Corriere della Sera 3 febbraio 2008, Andrea Galli, 3 febbraio 2008
Gallerie pericolose Italia maglia nera. Corriere della Sera 3 febbraio 2008. Per una giudicata «sufficiente», ce ne sono quattro «insoddisfacenti » o «scarse»
Gallerie pericolose Italia maglia nera. Corriere della Sera 3 febbraio 2008. Per una giudicata «sufficiente», ce ne sono quattro «insoddisfacenti » o «scarse». Abbiamo più gallerie di tutti – la metà d’Europa – eppure tutta Europa ci batte. Nell’edizione 2007 dell’EuroTap, il programma continentale di verifica dei tunnel, degli ultimi quattro posti della classifica l’Italia ne ha presi tre. Colle Capretto, sulla E45, Paci 2 e Serra Rotonda sulla Salerno-Reggio Calabria. Nel 2006, erano state bocciate un altro buco nero della Salerno-Reggio Calabria (Fossino), la Monte Pergola sulla Salerno-Avellino, la Montecrevola sulla statale 33 (all’altezza di Crevadossola) e la Segesta, sulla Palermo- Trapani. La Segesta, per dire, ha un’infinità di problemi a cominciare dalla via di fuga. Che c’è, e veniva utilizzata come discarica. Un giorno si decise di risolvere la storia: la via di fuga venne bloccata con un guard-rail, per tener lontani i sozzoni. Oggi la monnezza è calata. Poi certo, se c’è da scappare per un incidente è un altro discorso, con quel guard-rail che ostacola. Cosa volete: in fondo, stante il generale quadro di degrado delle gallerie, per restare a galla a qualcosa bisogna pur rinunciare. Solo che a leggere lo studio EuroTap, organizzato dall’Aci e dagli altri grandi Automobil club europei, qui da noi una rinuncia chiama una rinuncia e una rinuncia ancora. Andando in ordine sparso, si rinuncia agli estintori, alla sorveglianza video, ai sistemi d’illuminazione di emergenza, agli apparecchi automatici di allarme anti-incendio, agli idranti, alle esercitazioni sul posto dei pompieri, agli autoparlanti. Dal 1996, nelle gallerie europee, a causa di incidenti sono morte 236 persone. Le ultime due vittime, a settembre, nella San Martino, a Lecco. Chi dice no agli ispettori Eccetto l’Anas che, riconosce l’ingegnere dell’Aci Francesco Mazzone «s’è messa gentilmente a disposizione », le società autostradali si sono negate alle visite degli ispettori. Dunque, non è dato sapere lo stato di salute dei circa 600 tunnel delle società medesime (l’Anas ha 700 gallerie). L’ingegner Alessandro Focaracci, presidente di Fastigi, consorzio di studio, formazione e addestramento sulle gallerie, dice che quella di EuroTap è un’analisi che lascia assai spazio a giudizi soggettivi e non ha una sorta di «autorevolezza scientifica». Senza contare che «i tunnel delle società autostradali, nel 70% sono di buon livello ». E chi lo dice? «Da un anno, Sapienza e Politecnico di Torino hanno avviato uno studio». Focaracci, da più parti, è considerato il massimo esperto del settore. Ciò premesso, per Mazzone, «è facile screditare gli altri». In che senso? «Beh: io non consento una verifica di altri a casa mia premettendo che non mi fido del loro giudizio...». Focaracci, ha sentito? « importante tener presente che, a differenza di molte nazioni europee, in Italia le gallerie sono state costruite decenni fa, in un’altra epoca, con altre esigenze, altre tecniche, altri mezzi». Mazzone, servirebbe un filo di pazienza e indulgenza da parte vostra? «Guardi che diamo anche pareri ottimi». La Piedicastello (sull’A22) e il Frejus, per esempio, si salvano dalla mediocrità. Una lunga vecchiaia Piedicastello e Frejus. D’accordo. Però, parliamo di normali sufficienze. In Italia, non c’è un tunnel che abbia totalizzato un «molto buono». Possibile? Una delle difese è questa: i tunnel sono vecchi e in più sono lunghi, e quindi più problematici per intervenirci