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 2008  febbraio 10 Domenica calendario

Polaroid ultimo scatto. La Stampa 10 febbraio 2008. La Polaroid, per 60 anni sinonimo di fotografia istantanea, ha annunciato l’addio per sempre al business che l’ha resa uno dei marchi più noti al mondo

Polaroid ultimo scatto. La Stampa 10 febbraio 2008. La Polaroid, per 60 anni sinonimo di fotografia istantanea, ha annunciato l’addio per sempre al business che l’ha resa uno dei marchi più noti al mondo. Continuerà a produrre i cartridges per le sue macchine sino al 2009, per i pochi irriducibili che le sono rimasti fedeli. Poi basta, nei prossimi mesi intende chiudere i suoi impianti negli Stati Uniti, in Messico e in Olanda, segnando così la fine di un’era e soccombendo al sopravvento di quella digitale. «Il nostro prodotto principale era in un costante declino generato dalla tecnologia», ha ammesso Tom Beaudoin, amministratore delegato della società che adesso intende invece concentrarsi sulla produzione di televisori, di lettori Dvd e di musica MP3. La Polaroid produce anche stampanti e per il suo rilancio sta puntando su una mini-stampante della dimensione di un pacchetto di sigarette, la Zink, che permetterà di stampare senza inchiostro e in 60 secondi mini-fotografie fatte con le digitali. La Polaroid, che nel 2001 era finita in bancarotta e che tre anni fa era stata acquisita dal Petters Group, aveva in realtà cessato di produrre apparecchi fotografici un anno fa. Aveva continuato a produrre i cartridges per i suoi appassionati, una cerchia sempre più ridotta. Ma adesso ha gettato la spugna. E messo fine a un’era iniziata nel 1937, quando Edwin Land lasciò a metà gli studi ad Harvard per fondare la storica società. Iniziò con le lenti polarizzate, ma Land, secondo nel numero di brevetti depositati solo dopo Thomas Edison, ha prodotto anche il primo polarizzatore sintetico, i primi film in 3-D. Poi, nel 1948, venne fuori con la prima macchina per foto istantanee, seguita nell’arco degli anni dalla Swinger, la SX-70, la OneStep. Più che dei prodotti di successo, delle icone culturali. Un prodotto da avere un po’ per tutti: per riprendere i bambini piccoli che spegnevano la candelina piuttosto che per avere un ricordo di quella cena o quella gita in montagna, per documentare un incidente per l’assicurazione o, per i fotografi professionisti, per fare i test prima di scattare. Per generazioni, una foto con la Polaroid ha rappresentato anche un rituale: prima lo scatto e poi l’ansia dell’attesa, con l’immagine che viene fuori prima scura, poi sfuocata, quindi che via via acquista nitidezza. Un’emozione che i più giovani, cresciuti con macchine e cellulari digitali che entrano nel taschino della camicia e che producono immagini senza film e senza emulsioni chimiche, non possono comprendere. Ora anche questa tecnologia volge al termine, come le macchine da scrivere e, presto, come le macchine fotografiche analogiche. Per quelli per i quali tutto questo è un po’ troppo, la Polaroid ha fatto sapere che è disposta a vendere i suoi brevetti. Ma non ci conta. LORENZO SORIA