L’espresso 14 febbraio 2008, VITTORIO MALAGUTTI, 14 febbraio 2008
Manovre in casa Ligresti. L’espresso 14 febbraio 2008. Nelle prossime settimane, quando il presidente della Consob Lamberto Cardia affronterà il corposo dossier del riassetto del gruppo Ligresti, non è escluso che si trovi ad incrociare un professionista dal cognome famigliare
Manovre in casa Ligresti. L’espresso 14 febbraio 2008. Nelle prossime settimane, quando il presidente della Consob Lamberto Cardia affronterà il corposo dossier del riassetto del gruppo Ligresti, non è escluso che si trovi ad incrociare un professionista dal cognome famigliare. Famigliare nel vero senso della parola, perché Marco Cardia, 44 anni, figlio del numero uno della Commissione di controllo sulla Borsa, vanta da anni stretti rapporti con le aziende del finanziere siciliano Salvatore Ligresti. Cardia junior, tra l’altro, è un professionista di fiducia dell’Immobiliare Lombarda, la società quotata in Borsa controllata da Ligresti tramite Fondiaria-Sai. Partirà da qui, come annunciato nei giorni scorsi, l’operazione che dovrebbe ridisegnare l’organigramma del gruppo che fa capo alla holding Premafin. In breve, l’azionista di maggioranza lancerà un’Offerta pubblica d’acquisto sulla Immobiliare Lombarda, forte di patrimonio in palazzi e terreni valutato oltre 800 milioni oltre a quote importanti in alcuni progetti di sviluppo in aree urbane di grande pregio come Citylife e le Varesine a Milano, l’ex Manifattura Tabacchi a Firenze e Torre Spaccata a Roma. Per comprare il 38,7 per cento del capitale che ancora non controlla, Fondiaria-Sai è pronta a spendere circa 230 milioni di euro. Ma il pagamento non sarà tutto in contanti. Anzi, i due terzi della somma verrebbero liquidati in azioni della Milano assicurazioni, che fa capo alla stessa Fondiaria. Insomma, carta contro carta, per un prezzo complessivo che - temono in molti - alla fine potrebbe rivelarsi inferiore alle attese degli investitori. La crisi mondiale del business del mattone ha picchiato duro sulle quotazioni borsistiche delle aziende del settore, precipitate ai minimi degli ultimi cinque anni. Da qui il sospetto diffuso che il socio di controllo voglia cogliere al volo l’occasione per scalare l’Immobiliare lombarda a prezzi di saldo per poi toglierla dal listino azionario. Ancora non basta, perché Fondiaria Sai ha annunciato di essere intenzionata a cedere tre compagnie (Liguria, Sasa e Sasa vita) alla propria controllata Milano. Anche su questo affare in famiglia si allunga l’ombra di un potenziale conflitto d’interessi. E il fatto che per adesso non si conoscano i termini dell’operazione, cioè quanto verrà valutato il terzetto di società in vendita, certo non aiuta a risolvere dubbi e perplessità degli investitori. Molti di loro, tra l’altro, puntavano da tempo su una fusione tra Fondiaria e Milano che, invece, non sembra alle viste. Risultato: la delusione per le nozze sfumate si è espressa con una grandinata di vendite che ha colpito soprattutto la Milano. Nel tentativo di rassicurare i mercati, nei giorni scorsi i vertici di Fondiaria-Sai, a cominciare dall’amministratore delegato Fausto Marchionni, si sono spesi con alcune dichiarazioni pubbliche per chiarire i termini dell’operazione. La sortita però, almeno per il momento, non ha dato i risultati sperati. E così, le carte del complicato e controverso riassetto del gruppo Ligresti si avviano a passare al vaglio della Consob gravate del giudizio negativo espresso dal mercato. A cui adesso potrebbero aggiungersi altri interrogativi legati alla singolare posizione in cui si è venuta a trovare la famiglia del presidente della Commissione di controllo. A Cardia padre, nel suo ruolo