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 2008  febbraio 11 Lunedì calendario

"Sanremo è la messa cantata? E noi la faremo in latino". La Repubblica 11 febbraio 2008. A letto ti piace di più: stare sopra, stare sotto o stare a guardare? L´attricetta non indugia né arrossisce, risponde a tono alla domanda impertinente: «Sopra o sotto, guardare proprio no!»

"Sanremo è la messa cantata? E noi la faremo in latino". La Repubblica 11 febbraio 2008. A letto ti piace di più: stare sopra, stare sotto o stare a guardare? L´attricetta non indugia né arrossisce, risponde a tono alla domanda impertinente: «Sopra o sotto, guardare proprio no!». mezzanotte passata, lontani dalla fascia protetta, negli studi de La7 ridono anche i cameraman. Informazione, gag veloci, occhi aperti sull´attualità, un po´ di teatro on nel teatro off. Markette, arrivato alla quarta edizione, è un programma intelligente e Piero Chiambretti lo guida con abilità da mattatore. Dal 25 febbraio al primo marzo lo aspetta Sanremo, non ha saputo dire di no alla chiamata: Baudo lo ha fatto scendere dal Dopofestival - che l´anno scorso è piaciuto più del Festival - al palco dell´Ariston. «Dal tombino creativo de La7 al mausoleo Rai è sempre un bel salto», dice perplesso Chiambretti, mentre rientra in camerino. «Si passa d´un colpo da un ascolto del 5% a uno del 40. Per noi il 5 è un bel risultato, per loro quisquilie». una bella soddisfazione essere richiamato dalla Rai per il programma più visto dell´anno, soprattutto dopo quella cacciata. E in quel modo. «Già, perché di cacciata si trattò, quando andai a proporre Markette», ricorda. «Rivedo ancora Cattaneo, con Marzullo e il capo ufficio stampa Paglia al seguito, che masticava chewingum. Mi guardavano come se già fossi cadavere. Ma non ho mai fatto la vittima né ho mai voluto essere nella lista degli epurati. Se uno ha le capacità artistiche, non c´è censura che tenga. Solo il rogo può ucciderti, ma per fortuna l´hanno vietato». Parliamo male di Sanremo, vuole? «E perché mai? Sanremo è il vero ricostituente di questo paese, finché lo vedi vuol dire che esisti. l´unica manifestazione, insieme alla Costituzione italiana, che continua a godere di buona salute, nonostante qualche problema legato all´età. La sola trasmissione della storia della nostra tv che garantisce da 58 anni un´audience altissima. E questo è già sufficiente per catalogarla come evento». Se l´hanno fatta scendere dal Dopofestival all´Ariston, sperano in un Chiambretti a prova di Auditel. «Ma alla fine sarà Pippo, come sempre, il salvatore della patria canora. Io, invece, mi ritrovo a essere considerato il salvafestival senza avere una possibilità di guerra totale; mica posso distruggere una cosa che io stesso ho contribuito a costruire (condusse con Bongiorno e la Marini nel ´97, ndr). Insomma, pretendiamo che questa messa cantata sia una grande novità senza cambiare la liturgia, perché, oggi come oggi, la grande rivoluzione è non fare la rivoluzione». Persino la messa si rifà in latino. «Ecco, appunto, il latino è contemplato anche al Festival quest´anno. Non svelo come, dico solo questo: il latino nella liturgia sanremese ci sta benissimo. Non porto al Festival personaggi di Markette perché voglio andare à la guerre confrontandomi dialetticamente con il bravo presentatore, Io e Pippo saremo il lato A e il lato B dello stesso disco. Il lato B, evidentemente, è Baudo». Porti almeno due vallette delle sue, non se ne può più della bionda e della bruna. «No, il pacchetto "Baudo Classics" non si tocca». Riuscirà a far breccia nella proverbiale verbosità di Baudo? «Non possiamo togliere alla trasmissione lo spirito della diretta e l´adrenalina di Pippo, che può dilatarsi sul palcoscenico, sulla scaletta, fin sul mio smoking. Ma visto il rapporto di stima che esiste tra noi, non credo ci sarà bisogno di sguinzagliare Loretta Goggi (allude alla polemica Goggi-Bongiorno a Miss Italia, ndr). Ma a ogni evenienza la terrò in camerino». Non le dispiace lasciare il Dopofestival a Elio e le Storie Tese? «Mi sarebbe piaciuto rifarlo, perché, come abbiamo dimostrato l´anno scorso, è una trasmissione vicina alle mie caratteristiche, ma la chiamata di Baudo è stata talmente sorprendente e talmente preventiva… a giugno è stato facile dire sì, il Festival era ancora così lontano». Anche quest´anno Del Noce sarà in prima fila. Come mai i governi cambiano e lui è sempre lì? «La sinistra aveva già qualche problema prima di andare al governo, poi, ingorgata da farmacisti e da tassisti, ha trascurato il problema Del Noce. C´è anche da dire che lui ha continuato a portare risultati sia in tempi favorevoli che contrari. La meritocrazia depone in suo favore, ma se la meritocrazia deve essere passata al setaccio di un colore politico - come è stato quando governava la destra - allora la cosa non si spiega». Non invidia un po´ quest´America che spera in Obama, mentre da noi il vecchio incalza? «Obama ha il vantaggio del colore della pelle: è sempre bello e fresco, non ha bisogno del ritocchino né del tampone. Berlusconi non è proprio il nuovo che avanza, ma è quello che una buona parte degli italiani vota. Senza trascurare il fantasma del Veltrusconi che si aggira. In questo momento la mia posizione è quella dell´italiano medio: la stanchezza, non populista badi bene, del cittadino in un paese che è arrivato al giro di boa. L´altra sera guardavo in tv la storia di Amintore Fanfani, che io ho sempre considerato un comico nanetto predisposto per la satira di Noschese. Grazie a Minoli ho scoperto un politico che ha combattuto con coerenza una serie di battaglie, e meno male che ha perso quella sul divorzio. Quei politici che abbiamo spernacchiato, a distanza di trent´anni risultano delle gemme. Per cui, come dice Andreotti, non c´è fine al peggio». Con la par condicio da rispettare e con lei come guastatore, questo rischia di essere il Festival delle polemiche. « inevitabile, e meno male! Quella settimana la politica la si vive a Sanremo più che a Palazzo Chigi. Il Teatro Ariston diventa il Quirinale, o Palazzo Grazioli, dove Confalonieri e il Cavaliere quando suonano, suonano bene. A ridosso delle elezioni, una parola fuori posto può creare quell´imbarazzo che per noi provocatori è manna dal cielo, ma per i censori burocrati della televisione è un incubo. E poi non è mica detto che debba essere io a guastare il Festival, potrebbe anche guastarsi da solo». GIUSEPPE VIDETTI