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 2008  febbraio 10 Domenica calendario

Il cattolicesimo intransigente. Il Messaggero 10 febbraio 2008. «In Italia si continua a fingere che l’antisemitismo non esista e periodicamente ci si stupisce quando lo si vede riemergere

Il cattolicesimo intransigente. Il Messaggero 10 febbraio 2008. «In Italia si continua a fingere che l’antisemitismo non esista e periodicamente ci si stupisce quando lo si vede riemergere. Invece c’è, lo dicono le statistiche, il 20 per cento degli italiani non farebbe sposare la propria figlia a un ebreo, l’ostilità nei confronti di Israele supera il 50 per cento. Bisogna farci i conti. Anche se questa lista di professori ebrei e di altri che lo sono stati fatti diventare, più che altro mi sembra espressione di certi settori di cattolicesimo intransigente». Non ha fatto in tempo Gadi Luzzatto Voghera, 45 anni, docente di Storia dell’ebraismo a Ca’ Foscari e autore di numerosi libri (’Oltre il ghetto”, ”La legislazione antiebraica durante il fascismo”, ”L’antisemitismo di sinistra”), a vedere il blog prima che fosse oscurato, ma altro lo preoccupa. Non le sembra un segnale di pericolo? «L’idea delle liste di proscrizione è spiacevole perché ne ricorda altre. Questa sembra la versione moderna di quella di Giovanni Preziosi: il responsabile delle politiche antisemite fasciste nel 1938 curò una riedizione dei Protocolli dei Savi di Sion (il più celebre tra i falsi di carattere antiebraico, ndr.) con prefazione di Evola, che conteneva anche una lista di cognomi ebraici». Con quale finalità? «Sostenere le leggi razziali. Era un modo per mettere in allerta gli italiani: ecco 9600 cognomi di famiglie ebree, così li potete riconoscere quando li incontrate. E nel 2000 quella lista venne ripresa e messa su internet da Alfred Olsen, un antisemita negazionista norvegese». Dunque l’antisemitismo come un fiume carsico, che appena può riemerge? «E’ una categoria della modernità, l’Italia è un paese moderno e se lo trova dentro. Due sono gli ambiti in cui si manifesta, quello che mi preoccupa meno è legato alla polemica mediorientale: è facile cavalcare la politica anti-israeliana per far passare messaggi contro gli ebrei...». E l’altro? «E’ il rafforzamento dell’antisemitismo da parte del cattolicesimo intransigente. L’attacco costante di questo pontificato ai fondamenti del Concilio Vaticano II offre una sponda di legittimazione alle frange più estremiste». Un esempio? «Quando c’è stata la manifestazione a San Pietro per la mancata visita del Papa alla Sapienza, in piazza c’era Borghezio, eurodeputato della Lega, col vessillo di Militiae Christi. Chi sono? Gente dura. Sono quelli che chiedono la santificazione di Simonino da Trento (il bambino morto nel 1475 del cui omicidio vennero accusati i ”perfidi giudei”, ndr.), che vogliono la conversione degli ebrei e la loro emarginazione sociale. Wojtyla quella bandiera in piazza non l’avrebbe accolta». La necessità di ”illuminazione”, torna nella preghiera del venerdì santo, appena modificata da Ratzinger tra le proteste dell’Assemblea rabbinica che ha detto: così il dialogo si ferma. «Quella dei rabbini è una risposta politica e la capisco, ma nella questione del dialogo il mondo ebraico ha una certa responsabilità. Se le gerarchie ecclesiastiche hanno un certo progetto politico-teologico in testa, ci sono poi parti del cattolicesimo aperte e democratiche con cui il dialogo non può essere interrotto. Il Concilio Vaticano II ha aperto prospettive di dialogo inimmaginabili, non possiamo permetterci di abbandonare chi ci ha aiutato a ritornare in vita». Ma vede una saldatura nell’antisemitismo tra destra cattolica fondamentalista e sinistra radicale estrema? «Sì, nei fatti come nei linguaggi. Un solo esempio: esiste un sito che si chiama Aargh, che è una perfetto punto d’incontro delle due tendenze: dentro c’è di tutto, la polemica negazionista, la demonizzazione di Israele, il nemico unico è sempre l’ebreo». Dunque come difendersi? «Dialogando, lavorando, come peraltro la società italiana sta già facendo benissimo, dalle scuole alle amministrazioni comunali. Anche col Giorno della memoria, che però porta sovraesposizione e si rivela un’arma a doppio taglio. Ma non si può rinfoderare». FRANCESCA NUNBERG