Corriere della Sera 10 febbraio 2008, Paolo Foschi, 10 febbraio 2008
I negozianti alle banche: troppo costose. Corriere della Sera 10 febbraio 2008. «Avete mai visto un installatore di antenne, un idraulico o un tecnico degli elettrodomestici con la macchinetta per i pagamenti con carta di credito? Se la utilizzassero, dovrebbero emettere fattura
I negozianti alle banche: troppo costose. Corriere della Sera 10 febbraio 2008. «Avete mai visto un installatore di antenne, un idraulico o un tecnico degli elettrodomestici con la macchinetta per i pagamenti con carta di credito? Se la utilizzassero, dovrebbero emettere fattura. E poi dovrebbero pagarci sopra le tasse. Per non parlare di quei medici che accettano solo contanti in cambio di uno sconto sull’onorario, ovviamente senza ricevuta...»: parla uno dei superispettori del fisco. E l’Abi, l’Associazione bancaria italiana, indirettamente conferma: «Fra artigiani e professionisti la diffusione dei Pos (gli apparecchi per i pagamenti con moneta elettronica) è molto bassa anche in confronto ad altri Paesi europei». Voglia di nero, dunque. questo, secondo la Guardia di finanza, uno dei fattori che spinge molti operatori economici a non utilizzare carte di credito e bancomat per incassare i ricavi delle attività, anche quando il giro d’affari reali è consistente. E nell’esercito degli affezionati al cash, c’è un po’ di tutto. Piccoli commercianti. Ristoratori. Medici. Avvocati. Tecnici riparatori. Tassisti. Parrucchieri. Chi vuole ingannare il fisco, sceglie il contante. «O al limite gli assegni girati a "me medesimo" dal cliente stesso, perché poi si trova sempre un modo per incassarli, magari tramite un amico compiacente, senza correre il rischio di essere rintracciati – aggiunge l’ispettore delle finanze ”. Persino i tabaccai, che sono esposti al rischio delle rapine proprio perché maneggiano molti contanti, preferiscono evitare le carte di credito, pur di non dover rendere conto di tutti i movimenti di soldi». Secondo le associazioni di categoria, però, l’uso delle carte è ostacolato in realtà da un altro problema. «Ci sarà pure chi non le vuole per poter aggirare il fisco, ma sicuramente si tratta di una piccolissima minoranza – ribatte Ernesto Ghidinelli, responsabile per il credito di Confcommercio ”. La maggior parte degli esercizi commerciali è comunque attrezzata per il pagamento elettronico, in particolare nella grande distribuzione. Certo, non sempre fa piacere perché i costi sono altissimi: le commissioni bancarie (la cosiddetta merchant fee) arrivano anche al 4% dell’importo totale dello scontrino. E per le merci su cui c’è un margine basso, come l’elettronica, è una spesa insostenibile, soprattutto per i piccoli esercenti ». Tanto che durante i saldi in molti negozi le carte di credito non sono accettate. Le commissioni per i bancomat invece sono decisamente meno care: variano da un istituto all’altro, a partire da abbonamenti a forfait da pochi euro al mese. Il problema dei costi però è molto sentito e si intreccia con altri fattori. «C’è prima di tutto una diffidenza dei consumatori, perché anche per loro spesso ci sono costi da sostenere: i canoni annuali, per esempio – sostiene Mauro Bussoni, vicedirettore generale di Confesercenti ”. Molti clienti inoltre hanno paura della clonazione delle carte. E i negozianti, se possono scegliere, preferiscono il contante: perché dare il 3-4% degli incassi a una banca?». Secondo i commercianti, fra l’altro, non ci sono molte possibilità di scelta sul mercato. «Anche l’Antitrust a dicembre ha rilevato un deficit di concorrenza in questo settore», sottolinea Ernesto Ghidinelli. «Non è vero – ribatte l’Abi ”. Le banche offrono un servizio su un mercato libero. In Italia ci sono otto operatori che forniscono il pagamento con carte di credito, mentre nell’Unione europea ci sono Paesi con due o tre operatori». E i costi? «Oscillano in relazione alla banca e ai movimenti operati dai clienti. Per i bancomat sono comunque molto bassi. Per le carte di credito sono più alti». Ed è vero che arrivano al 4%? «Sì, ma il negoziante può scegliere un altro circuito, se reputa la spesa eccessiva». E i consumatori? Secondo Elio Lannutti, dell’Adusbef, «non si fidano né delle banche, né dei negozianti. E finché non avranno garanzie, continueranno a usare i soldi in contanti ». Paolo Foschi