sopra con rapidità ed efficacia. Ora, la vecchiaia: l’austriaca Dalaas è del 1979 e s’è presa un «buono », stessa valutazione dell’olandese Benelux, nata nel 1967. Capitolo lunghezza: la svizzera Seelisberg, nove chilometri di asfalto, non ha giudizi che scendano sotto il «buono», mentre un’altra galleria austriaca, la Plabutsch, diecimila metri di strada, è tra le migliori in assoluto. E dalla Norvegia alla Svezia, dalla Croazia – la Brinje è stata acclamata dagli esperti EuroTap come il modello principe, unisce bellezza ed efficienza – alla Spagna, non c’è Stato che sia ridotto male come l’Italia. Ossia, con il 64% dei tunnel in condizioni critiche. Focaracci invita a tener presente che, specie in Spagna e nell’Est Europa, la costruzione delle infrastrutture è recente, e consiglia, in generale, di non esagerare con il «tipico disfattismo italiano». Dello stesso parere l’ingegner Carlo Bartoli, direttore centrale dell’Anas. Viva l’ottimismo, dottore, però in pratica vi hanno bocciato tre quarti delle gallerie... «Abbiamo iniziato un’intensa attività di analisi del rischio. Ci sono criticità, e chiaramente vogliamo risolverle». La direttiva europea C’è una direttiva dell’Unione europea del 2004, fatta propria dal governo con un decreto legislativo, che impone l’adeguamento dei tunnel. Si legge al paragrafo 11 dell’introduzione: «Le misure di sicurezza dovrebbero permettere alle persone coinvolte in incidenti di mettersi in salvo». Nell’allegato 1 si ordina: «Nelle gallerie sprovviste sia di corsie di emergenza sia di banchine pedonabili di emergenza devono essere adottate misure supplementari e/o rafforzate». E, ancora: «Le illuminazioni di evacuazione, quali segnali luminosi, devono guidare gli utenti che sgombrano la galleria a piedi in caso di emergenza ». Oppure: «In tutte le gallerie con un centro di controllo devono essere installati impianti di sorveglianza con telecamere e un impianto di rilevamento automatico degli incidenti stradali e/o degli incendi». Il termine ultimo tassativo per mettersi a norma è il 2019. Son undici anni, possono apparire un’infinità. Considerata la drammatica complessità degli interventi, sono invece una scadenza ravvicinata. La commissione italiana Prendiamo i 16 tunnel esaminati nel triennio 2005-2007 dall’EuroTap. Peschiamo nel mazzo: Colle Capretto «i telefoni di emergenza sono fuori uso», San Pellegrino «cavi non resistenti al fuoco», Quarto «la centrale operativa non è in servizio permanente per 24 ore», Colle di Tenda «in caso di incendio il controllo della ventilazione non può essere sufficientemente efficace», Monte Pergola «nessuna possibilità per i vigili del fuoco di comunicare via radio», Appia Antica «nessun sistema di drenaggio rapido di liquidi tossici e infiammabili», Fossino «le uscite di emergenza non sono segnalate», Segesta «assenza di marciapiedi», Serra Rotonda «i cavi maggiormente rilevanti per la sicurezza non sono sufficientemente resistenti al fuoco». Che disastro. Bartoli, ce la farete a riparare i danni? Lui è convinto: «Sì». Il guaio, è che non dipende soltanto da lui e dall’Anas. «Le opere di messa in sicurezza dei tunnel – spiega l’ingegnere – devono avere il parere positivo della commissione parlamentare permanente per le gallerie». Dicono che la commissione, dal suo insediamento, avvenuto nel 2006 con il governo Prodi, ci ha impiegato un bel annetto e mezzo a darsi una configurazione nelle cariche, tipo nomina del presidente, del vice, dei tecnici. Adesso che la commissione sembra – sembra – s’è messa in moto, cos’è successo? La crisi di governo. E sarà anche che, alla fine, tutte le gallerie portano a Roma. Ma bisogna prima uscirci, dalle gallerie. Andrea Galli