istituzionale, toccherà valutare l’operazione sul piano della trasparenza e dell’informativa al mercato. Suo figlio invece finirà per diventare parte in causa di quella stessa girandola societaria. Cardia junior infatti, che di mestiere fa l’avvocato, è stato designato dall’Immobiliare Lombarda nel comitato di tre professionisti che vigila sull’organizzazione societaria in base alla legge 231 del 2001 (responsabilità penale delle aziende). Anche la Premafin, tra tanti professionisti con competenze in questo specifico settore, ha scelto proprio il figlio del presidente della Consob per affidargli un incarico nel comitato di controllo istituito dalla legge 231. Bussando alle porte del gruppo Ligresti l’avvocato Cardia è poi riuscito a soddisfare brillantemente le sue esigenze immobiliari. Da qualche tempo ha trasferito la sua residenza nel quartiere Parioli a Roma, in un elegante palazzo dato in affitto dalla Milano assicurazioni, controllata da Fondiaria-Sai. Ed è targata Ligresti anche la proprietà della sede milanese dello studio legale Cardia, non lontano dalla stazione Centrale. Sulla carta è tutto in regola. Nessuna legge vieta ai figli dei commissari Consob di accettare incarichi retribuiti da aziende sottoposte al controllo della Commissione. Nel mondo della finanza, però, esistono norme che, in materia, fissano con precisione alcuni principii in materia di incompatibilità. Il codice di autodisciplina delle aziende quotate, per esempio, prescrive che il consigliere di amministrazione di una società quotata in Borsa non può dirsi ’indipendente’ se un suo parente stretto (figli compresi, ovviamente) "ha o ha avuto nell’esercizio precedente una significativa relazione commerciale, finanziaria o professionale" con la società in questione o con un soggetto che la controlla. Viene da chiedersi, allora, se le stesse garanzie di indipendenza non debbano valere, a maggior ragione, anche per i cinque commissari dell’Authority di controllo sui mercati. Nei mesi scorsi aveva già provocato qualche imbarazzo ai piani alti della Commissione la notizia che il figlio del presidente era a libro paga della Popolare di Lodi di Gianpiero Fiorani per un incarico di consulenza da oltre 200 mila euro all’anno. Fiorani, come noto, è poi finito nel mirino della magistratura penale e della stessa Consob per una serie di gravissime irregolarità. Adesso invece emergono i rapporti con Ligresti, uno dei ’grandi vecchi’ della finanza nazionale, presente in alcuni degli snodi decisivi del potere economico, da Mediobanca, al Corriere della sera all’Unicredito. Va detto che l’avvocato Cardia si trova in buona compagnia. L’Immobiliare Lombarda, una società di modeste dimensioni con meno di 600 milioni di capitalizzazione borsistica, viene gestita da uno dei consigli di amministrazione più affollati della Borsa italiana. L’organismo presieduto da Paolo Ligresti, con suo padre Salvatore alla presidenza onoraria, può contare su 20 membri, un numero di componenti pari a quello del board delle Generali, mentre colossi come la Fiat o Mediaset non vanno oltre i 15 amministratori ciascuno. Nel consiglio dell’Immobiliare lombarda hanno trovato posto una pattuglia di amici, parenti e figli di vip. Tutti in possesso, a quanto pare, dei requisiti e delle competenze necessari per partecipare alla gestione di una società quotata. Accanto all’amministratore delegato Antonio Talarico, vera mente strategica del business immobiliare del gruppo, troviamo l’avvocato Luigi Pisanu, 36 anni, consigliere comunale di Forza Italia a Sassari nonché figlio dell’ex ministro degli Interni, Giuseppe. Nel lungo elenco degli amministratori di Immobiliare Lombarda compare l’ex senatore democristiano Vincenzo La