La Repubblica 10 febbraio 2008, DANIELE DEL GIUDICE, 10 febbraio 2008
Più spazio meno tempo il segreto che l´uomo ha rubato agli dei. La repubblica 10 febbraio 2008. Velocità, come vocabolo, deriva dal velox latino, affine a volucer, la cui base è la stessa di alacer, alacre, svelto, agile, lieto, velocità come felicità del tempo non consumato ma risparmiato
Più spazio meno tempo il segreto che l´uomo ha rubato agli dei. La repubblica 10 febbraio 2008. Velocità, come vocabolo, deriva dal velox latino, affine a volucer, la cui base è la stessa di alacer, alacre, svelto, agile, lieto, velocità come felicità del tempo non consumato ma risparmiato. Per le molteplici scienze, la velocità è in generale il rapporto fra lo spazio percorso e il tempo impiegato a percorrerlo, e i suoi attributi, nella nomenclatura, sono innumerevoli tanti quanti i suoi travestimenti. Nella fisica è una grandezza che misura in particolare la distanza materiale percorsa nell´unità di tempo; può essere velocità asintotica, la velocità che un corpo in moto raggiungerebbe dopo un tempo infinito, o anche velocità assoluta, quella di un punto materiale rispetto a un sistema di riferimento fisso. In un altro travestimento, ancora nella fisica, è velocità della luce, circa trecentomila km al secondo, velocità costante con cui si propaga la luce nel vuoto; con altra faccia appare come velocità del suono, quella con cui le onde sonore si propagano in un mezzo, equivalente, nell´aria secca e in normali condizioni di temperatura e di pressione, a 340 metri al secondo. In astronomia può essere velocità di fuga, la velocità minima di un corpo materiale, ad esempio un veicolo spaziale, necessaria per allontanarsi indefinitamente da un astro; e può essere velocità orbitale, o velocità peculiare delle stelle. L´astronautica conosce una prima velocità astronautica, da fornire a un corpo per metterlo in orbita attorno alla Terra, e una seconda velocità astronautica, quella di fuga di un corpo nell´atto di partire dalla superficie della Terra per raggiungere lo spazio oltre l´orbita. Anche in aeronautica esiste una velocità di fuga, o eventualmente di evasione: è la velocità minima che un aeromobile deve raggiungere per poter uscire dal campo di gravitazione terrestre (corrispondente a 11,3 km/secondo, circa quarantamila km/ora). Ma è anche onnivora la velocità, si insinua o si fa trascinare dai molti campi del fare e della vita: velocità della circolazione della moneta, velocità di reazione chimica, velocità di evoluzione biologica, oppure velocità operativa, quella che si occupa del tempo impiegato da un elaboratore per eseguire operazioni elementari o complesse in Mips, quest´ultimo l´acronimo per le unità di velocità di un microprocessore. E naturalmente la velocità ha una buona parte nella Letteratura e nella Storia. Certo, la velocità ha una caratteristica fondamentale, un fine costante che le richiede di superare continuamente se stessa, "competizione" è la parola, ogni volta. Velocità: accelerare ed essere accelerata è il suo scopo, "velocizzare", rendere più veloce il veloce, come per Marinetti e il Futurismo. Sveltire, rendere più rapida qualsiasi attività e prima di tutto il movimento dell´uomo sulla terra: «Noi udimmo subitamente ruggire sotto le finestre gli automobili famelici. Noi stiamo per assistere alla nascita del Centauro e presto vedremo volare i primi Angeli!». La velocità è stata sempre considerata un attributo delle creature fantastiche, violente o travolgenti: velocissimi sono il «mostro orribile e grande» di Boccaccio, il «sitibondo cervo» di Savonarola, il «nerazzurro cavallo di stirpe divina» o le «bianche Driadi» di D´Annunzio; e Leonardo parlava della velocità furiosa della tempesta che viene dal Nord. Andavano veloci i futuristi. Marinetti scrive: «Io mi stesi sulla mia macchina come un cadavere in una bara, ma subito risuscitai sotto il volante, lama di ghigliottina che minacciava il mio stomaco». E scrive ancora: «Oh! materno fossato, quasi pieno di un´acqua fangosa! Bel fossato d´officina! Io gustai avidamente la tua melma fortificante, che mi ricordò la santa mammella nera della mia nutrice sudanese… Quando mi sollevai - cencio sozzo e puzzolente - di sotto la macchina capovolta, io mi sentii attraversare il cuore, deliziosamente, dal ferro arroventato della gioia!». I futuristi amavano molto il punto esclamativo, e velocemente ne fecero gran uso. Chissà che macchina era quella in cui Marinetti si era capottato, veloce sì, ma certamente non una Ferrari - con l´Alfa Romeo P2 - come quella guidata da Campari a Monza nel 1925; e nemmeno l´automobile che guadagnò la prima Mille Miglia, quella di Minoia e Morandi, vincitori su macchina OM. Poi negli anni Trenta venne il più veloce Tazio Nuvolari, chiamato "Nuvola", con la sua Alfa Romeo bimotore. Il futurismo italiano è il primo movimento artistico di rilievo che mise l´automobile al centro della sua poetica. E l´automobile come l´aeroplano era un totem delle velocità: quei rombi, quelle immagini che correvano veloci, quei dérapage nelle curve strette, è la poetica della meccanica e della tecnologia inseguita dai futuristi e dai manifesti di Filippo Tommaso Marinetti. L´esperienza della velocità dell´automobile e la nuova tecnologia, insieme al pensiero di Henri Bergson, fanno intuire ai futuristi che la realtà è prima di tutto dinamismo e simultaneità, un continuo e