Affari & Finanza 11 febbraio 2008, EUGENIO OCCORSIO, 11 febbraio 2008
Parte il riciclaggio delle ”ecoballe’ della finanza. Affari & Finanza 11 febbraio 2008. C’è chi paragona le obbligazioni strutturate made in Usa con le ecoballe made in Naples
Parte il riciclaggio delle ”ecoballe’ della finanza. Affari & Finanza 11 febbraio 2008. C’è chi paragona le obbligazioni strutturate made in Usa con le ecoballe made in Naples. Le une e le altre partono da un presupposto corretto, impacchettare titoli di credito o rifiuti vari ma selezionati, e avviarli su un particolare mercato, finanziario o inceneritorio. Ma le une come le altre sono fatte spesso male, con materiali scadenti o incompatibili, e quindi bisogna andarle a scomporle di nuovo per verificare cosa c’è dentro e deciderne il destino. A Napoli ci pensa l’esercito, in America invece è nato un settore assolutamente nuovo, fatto di finanziarie e di società di consulenza che si sono specializzate in un’arte apparentemente impossibile.L’obiettivo è di andare a "riaprire" le obbligazioni strutturate, le migliaia di strumenti finanziari nuovi e ipersofisticati apparsi come funghi in questi ultimi anni che hanno inquinato il mercato del credito fino a bloccarlo del tutto e causare la crisi finanziaria che minaccia (anzi secondo molti l’ha già fatto) di scaraventare l’America in recessione e di devastare le Borse di tutto il mondo. Il blocco del mercato del credito sta diventando drammatico: la Dealogic calcola che ci siano 74 miliardi di dollari di prestiti che aspettano la syndication: sono stati cioè già concordati e impegnati ma deve perfezionarsi il consorzio di banche che li erogherà materialmente. Ci sono state in gennaio, calcola Moody’s, operazioni di merger & acquisition per 47 miliardi: per i primi sette mesi del 2007 la media mensile è stata di 208 miliardi. Si comprende che da come il settore dei "bonificatori" saprà svolgere efficacemente il suo compito dipende in non piccola parte il superamento dell’attuale crisi. In questo nuovo comparto del risk management non sono impegnate solo iperspecializzate società di consulenza. Il leader del settore è la Blackrock di New York, che di base è una banca d’investimento e una finanziaria con ben 1.400 miliardi di dollari di capitali gestiti, che ha realizzato due anni fa un’operazione di fusione con la Merrill Lynch Asset Management (che mantiene una partecipazione del 49% dopo avergli delegato la gestione patrimoniale). Fra le varie attività, dal private equity all’investment banking, la Blackrock, creata nel 1988 da Laurence Fink, già Ceo della First Boston, ha sviluppato particolarmente negli ultimi mesi questo servizio di consulenza. La Blackrock Solutions, nata nel 2000, è in grado, grazie a software appositamente sviluppati ma soprattutto ad una competenza maturata negli anni, di prendere un titolo strutturato (quali sono anche i famigerati "derivati"), spacchettarlo, identificare al suo interno di cosa è composto, eventualmente eliminare da esso le parti ”marce’, infine assegnare a ciò che è rimasto un valore verosimile e infine rimetterlo sul mercato ”ripulito’. Nel caso delle obbligazioni basate sui subprime, la Blackrock riesce ad andare a verificare uno per uno i mutui che erano stati originariamente cartolarizzati, compresa la situazione della famiglia interessata, ricostruendo tutti i passaggi. Oppure, nel caso di un titolo basato su un indice riesce a valutare ogni singola azione che compone quest’indice e poi emette le sue valutazioni. Questo lo fa innanzitutto per i suoi clienti e poi per le molte altre istituzioni che lo chiedono. E’ una funzione cruciale perché se non si fa così, restano bloccati titoli che magari sono "buoni" per il 90% ma quel 10 di parte sofferente blocca tutto. Ci sono obbligazioni costituite da mutui subprime, mutui prime e mutui delle tante categorie intermedie, e tutti soffrono dell’insolvenza dei primi. «Va detto ci spiega John Lonski, capo economista di Moody’s che i subprime sono di solito i primi a finire nelle cartolarizzazioni per due motivi: perché sono quelli più a rischio e quindi la finanziaria ha fretta di liberarsene, e poi perché erano in grado di generare obbligazioni a tasso attraente in un momento, per tutta la prima metà di questo decennio, in cui i tassi ”normali’, quelli sui bond per esempio, erano particolarmente bassi. Uno spread di 23 punti era la regola». Ma questi mutui sono uno dei più tipici componenti dei titoli anche perché essendo a lunga scadenza garantiscono un rendimento prolungato nel tempo. Diversi altri tipi di crediti, dai prestiti auto alle credit card, finiscono nelle obbligazioni, ma meno spesso, per la breve durata del credito oltre che per la mancanza di garanzie reali. Lo "spacchettamento" è un compito arduo perché ognuna di queste obbligazioni ha subito un numero imprecisato di passaggi, insomma è stata impacchettata e reimpacchettata (ci si perdoni la cacofonia) chissà quante volte: prima una società specializzata ha aperto un mutuo subprime ad una famiglia americana, poi un’altra finanziaria ha comprato questo mutuo, l’ha cartolarizzato con centinaia di altri mutui e l’ha trasformato in un titolo. Poi un fondo d’investimento ha comprato questo titolo, e poi un altro e poi un altro ancora. E tutto questo con mille varianti: per esempio, a chi paga la rata la famiglia iniziale? Qui le possibilità sono molte: può continuare a pagarla alla finanziaria con cui aveva un rapporto diretto, oppure pagarla su un certo conto che gli è stato assegnato senza sapere a chi questo risponde. Se la vedono banche e fondi fra di loro su chi deve prendersi il carico. EUGENIO OCCORSIO