Russa, esponente della famiglia siciliana da sempre legata ai Ligresti e fratello del più noto Ignazio, il presidente dei deputati di Alleanza nazionale. Di area An è anche il vicepresidente di Immobiliare Lombarda Massimo Pini, già socialista craxiano e poi braccio destro dell’ex ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri. Si è guadagnato una poltrona nel board anche Carlo Micheli, erede del finanziere Francesco che cinque anni fa ebbe un ruolo decisivo nella scalata in Borsa che portò la Sai alla fusione con Fondiaria. Giulia e Jonella Ligresti, le figlie del fondatore ambedue impegnate nelle aziende di famiglia, non sono invece presenti nel consiglio dell’Immobiliare Lombarda. In compenso hanno trovato posto i loro mariti. Quello di Jonella, cioè Luca De Ambrosis, che gestisce anche altre società immobiliari del gruppo. E il bresciano Omar Bonomelli, 32 anni, che condivide con la moglie Giulia Ligresti anche la passione per l’equitazione. Entrambi, più volte convocati in nazionale, sono considerati tra i migliori specialisti italiani di questo sport olimpico. Un parterre tanto affollato basta e avanza per spiegare l’ironia che circola in Borsa, dove qualche operatore, scherzando ma non troppo, va dicendo che l’effetto più evidente dell’Opa annunciata nei giorni scorsi sarà la scomparsa di una ventina di poltrone eccellenti. In effetti, l’Immobiliare Lombarda si muove già come un’appendice di Fondiaria-Sai, di cui amministra l’imponente patrimonio immobiliare. Il portafoglio in gestione, del valore di oltre 3 miliardi di euro, comprende gioielli di gran pregio come la Torre Velasca nel centro di Milano, ceduta dalla Ras cinque anni fa, e la galleria San Federico in piazza Castello a Torino. Buona parte dei ricavi della società guidata dall’amministratore delegato Talarico derivano dalla vendita di palazzi e terreni alla stessa Fondiaria o ad altre consociate. Nell’ultima relazione semestrale, quella chiusa al giugno del 2007, circa 54 milioni di euro su incassi complessivi di 85 milioni erano classificati alla voce ’parti correlate’, cioè erano il frutto di operazioni con altre società dello stesso gruppo. Tra l’altro erano stati ceduti a Fondiaria-Sai palazzi nel centro di Milano (via Torino e via Larga) per un valore complessivo di circa 42 milioni. E pochi mesi fa un altro immobile di pregio a Milano è stato girato per 25 milioni al fondo immobiliare Tikal, che è gestito da Sai investimenti, anche questa targata Ligresti. Insomma, un gran via vai di scambi sempre sotto lo stesso tetto. C’è poco da sorprendersi, allora, se adesso i vertici del gruppo decidono di spegnere una volta per tutte le insegne della propria controllata per assorbirne il portafoglio in terreni e palazzi e l’attività di gestione. Le condizioni di mercato sono quantomai favorevoli. Dai massimi della primavera 2007, l’Immobiliare Lombarda è arrivata a perdere oltre la metà del proprio valore di Borsa. Un’occasione d’oro per liquidare i soci di minoranza e togliere dal mercato la società una volta per tutte. Se le perplessità degli investitori verranno superate e l’Opa andrà a buon fine, Ligresti sarà riuscito a chiudere il cerchio. L’Immobiliare Lombarda, infatti, nacque nel 1999 da una costola della Premafin per sistemare una complessa partita debitoria. A prendere il controllo del nuovo veicolo societario furono alcuni grandi istituti come Unicredito, Banca Intesa e Capitalia. Nel 2005 Ligresti riconquistò la quota di maggioranza pagandola con un pacchetto di immobili. Tempo un paio di anni e siamo arrivati al capitolo finale. Adesso tocca agli azionisti di minoranza farsi da parte. L’Immobiliare Lombarda torna un affare di famiglia. VITTORIO MALAGUTTI