Corriere della Sera 10 febbraio 2008, Paolo Di Stefano, 10 febbraio 2008
IL SUICIDIO IMPOSSIBILE DEL PARA’
Corriere della Sera 10 febbraio 2008.
SI POTREBBE COMINCIARE DA QUI, DA UNO STRADONE DELLA SIRACUSA
MODERNA E DA UN APPARTAMENTO AL SECONDO PIANO DI UN PALAZZO RESIDENZIALE, QUARTIERE EPIPOLI, DOVE UN RAGAZZONE SPORTIVO E ALLEGRO DI 26 ANNI, ALTO QUASI UN METRO E NOVANTA, APPENA LAUREATO IN GIURISPRUDENZA A CATANIA, VIVEVA DA SEMPRE CON PADRE, MADRE E IL FRATELLO MAGGIORE
Si potrebbe cominciare da una giornata caldissima, quella del 21 luglio 1999, quando il ragazzo, finito il praticantato in uno studio di Catania, parte per il Car di leva a Scandicci, prima di passare allievo paracadutista a Pisa. Oppure si potrebbe cominciare dalla caserma Gamerra di Pisa e dall’ultima sigaretta, fumata con un commilitone venerdì 13 agosto verso le 22.15 nel vialetto interno lungo il muro di cinta dell’area militare. Si potrebbe cominciare da un ragazzo che cade, dalla vertigine di un ragazzo che cade dall’alto, non si sa quando né come né perché, ma cade, questo è sicuro. Oppure si potrebbe anche cominciare dalla fine, dalle 13.50 del lunedì seguente, quando quattro allievi parà in servizio al magazzino, sotto la stecca del sole vengono investiti da un afrore insopportabile, si avvicinano alla torre per l’asciugatura dei paracadute e ai piedi della scala esterna trovano il cadavere del ragazzo «in avanzato stato di decomposizione ».
Il ragazzo è caduto. E a prima vista per lui non vale il salmo 145: «Il Signore sostiene tutti quelli che cadono». Lui è lì per terra e non si sa perché, come e quando è finito lì. C’è un radiodramma di Samuel Beckett che si intitola così,
Tutti quelli che cadono, protagonisti i vecchi coniugi Rooney. Chissà se Emanuele, appassionato di teatro, conosceva i coniugi Rooney di Beckett. Dublino: lei, come ogni giorno, va a prendere suo marito cieco di ritorno in stazione dal-l’ufficio, ma il treno è in ritardo. Perché qualcuno è caduto. Un bambino. Un bambino è caduto dal finestrino del treno in corsa, sulle rotaie, sotto le ruote. Chi l’avrà spinto giù, sotto le ruote? Si può cominciare da dove si vuole, ma si ritorna sempre qui a Siracusa, agli occhi di due genitori che ancora oggi chiedono giustizia, in questo salone ampio e vecchiotto dove papà Corrado Scieri, funzionario doganale, e mamma Isabella Guarino, insegnante di lettere all’Istituto Archimede, da quasi nove anni non si danno pace e combattono la loro battaglia con rara dignità: verità, ormai basta sapere la verità.
La stanza del figlio
Si torna sempre qui, davanti ai numerosi ritratti di Emanuele appesi sottovetro alle pareti, o nella stanzetta che ha visto crescere lui e suo fratello, e dove ancora ci sono due lettini con sopracoperta azzurra perfettamente allineati, i poster della Juventus ai muri, le cravatte e le camicie riposte con cura dentro l’armadio. Tutto come se non fosse successo niente e Emanuele fosse fuori per ferie, per studio o per il servizio militare. Persino i peluche di quand’era bambino sono rimasti sulla mensola. Tutto normale. Con qualche sfasatura apparentemente inspiegabile: un pacchetto di Camel stropicciato e un vecchio cellulare che se ne stanno lì appoggiati sul comodino, in questo ordine d’attesa surreale, qualcosa vorrà pur dire.
Il marsupio strappato
Stesso discorso per il marsupio di cuoio strappato di lato che papà Corrado tira fuori dall’armadio. Ricorda il suo Emanuele, Ema, Lele, Manu (fa lo stesso, in famiglia e per gli amici) come un ragazzo «carismatico», «un bonaccione che non sopportava i soprusi, e forse per questo… Se si scatenava una lite, due o tre persone messe insieme non riuscivano a fermarlo». Fisico atletico. Tennis, piscina, calcetto, pallanuoto, beach volley: - Ha scelto di fare il parà, un po’ per scherzo e per sfida, quando aveva 18 anni. Non si risparmiava mai. - Forse, quel suo carattere… ”dice mamma Isabella.
- Però poi a militare ci è andato senza voglia, per spirito di obbedienza.
- E dopo aver vissuto la vita di caserma… Mi diceva: mamma, siamo dei numeri. Aveva visto anche qualche sciocchezza, qualcosa che non gli era piaciuta.
A differenza di suo fratello Francesco, che simpatizzava per Rifondazione, lui, Lele, si era avvicinato a Fabio Granata, un esponente regionale di An, e aveva aderito ai gruppi giovanili di destra.
- Noi, politicamente, se abbiamo qualche idea è socialista: che vuole, io sono un lavoratore, mia moglie è una lavoratrice e non potremmo mai essere di destra, però Emanuele era libero di pensare come voleva, li ho sempre lasciati liberi.
- Poi magari aveva il mito di Che Guevara – sorride mamma Isabella – forse cominciava a vederla diversamente, non era certo un fascista o un fanatico, questo no. Con suo fratello qualche discussione, ma niente di più.
Teatro, musica classica, cantautori, una passione per Vasco e per la musica afro (c’è ancora un djembe in un angolo della cameretta). Ultima lettura: Céline, Viaggio al termine della notte.
papà Corrado a ricordarsene.
Paolo Di Stefano