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 2008  febbraio 11 Lunedì calendario

La sete di energia ha divorato il Fiume Azzurro. Il Messaggero 11 febbraio 2008. PECHINO - Le barche arenate in un limbo di sabbia grigia, lo stesso colore del cielo, accanto alle quali le coppie passeggiano tenendosi per mano sembrano appartenere al set di uno dei tanti film cinesi

La sete di energia ha divorato il Fiume Azzurro. Il Messaggero 11 febbraio 2008. PECHINO - Le barche arenate in un limbo di sabbia grigia, lo stesso colore del cielo, accanto alle quali le coppie passeggiano tenendosi per mano sembrano appartenere al set di uno dei tanti film cinesi. Invece si trovano sul letto di uno dei fiumi più lunghi del mondo, lo Yangtze o Fiume Azzurro, che è stato per millenni la culla della civiltà cinese ma che oggi quella stessa civiltà ha ridotto in pessime condizioni. A gennaio gli esperti hanno annunciato che il livello delle acque del fiume, che si snoda per 6.300 km attraverso i monti e le piane della Cina centrale, è al minimo storico. Da quando nel 1866 è iniziata la registrazione del livello delle acque lo Yangtze non era mai stato così basso come oggi: nella regione essenzialmente agricola dell’ Hubei, contea di Jianli, il fiume è profondo appena 14 metri. Le piantagioni di aglio lungo le sponde del fiume sono completamente a secco, la popolazione non ha avuto acqua potabile per giorni prima che le cisterne venissero a riempire le riserve, e anche l’elettricità ha subito un calo, specialmente le forniture agli impianti produttivi della zona. L’intervento dannoso dell’uomo, l’inquinamento e le derive dei mutamenti climatici hanno fatto suonare un nuovo campanello d’allarme in Cina, il Paese che più mette il suo ambiente sotto la pressione dello sviluppo e delle performance economiche. Questa volta non si tratta di specie in estinzione o dissesti idro-geologici: la siccità e la mancanza cronica di acqua rischiano di rallentare l’economia energivora di Pechino che tanto sta puntando sulle risorse idroelettriche per soddisfare il crescente bisogno di energia di 1,3 miliardi di popolazione. «Tutti vogliono più acqua, la diga vuole acqua per l’elettricìtà, le industrie vogliono acqua per aumentare la produzione, i contadini vogliono acqua per irrigare i campi e le città hanno bisogno di acqua per la vita quotidiana», lamenta Li Xiaoqiang, membro della Commissione per la Conservazione del Fiume Azzurro che si occupa del monitoraggio del corso d’acqua. E così mentre l’uso dell’acqua sale, il suo livello scende, e il responsabile principale sembra essere ancora una volta la diga da record che taglia il fiume in due nell’area delle Tre Gole. Sebbene le autorità si siano affrettate a sottolineare che questa volta il colosso non c’entra, per gli esperti la diga è responsabile per il 50% della riduzione della portata dello Yangtze, il cui livello e dovrebbe essere quest’anno al 60% di quello usuale. Riempire il bacino della centrale idroelettrica più grande del Paese è un onere troppo grande per lo stesso Yangtze, fino a qualche anno fa un mostro della natura in grado di condizionare e regolare la vita dei 400 milioni di cinesi che lungo il suo corso hanno sempre temuto inondazioni e straripamenti. Ora scene di questo genere sembrano difficìli da ripetersi, poiché la stagione secca del fiume si sta prolungando da 3 a 5 mesi. «Il Fiume Azzurro è in cattivo stato - continua Li - inquinato dalle aree industriali e dalle zone di produzione del carbone che attraversa, così come dalla popolazione che vive lungo le sue sponde». Ma una prova ancora più dura spetta ora allo Yangtze, poiché il fiume dovrà fornire acqua alla capitale per le prossime Olimpiadi. E Pechino ha fatto sapere che non tollererà ritardi o impedimenti nell’esecuzione rapida dei lavori, materia prima permettendo. Antonia Cimini