Il Giornale 3 febbraio 2008. Massimiliano Scafi, 3 febbraio 2008
Retromarcia di Montezemolo. Il Giornale 3 febbraio 2008. Margini, aperture, buchi, varchi, fessure, pertugi, orifizi
Retromarcia di Montezemolo. Il Giornale 3 febbraio 2008. Margini, aperture, buchi, varchi, fessure, pertugi, orifizi. Dal punto di vista lessicale, la crisi è tutt’altro che chiusa, visto che Franco Marini vede «ancora degli spiragli» e rimanda «la valutazione conclusiva» a domani sera, quando a Palazzo Giustiniani saranno sfilati anche Fini, Berlusconi, Veltroni e gli ex capi di Stato. Ma da quello politico i giochi sembrano ormai fatti, dopo le parole di Luca di Montezemolo all’uscita delle consultazioni: «Purtroppo non ci sono le condizioni per una riforma elettorale e per un governo che possa prepararla». Marini sperava che il presidente di Confindustria gli desse una mano, associandosi al generale appello a Silvio Berlusconi a cambiare la legge elettorale prima di votare. In questa maniera il centrosinistra puntava a raggiungere almeno l’obiettivo minimo, dimostrare che è il Cavaliere a rompere il dialogo a dispetto di tutti, pure di sindacati e imprenditori. Invece Montezemolo non offre sponde. «Apprezza» gli sforzi dell’esploratore, prende atto «dei tempi strettissimi che si è dato» e chiarisce che in caso di mancato accordo è inutile indugiare: «Se non si trovano le condizioni per lunedì o martedì, e noi crediamo che non ci siano, non perdiamo tempo. La classe politica italiana ha dato un pessimo esempio. Siamo preoccupati, perché da troppi anni nel nostro Paese c’è incapacità di governare e di decidere e c’è una frammentazione incredibile». Servirebbe una semplificazione: «Credo che sia impossibile trovare un altro Stato al mondo che ha quaranta forze politiche rappresentate. Chiediamo da mesi un nuovo sistema elettorale ma in questo periodo i partiti non sono stati in grado di accordarsi su tre semplici cose. Dare ai cittadini la possibilità di scegliere i propri rappresentanti, ridurre il numero dei partiti, garantire la governabilità». Da Montezemolo dunque una secchiata gelata sul tentativo di Marini. Il presidente di Confindustria invita già a pensare al dopo. «Auspichiamo fin d’ora che, chiunque vincerà le elezioni, si guardi alla prossima legislatura come costituente». Per il futuro le priorità «sono la crescita e la stabilità», visti anche i venti di crisi previsti per l’economia, che «vivrà una situazione molto complicata» e richiederà «una classe politica responsabile e in grado di fare delle scelte». Sulla stessa linea Carlo Sangalli, presidente della Confcommercio. «Se le condizioni per fare in breve tempo una riforma elettorale ci sono, bene. Ma se non ci sono, e mi pare oggettivamente che i margini siano ristrettissimi, si vada alle elezioni anticipate». Di tutt’altro avviso i leader sindacali. Per Guglielmo Epifani «occorre andare alle urne con una legge elettorale più rispettosa». E cita i motivi per i quali sarebbe meglio tenere in vita il Parlamento: «L’Italia ha problemi che non possono aspettare, come i redditi di lavoratori e pensionati, i decreti attuativi delle leggi approvate e i sei decreti delegati che decadrebbero in caso di scioglimento». Quanto alla Cisl, dice Raffaele Bonanni, «noi sosteniamo l’iniziativa di Marini perché il nuovo governo non deve occuparsi solo del sistema elettorale ma anche dei temi economici». E per Luigi Angeletti «la vera esigenza è ridurre le tasse sui salari, serve un esecutivo che compia questo primo atto e che poi si occupi di correggere questo bipolarismo malato». Marini si prepara a una domenica di decantazione. Pessimista, dopo le parole di Montezemolo? Niente affatto, giura, «tutti hanno concordato sulla necessità di una riforma elettorale». E poi dal presidente degli industriali «non è arrivata nessuna chiusura, ha espresso una posizione in linea con le altre organizzazioni». Conclusione: «La situazione complessiva ce l’avrò lunedì. C’è il weekend di mezzo, voi potrete divertirvi e io riflettere». Massimiliano Scafi