La Repubblica 7 febbraio 2008, ELENA DUSI, 7 febbraio 2008
In viaggio con un granello di sabbia. La Repubblica 7 febbraio 2008. Il viaggio di un granello di sabbia trasportato dal vento è un capriccio che tocca deserto, cielo e mare
In viaggio con un granello di sabbia. La Repubblica 7 febbraio 2008. Il viaggio di un granello di sabbia trasportato dal vento è un capriccio che tocca deserto, cielo e mare. Dalla calma assolata del Sahara all´ottovolante delle tempeste oceaniche, il pulviscolo rossastro è capace di balzare dal Maghreb alla Florida in meno di una settimana toccando i 4mila metri di altezza. I loro mezzi sono assai goffi e affannati al confronto, ma i ricercatori inglesi dell´Environment Research Council hanno provato lo stesso a seguire la rotta di un granello di sabbia. Hanno messo in acqua la loro nave chiamata "Discovery" a Tenerife a febbraio dell´anno scorso e si sono fatti trasportare da venti e correnti in un percorso che sembrava senza logica, dentro e fuori allo stretto di Gibilterra. La loro rotta all´inizio assomigliava al saltellare di una farfalla impazzita. Delle tempeste di sabbia che soprattutto d´inverno scuotono Atlantico e Mediterraneo, due anni fa non trovarono traccia. stato solo l´anno scorso (e grazie ai suggerimenti decisivi dei satelliti meteorologici) che lo scienziato alla guida della spedizione, Eric Achterberg, si è imbattuto in due fortunali consecutivi. Il biochimico del National Oceanography Centre di Southampton ha raccolto, analizzato e tracciato la rotta della nuvola rossa. Senza neanche la minima parte dell´agilità delle correnti atmosferiche o della leggerezza del pulviscolo del Sahara, ha provato a seguire la nuvola per qualche giorno. Alla fine ne ha perso le tracce, ma ha trovato ciò che cercava. Achterberg si proponeva di dimostrare che la sabbia del deserto fa fiorire gli oceani. I minerali che arrivano dal Sahara e si depositano sulle onde del Mediterraneo diventano cibo per le alghe microscopiche che vivono in superficie, che a loro volta intensificano l´attività di fotosintesi clorofilliana, digerendo e smaltendo l´anidride carbonica dell´atmosfera che è considerata principale responsabile dell´effetto serra. Ogni anno, hanno calcolato gli oceanografi della nave "Discovery", dai dieci principali deserti del mondo, Sahara incluso, i venti sollevano 1.700 milioni di tonnellate di sabbia. Un terzo di questo pulviscolo dalle dimensioni di pochi micron si deposita sulla superficie dei mari, arricchendoli di minerali come ferro, fosforo, azoto che fanno prosperare le alghe. «Se questi organismi microscopici crescono, catturano più anidride carbonica e ripuliscono in parte l´atmosfera» ha spiegato Achterberg in un´intervista al canale inglese della Bbc. Nelle due tempeste di sabbia che la "Discovery" ha acciuffato sulla sua rotta, i ricercatori hanno gettato in mare provette e sensori. I risultati hanno confermato il deposito di sali minerali sulla superficie dell´acqua. E per quanto riguarda un batterio mangia-azoto, «è risultato chiarissimo che la sua presenta aumentava durante le tempeste di sabbia» sostiene Achterberg. «Questi organismi hanno bisogno di grandi quantità di ferro. L´oceano ne fornisce solo dosi limitate. La sabbia del deserto è un ottimo rifornimento». L´utilità del deserto e della sua sabbia in movimento tra gli oceani non si ferma qui. A marzo del 2007 i ricercatori del Goddard Space Flight Center della Nasa hanno attribuito la stagione particolarmente mite degli uragani alla presenza del pulviscolo rossastro. Mentre ci si aspettava che il riscaldamento climatico intensificasse il numero di eventi estremi, la stagione del 2006 è stata particolarmente calma. Merito della sabbia del Sahara, che assorbe umidità, frena le correnti d´aria più violente, attenua la forza degli uragani. ELENA DUSI