MARIO REGGIO, La Repubblica 9 febbraio 2008, 9 febbraio 2008
Nel 2030 nei paesi in via di sviluppo 4 decessi su 5 saranno causati dal tabacco. La Repubblica 9 febbraio 2008
Nel 2030 nei paesi in via di sviluppo 4 decessi su 5 saranno causati dal tabacco. La Repubblica 9 febbraio 2008. L´allarme lanciato due giorni fa a New York dall´Organizzazione mondiale della Sanità suona come un ultimatum: se non si adotteranno misure rigorose il fumo ucciderà un miliardo di persone nel XXI secolo. Cento milioni di uomini e donne hanno perso la vita nel secolo appena passato, e se il trend non si invertirà già nel 2030 le vittime saranno otto milioni, e di queste l´80 per cento nei Paesi in via di sviluppo. Il documento, il primo dell´Oms sulle strategie internazionali per contrastare "l´epidemia del tabacco" è stato presentato dal direttore generale dell´Organizzazione, Margaret Chan, assieme al sindaco della Grande mela, Michael Bloomberg. Secondo la ricerca il tabagismo crescerà nei Paesi in via di sviluppo come effetto delle strategie delle multinazionali per indurre al consumo giovani e donne. L´Oms ha elaborato un programma in sei punti: monitorare il fumo, vietarlo nei locali pubblici, organizzare campagne d´informazione sulle conseguenze, offrire cure ai tabagisti, vietare la pubblicità delle sigarette ed aumentare le tasse sui prodotti. Ecco alcuni dati contenuti nel rapporto. Solo il 5 per cento della popolazione mondiale vive in Paesi dove sono in vigore alcune delle misure promosse dall´agenzia Onu per ridurre il consumo del tabacco, mentre il 40 per cento dei governi ancora consente il fumo degli ospedali e nelle scuole. Gli Stati, sotto forma di tasse, raccolgono denaro in quantità 500 volte superiore a quello che spendono per indurre la popolazione a smettere. Cina e Russia sono i Paesi dove c´è il maggior numero di fumatori in relazione alla popolazione. Il documento dell´Oms è particolarmente allarmante per quel che riguarda i Paesi in via di sviluppo, dove nel 2030 4 morti su 5 saranno vittime del tabacco. Tra l´altro, le multinazionali hanno scoperto le donne come «nuovo mercato potenziale». Ora, ogni tre uomini c´è una donna fumatrice, «ma nel gruppo tra i 13 e i 15 anni», ha rivelato uno degli autori del rapporto, Armando Peruga, «questa proporzione è già di uno a uno». Se il fumo sarà il principale killer del prossimo secolo soprattutto nei paesi in via di sviluppo lo sarà in Africa, ma soprattutto in Cina e India, un mercato potenziale di 3 miliardi di persone che verrà colonizzato dalle multinazionali del tabacco ai primi segni di benessere. Secondo Piergiorgio Zuccaro, direttore dell´Osservatorio Fumo, Alcol e Droga dell´Istituto Superiore di Sanità, «un miliardo di morti è un dato credibile - spiega - tenendo conto delle potenzialità dei nuovi mercati. Nei paesi occidentali il consumo sta calando, e le multinazionali del fumo non investono più nel settore: sanno bene che non ci sono più possibilità di aumentare i proventi. Tutti i loro sforzi sono diretti ai paesi emergenti, dove possono fare pubblicità forsennata e spesso subdola, i prezzi sono bassi ed è lecito fumare ovunque». Non a caso l´Oms ha già varato una convenzione internazionale per combattere le pubblicità ingannevoli e alzare i prezzi delle sigarette. Quasi tutti i paesi hanno aderito, ma, segnala Zuccaro, «poi non è facile far rispettare loro gli accordi». Anche perché i governi spesso non sono insensibili ai guadagni enormi che, in forma di tasse, le sigarette vendute portano alle casse dello stato. Anche se, avverte l´esperto, «si tratta di un guadagno effimero, illusorio, visto che alla fine sarà molto inferiore rispetto ai costi sociali e sanitari dell´epidemia da fumo». MARIO REGGIO