varie, 11 febbraio 2008
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SPIAZZI DI CORTE REGIA Amos Trieste 4 dicembre 1933. Ex colonello. «[...] è in pensione da anni, ma non ha rinunciato all’uniforme, né alla fede ”in uno Stato che fa capo alla tradizione romana cattolica contrapposta al mondialismo, alle suggestioni del socialcomunismo e del capitalismo”
SPIAZZI DI CORTE REGIA Amos Trieste 4 dicembre 1933. Ex colonello. «[...] è in pensione da anni, ma non ha rinunciato all’uniforme, né alla fede ”in uno Stato che fa capo alla tradizione romana cattolica contrapposta al mondialismo, alle suggestioni del socialcomunismo e del capitalismo”. In un libro intervista fa sfilare la sua vita in una parata di complotti e movimenti lunga 313 pagine: Sandro Neri, autore di questo Segreti di Stato [...] Aliberti, lo incalza con gli atti giudiziari e le inchieste giornalistiche, tra cui i celebri articoli de L’espresso’ sull’Italia golpista [...] La tesi di fondo è che la strategia della tensione sia servita ”a creare un’offensiva contro la destra e la sinistra per attuare un regime forte, tutelato da leggi eccezionali, garanzia di una particolare politica”. Prendete il tentato putsch del dicembre 1970, quello guidato dal principe nero Junio Valerio Borghese. Spiazzi dichiara - smentendo Licio Gelli - di essere stato lui a fare la telefonata che fermò i congiurati e li spinse alla ritirata. Quella notte all’ufficiale dell’esercito era stato ordinato di eseguire ”l’esigenza Triangolo’: un piano che prevedeva di usare reparti scelti per aiutare polizia e carabinieri a reprimere disordini. ”Capii che a Borghese era stata tesa una trappola e che, anche in nome dell’amicizia e dell’ammirazione che mi legavano a lui, dovevo avvertirlo”. Perché? ”Una verità va ribadita a grandi lettere: le stragi furono volute e organizzate da servizi segreti stranieri. Eravamo vittime di un gioco più sporco e più grande, voluto da interessi internazionali e da direttive nazionali”. Una sintesi? Tutta colpa della Democrazia cristiana e di Washington: ”Gli interessi erano quelli americani, le direttive rispecchiavano in pieno la sudditanza italiana all’Alleanza atlantica. Le forze più legate e devote agli Stati Uniti volevano e dovevano continuare a governare il paese a qualunque costo. Le minacce di colpi di Stato erano un pericolo inventato”. Impressionante la descrizione dei gruppi addestrati per fronteggiare il pericolo di un assalto sovietico o di una rivoluzione comunista. C’era Gladio, creata dalla Nato in funzione filo-americana e poco incline verso la destra italiana. C’era la sua Rosa dei venti che in realtà si chiamava Os, Organizzazione di sicurezza, ”formata da persone non iscritte a partiti politici, altamente patriottiche e disposte a impegnarsi, in caso di invasione del territorio nazionale, a difendere la patria, le proprie case la propria gente”. Il fulcro erano ”i legionari”: militari della riserva, selezionati e pronti a tutto. Ma in tutti i reparti delle forze armate - sostiene Spiazzi - esistevano liste segrete di coscritti e ufficiali su cui contare in caso di disordini. Uomini di fiducia che poi gravitano su Ordine nuovo, Avanguardia nazionale, Fronte nazionale e altre sigle di quella stagione. Mentre dalla sua galassia cattolico tradizionalista fanno capolino gli alfieri della Lega Nord, i veneti di Fabrizio Comencini e persino Mario Borghezio. [...]» (Gianluca Di Feo, ”L’espresso” 14/2/2008).