rapido fluire che si contrappone ai classici canoni della stabilità e dell´ordine. In pittura, è Giacomo Balla a concentrare il suo interesse sull´automobile, per il dinamismo e la velocità e non per il design: delle oltre cento opere che Balla dedicò a questa figura, quadri come Automobile in corsa, Velocità d´automobile, Velocità astratta: l´auto è passata o Dinamismo di un´automobile o ancora altri simili, tutti dipinti tra il 1912 e il 1913, presentano immagini ripetute e accavallate alle quali si sovrappone una trama di linee e forme, e il risultato è la motilità, quasi fossero degli organismi viventi. E non bisogna dimenticare che negli anni immediatamente successivi nacque l´aeropittura, pittura velocissima, pittura in picchiata, colori forgiati da un vento che modula la velocità, il pericolo, e il disastro. Veloce fu anche il teatro, il Teatro Futurista Sintetico, i cui testi si riducono a tre o quattro paginette. In La nuova religione-morale della velocità, manifesto futurista pubblicato nel primo numero del giornale L´Italia futurista (maggio 1916), Marinetti scrive parole che possono apparire lontane ma non lo sono affatto: «La magnificenza del mondo s´è arricchita di una bellezza nuova, la bellezza della velocità. Dopo l´arte dinamica, la nuova religione-morale della velocità nasce in quest´anno futurista della nostra grande guerra liberatrice». «La morale futurista difenderà l´uomo dalla decomposizione determinata dalla lentezza, dal ricordo, dall´analisi, dal riposo e dall´abitudine. L´energia umana, centuplicata dalla velocità, dominerà il Tempo e lo Spazio». «L´eroismo è una velocità che ha raggiunto se stessa percorrendo il più vasto dei circuiti. Il patriottismo è la velocità diretta di una nazione; la guerra è il collaudo necessario». «Una grande velocità d´automobile o d´aeroplano consente di abbracciare o di confrontare rapidamente diversi punti lontani della terra cioè di fare meccanicamente il lavoro dell´analogia»; «una grande velocità è una riproduzione artificiale dell´intuizione analogica dell´artista. Onnipresenza dell´immaginazione senza fili = velocità. Genio creatore = velocità». Per Marinetti e per altri fu facile il passaggio dall´automobile all´aeroplano. Marinetti stesso, insieme a Fedele Azari, nel 1929, pubblicò il Primo Dizionario Aereo per l´editore Morreale di Milano. Azari era il pilota, Marinetti scriveva le voci per indicare le manovre, gli strumenti e i modi del volo. Tra questi, le diverse velocità: velocità al suolo; velocità ascensionale; velocità assoluta o velocità effettiva - desunta dal vento relativo -; velocità commerciale; velocità di crociera; velocità iniziale; velocità massima; velocità massima di caduta - cioè la massima velocità che può raggiungere l´apparecchio scendendo in picchiata verticale; velocità minima - la velocità indispensabile all´apparecchio per tenersi in volo senza perdere quota; velocità orizzontale, contrapposta a velocità rispetto al suolo. Per calcolare la velocità, Marinetti inventa la parola anemometro: «Strumento misuratore della velocità del vento», e spiega che può trattarsi di un anemometro a mulinello, a pressione e depressione d´aria, pendolare a reazione, ecc. Tra l´altro scrive anche di un movimento che veloce non è, il pinguinare, cioè rullare con un pinguino, e il pinguino è un aereo dalle ali mozzate e dalla velocità insufficiente a spiccare il volo, costruito per lo più con apparecchi fuori uso e con vecchi motori. Ma quanto a velocità, il più veloce di tutti fu Gabriele D´Annunzio, che partecipò al Circuito Aereo di Brescia, nell´aerodromo di Montichiari, il 9 settembre 1909, sull´aereo Wright del tenente Calderara. Scendendo dall´aereo, estasiato dalla velocità come esperienza fisica, corporale, D´Annunzio esclamò: « una cosa divina, divina e per ora inesprimibile, il momento in cui si lascia la terra è di una dolcezza infinita. Si sente allora il nascere di una sensazione nuova. Ne ho il cuore colmo. Provo ancora adesso una beatitudine come di godimento fisico. stato un istante di piacere inenarrabile e indimenticabile; non saprei paragonarlo che a una di quelle rare crisi di felicità suprema che si ricordano come punti luminosi della vita. L´interruzione è stata aspra come un risveglio, come una voluttà troncata». Del volo, degli aeroplani e della loro velocità, D´Annunzio fece più che un mito una moda, anche nell´abbigliamento. In quel raduno di Montichiari, inaspettatamente, c´era anche Franz Kafka, che mostrò un diverso spirito scrivendo: «Che succede? Quassù, venti metri sopra il suolo, un uomo è imprigionato in una gabbia di legno e si difende da un pericolo invisibile volontariamente assunto». Tempi lontani, velocità lontane, superate quasi tutte nel secolo scorso, e quelle attuali del nuovo secolo sono sempre sulla via di diventare obsolete. Sto guardando la velocità della vita in un sito internet dove le cifre si succedono velocissime, accelerazioni delle nascite, delle morti, perfino la totalità della popolazione mondiale, 6.648.328.548, tutto corre veloce, molto veloce, mentre leggo le ultime cifre - 548 - sono già passate a 707. La velocità della vita la sentiamo tutti, da sempre e sempre di più; come scrive Petrarca: «Quanto più m´avicino al giorno estremo - che l´umana miseria suol far breve, - più veggio il tempo andar veloce e leve, - e ”l mio di lui sperar fallace e scemo». DANIELE DEL GIUDICE