ENRICO FRANCESCHINI, La Repubblica 8 febbraio 2008, 8 febbraio 2008
"Londra adotti parte della legge islamica per vivere meglio con i musulmani". La Repubblica 8 febbraio 2008
"Londra adotti parte della legge islamica per vivere meglio con i musulmani". La Repubblica 8 febbraio 2008. Da società multiculturale a società multilegale: dovrebbe essere questo il futuro della Gran Bretagna, e forse dell´Europa e dell´Occidente interi, per accogliere e integrare un crescente numero di immigrati di religione musulmana. A sostenerlo non è un leader dell´Islam, ma l´arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, capo spirituale della chiesa anglicana, secondo il quale è «inevitabile» che il Regno Unito adotti «parti della Sharia», ovvero della legge islamica, all´interno del proprio sistema legislativo. Occorre prendere atto, ha detto ieri l´arcivescovo in un´intervista alla Bbc, «che alcuni dei nostri cittadini non si riconoscono pienamente nel sistema legale britannico» e agire di conseguenza per venire incontro alle loro attitudini sociali, religiose, culturali. In tal senso, adottare parti della legge islamica aumenterebbe la coesione sociale e l´armonia tra le diverse etnie del paese, afferma il reverendo Williams, ipotizzando che i musulmani britannici, una comunità di quasi due milioni di persone su una popolazione totale di sessanta milioni, potrebbero ad esempio scegliere di risolvere dispute coniugali o questioni finanziarie presso un tribunale islamico. Ipotesi che non è affatto piaciuta al governo Brown. «Il primo ministro ritiene che in questo paese debba essere applicata la legge britannica, basata sui valori britannici», ha affermato un portavoce del premier. Secondo Downing Street la legge islamica «non può essere usata come giustificazione per violazioni della legge britannica, né i principi delle sharia possono essere introdotti in tribunali civili per risolvere dispute contrattuali». «Gli islamici non dovrebbero essere costretti a scegliere l´alternativa secca tra la fedeltà culturale alle loro tradizioni e la fedeltà allo stato», aveva detto l´alto prelato. «Nessuno sano di mente, naturalmente, vorrebbe vedere in Gran Bretagna l´inumanità che a volte viene associata con la pratica della legge in alcuni stati islamici, come le estreme punizioni corporali e l´atteggiamento verso le donne. In nessun caso, inoltre, sarebbe accettabile che la sharia avesse la precedenza sui diritti di cui godono tutti i cittadini britannici. Ma d´altro canto è pericoloso affermare che deve esserci una legge buona per tutti. A mio parere c´è spazio per accogliere costruttivamente alcuni aspetti della legge islamica. Peraltro alcuni principi della sharia vengono già ora riconosciuti nella nostra società e nella nostra legge, non si tratta dunque di adottare un sistema alieno o rivale». L´arcivescovo ha sottolineato poi che tribunali ortodossi ebraici sono già in funzione nel Regno Unito, e come la visione antiabortista di gruppi cattolici o di altri cristiani sia tenuta in considerazione all´interno delle leggi britanniche. Le sue parole hanno riaperto il dibattito sul multiculturalismo in Gran Bretagna, esploso con particolare virulenza dopo gli attentati del luglio 2005 a Londra ad opera di terroristi provenienti dalla comunità musulmana britannica. Da allora si dibatte se e quanto i due milioni di musulmani britannici debbano o possano essere integrati, oppure se viceversa conservare una serie di fedeltà e riferimenti distinti. Recentemente ha causato polemiche l´affermazione di un prelato cristiano secondo cui ci sono «zone proibite» dove i non islamici hanno perfino paura non solo di risiedere ma anche soltanto di entrare. ENRICO FRANCESCHINI