Corriere della Sera 10 febbraio 2008, R. C., 10 febbraio 2008
Sterminò la famiglia, Carretta libero «Ma non tornerà più a Parma». Corriere della Sera 10 febbraio 2008
Sterminò la famiglia, Carretta libero «Ma non tornerà più a Parma». Corriere della Sera 10 febbraio 2008. «Siamo all’anticamera della libertà» conferma Marco Moglia, uno dei legali di Ferdinando Carretta. All’uomo che il 4 agosto 1989 uccise a Parma il padre Giuseppe, la madre Marta e il fratello Nicola e nel ’99 fu assolto perché incapace di intendere e volere, è stata concessa la libertà vigiliata. E già si discute su dove andrà ad abitare. «Ha compiuto il suo iter giudiziario, sono contenta per lui se gode di maggiore libertà e spero che possa vivere sereno. Ma a Parma non tornerà mai: qui sarebbe additato come un mostro», dice Paola Carretta, zia di Ferdinando. Che probabilmente resterà nella comunità di Barisano, a due passi da Forlì. Dove da oltre un anno è impiegato in una cooperativa. La notizia della libertà vigilata, anticipata dalla Gazzetta di Parma, arriva dopo 7 anni e mezzo di ospedale psichiatrico giudiziario e 18 mesi di «licenza esperimento» in comunità. Il magistrato di sorveglianza di Mantova, Marina Azzini, al termine di un’udienza tenuta nell’ospedale di Castiglione delle Stiviere in cui Carretta fu chiuso, ha deciso per la trasformazione della misura di sicurezza. Carretta, che oggi ha 46 anni, era sparito quattro giorni dopo che si erano perse le tracce dei suoi familiari (lui disse che erano in viaggio col camper ndr) e fu scoperto per caso nel 1998 grazie a un controllo stradale a Londra, dove faceva il pony express. Il suo nome era nella lista delle persone scomparse dell’Interpol. Venne fermato. In diretta tv confessò a «Chi l’ha visto?» di aver ucciso in casa i familiari e di aver nascosto i cadaveri in una cava della provincia. I corpi non sono mai stati trovati. Nel ’90 il Tribunale di Parma lo assolse per incapacità di intendere e volere al momento del fatto, disponendo il ricovero in Opg. Nell’estate 2006 Carretta ha cominciato a godere di una licenza-esperimento e a lavorare come impiegato in una coop che gestisce i parcheggi di Forlì. Tiene la contabilità, stesso lavoro di suo padre. Ora, con la decisione del magistrato di sorveglianza, il suo caso sembra davvero chiuso. Di certo lo è per Luciano Garofano, comandante del Ris di Parma, che a dieci anni dalla strage tornò nella casa dei Carretta e scoprì una macchia di sangue sotto il portasapone della vasca da bagno che era il misto dei Dna delle tre vittime. «Il caso è anomalo – dice Garofano ”, ma per noi è chiuso. I corpi mai ritrovati? La discarica è in continuo divenire. E poi potrebbero essere stati sezionati». Resta aperto il processo davanti alla Corte d’Appello di Bologna sull’eredità, contesa fra Ferdinando e le sorelle dei genitori. Assolto dall’accusa di omicidio, Carretta è nelle condizioni di ricevere l’eredità, in un primo tempo assegnata alle zie. Beni per circa 700 mila euro, soldi e due case: inclusa quella di via Rimini, la casa della strage. R. C.