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 2008  febbraio 09 Sabato calendario

Dollaro nei guai, a New York l’euro è trendy. Corriere della Sera 9 febbraio 2008. A pochi isolati di distanza da Wall Street, capitale nevralgica del capitalismo americano, l’antiquario Billy’s Antiques & Props è stato costretto dall’alto numero di turisti europei che affollano il suo negozio ad accettare euro

Dollaro nei guai, a New York l’euro è trendy. Corriere della Sera 9 febbraio 2008. A pochi isolati di distanza da Wall Street, capitale nevralgica del capitalismo americano, l’antiquario Billy’s Antiques & Props è stato costretto dall’alto numero di turisti europei che affollano il suo negozio ad accettare euro. «Non mi preoccupo neanche di andarli a cambiare – spiega il proprietario Bill LeRoy ”. Li tengo per quando vado a Parigi». Poco più a nord, al 138 della Prima Avenue, il proprietario della bottiglieria East Village Wines, Robert Chu, ha esposto in vetrina una lavagnetta dove aggiorna quotidianamente il cambio dollaro- euro del giorno. «I soldi sono soldi e siamo felicissimi di accettare gli euro – spiega Chu ”. Poi andiamo a cambiarli alla banca, con un cambio peraltro sempre a noi favorevole ». Fuori dal suo negozio di liquori, reporter e troupe tv accorrono a frotte. Strano, visto che negli ultimi mesi quegli stessi cartelli – «Euros accepted», si accettano euro – stanno spuntando come funghi in tante altre vetrine della Grande Mela, dall’Upper West Side a Soho, talvolta in formato multilingue: italiano, francese, spagnolo. In alcuni casi con la formula «Euros only», solo euro, per differenziarsi dagli esercizi che accettano anche sterline inglesi e dollari canadesi. L’ondata di turisti europei che si è rovesciata su Manhattan non basta a spiegare il fenomeno. l’umiliante segnale del tracollo del dollaro, secondo gli addetti ai lavori, storicamente considerato il re incontrastato delle valute, dall’Est comunista alle retrobotteghe dei narcotrafficanti, ma che nell’ultimo anno ha perso oltre il 9 per cento rispetto all’euro, il 10 per cento sulla rupia, 12 per cento contro il peso cileno. La deriva, psicologica e culturale, del biglietto verde è tale che oggi alcuni tour operator hanno incontrato resistenze per il dollaro persino in parti remote e poverissime del Vietnam e del Perù dove prima la valuta Usa era venerata. «Un tempo la banconota da cento dollari era universale, da Mosca al Mozambico – ha detto al New York Times Peter Rudy, direttore dell’agenzia di viaggi avventurosi KE Adventure Travel ”. Oggi non è più cosi». Anche nel resto del mondo chi cerca di pagare in dollari resta deluso. In India il Taj Mahal ha smesso di accettare i biglietti verdi dopo che il ministero della Cultura ha imposto il pagamento in rupie a tutti i monumenti nazionali. Per visitare il Taj Mahal i turisti americani oggi debbono sborsare 750 rupie, cioè 19 dollari (con la svalutazione del dollaro), invece dei 15 di un tempo. L’immagine del dollaro valuta dei poveracci è stata rafforzata da Gisele, la modella più pagata del mondo, 33 milioni di dollari di guadagni solo nel 2006 secondo Nostalgia «Un tempo la banconota da cento era universale, da Mosca al Mozambico» la rivista Forbes, che si rifiuta di ricevere compensi nella valuta statunitense, perché considerata «troppo debole e inaffidabile». Persino un rapper come Jay Z oggi snobba la patria valuta: per il film American Gangster ha realizzato un videoclip che lo mostra in giro per le strade di Manhattan mentre sfoglia mazzette non di dollari ma di biglietti da 500 euro. «I ruoli si sono invertiti», spiega il New York Times, ricordando che le uniche valute rimaste più o meno in parità con il dollaro, negli ultimi 12 mesi, sono il peso messicano e quello argentino. Gli ultimi Stati che usano ancora il dollaro come valuta ufficiale sono Panama e Ecuador. In tutti gli altri Paesi dell’America Latina persino il Bolivar venezuelano dell’odiato Hugo Chávez arriva più lontano. Alessandra Farkas