La Repubblica 10 febbraio 2008, DARIA GALATERIA, 10 febbraio 2008
Le ostriche galeotte di Casanova. La Repubblica 10 febbraio 2008. Casanova usava passare da bocca a bocca le ostriche, e sedusse così un paio di novizie: «Alcuni afrodisiaci funzionano per analogia, come le ostriche che ricordano la vulva o gli asparagi che ricordano il fallo», argomenta divertita Isabel Allende, incrociando in Afrodita (1997) golosità e erotismo, racconti e cibi destinati a pungolare il desiderio amoroso
Le ostriche galeotte di Casanova. La Repubblica 10 febbraio 2008. Casanova usava passare da bocca a bocca le ostriche, e sedusse così un paio di novizie: «Alcuni afrodisiaci funzionano per analogia, come le ostriche che ricordano la vulva o gli asparagi che ricordano il fallo», argomenta divertita Isabel Allende, incrociando in Afrodita (1997) golosità e erotismo, racconti e cibi destinati a pungolare il desiderio amoroso. E evoca epicamente un imperatore cinese della dinastia Tang, nel cui harem vivevano duemila donne, e che procreò cinquecento figli: sul loro numero si misurava la prosperità della nazione. Per garantire il suo entusiasmo, lavorava una squadra di esperti in afrodisiaci; il cibo era un elemento essenziale, «e più di un cuoco fu decapitato senza tanti complimenti perché la sua zuppa di nidi di rondine non aveva sortito nell´imperatore l´effetto desiderato». Nel Giardino profumato, compendio dell´arte amatoria araba, lo sceicco Nefzaoui vanta in piena fiducia il vigore e la resistenza garantiti a colui che si nutra per parecchi giorni di «uova bollite con mirra, cinnamomo e pepe (che Allah, nella sua grandezza, preservi l´organo fino al giorno della resurrezione!)». Alexandre Dumas stremava le donne, e non aveva certo bisogno di coadiuvanti. Ma l´altra sua passione era cucinare; considerò la summa della sua opera il Grande dizionario di cucina, e infarcì di ricette (caste) i suoi cinquecento romanzi. Ma i cibi raccontati nel Romanzo di Violette (1838) hanno risvolti insolitamente licenziosi. La quindicenne Violette, in fuga da un padrone infervorato, ripara in una notte di luna dal protagonista del racconto, ma è caduta, per così dire, dalla padella nella brace. Indimenticabile un sontuoso centro di frutta chiamato a partecipare attivamente a un banchetto erotico: i frutti polposi, gli spicchi più tonici e ricostituenti vengono consumati in loco. Il Macellaio di Alina Reyes (1988) impacchetta impassibile tutte le settimane per un cliente, «per mantenere la sua straordinaria prestanza sessuale», testicoli di maschio caprino; ma lui rifiuta stimoli così portentosi, perché «quella parte dell´anatomia virile, spesso vantata attraverso una quantità di commenti e battute, imponeva comunque il rispetto. E andava da sé che non si potessero superare certi limiti senza sconfinare nel sacrilegio». Nel 1772 il marchese de Sade offrì, si sa, dei bonbons alla cantaridina a quattro prostitute di Marsiglia, per meglio festeggiare la "Venere inversa", e il festino che ne seguì gli costò una condanna a morte in effigie e poi quindici anni di prigione - e di splendide e truculenti fantasie letterarie. La narrativa suggerisce talvolta forme deviate di cucina afrodisiaca; Sotto il sole giaguaro di Italo Calvino afferma, di fronte ai bassorilievi che rappresentano in Messico i riti sanguinari delle civiltà sepolte, il «cannibalismo universale che impronta di sé ogni rapporto amoroso». Nel 1919, Pirandello usa gli afrodisiaci per deridere e rovesciare le convenzioni. Il capitano di mare Perella, con gli anni e le peregrinazioni, ha imparato a trascurare la moglie; lei aspetta un figlio dal professor Paolino, che col farmacista prepara intrugli per indurre il marito distratto a peccare con la sua signora, al primo rientro a casa. La donna è indotta dalle circostanze a vestirsi e comportarsi in modo lascivo col legittimo consorte; le maschere del marito e dell´amante si mischiano; Pirandello, tra filosofia e farsa, esprime «il senso del contrario» (L´uomo, la bestia e la virtù). Casti ma incandescenti, i pasti concepiti da Tita per Pedro in Dolce come il cioccolato (1989) della messicana Laura Esquivel; si amano dall´infanzia, ma si ritrovano a convivere da cognati. Tita usa allora la sua arte culinaria come strumento di una sensualità appena spostata, platonica e tanto più carica di spasimi e di promesse, e di dolcissime sazietà. Così il colonnello Galliffet rivela al suo vicino che le incantevoli "quaglie en sarcophage" che stanno mangiando sono opera di un cuoco di genio, che è una donna! «E questa donna sta ora trasformando un pranzo al Café Anglais in una specie di avventura amorosa - una di quelle avventure nobili e romantiche in cui non si distingue più tra la fame, o la sazietà, del corpo e quella dello spirito» (Karen Blixen, Il pranzo di Babette). DARIA GALATERIA