, scientifico, economico e anche politico perché solo una forte motivazione politica potrà garantire il raggiungimento dell’ardua meta. Come del resto accadde per lo sbarco sulla Luna voluto da John Kennedy al fine di recuperare il prestigio perduto con il lancio, cinquant’anni fa, dello Sputnik-1 simbolo della potenza comunista. Incontro all’Aja – Nel novembre prossimo i ministri della Ricerca delle nazioni europee si incontreranno in Olanda, all’Aja, e dovranno scegliere la strategia e gli impegni futuri tenendo conto della scena internazionale che già ha espresso le sue intenzioni cosmiche. Sarkozy sembra determinato a rilanciare, ad andare oltre la Luna, promuovendo la sfida del Pianeta rosso e proponendosi come leader di un’impresa che per forza di cose dovrà coinvolgere lo sforzo di molti Paesi anche al di fuori del nostro continente. La politica spaziale europea è stata sempre condizionata nel bene e nel male dai desideri di Parigi. L’Eliseo ha creduto senza incertezza e ha investito in questa frontiera sin dai primi giorni del dopoguerra spinto dalle necessità della Difesa. Di certo la Francia arriverà, ancora una volta, al meeting ministeriale olandese con idee precise che sfidano i piani americani e che regalerebbero all’Europa una leadership mondiale. Bisognerà vedere se gli altri Paesi sono disposti a seguirla. Comunque sia, i ministri non potranno ignorare le aspirazioni di Sarkozy. Giovanni Caprara