La Stampa 8 febbraio 2008, Marco Zatterin, 8 febbraio 2008
Via il Corano dall’Europa. La Stampa 8 febbraio 2008. Geert Wilders è convinto che il Corano sia un «libro fascista», giura di «odiare il mondo islamico» e afferma «la netta superiorità della cultura cristiana su quella musulmana»
Via il Corano dall’Europa. La Stampa 8 febbraio 2008. Geert Wilders è convinto che il Corano sia un «libro fascista», giura di «odiare il mondo islamico» e afferma «la netta superiorità della cultura cristiana su quella musulmana». Si esprime con impressionante lucidità, propone concetti oltraggiosi con la freddezza di chi enuncia formule matematiche. Non ha dubbi, nemmeno il più piccolo. Dice che la sua forza è nel milione e passa di olandesi che sembrano sposare la missione di cacciare Allah dai Paesi Bassi. E’ sordo davanti a chi lo avverte dei rischi che la sua azione comporta, le tensioni sociali e la possibile reazione delle minoranze fondamentaliste. «I don’t give a shit!», risponde. «Me ne fotto!». Non fa una piega: «Il codardo è il premier Balkenende - proclama con un sorriso freddo -. Io non lascerò scrivere la mia agenda politica a un mullah iraniano». Occhi di ghiaccio, capelli biondi in apparenza ossigenati, un aspetto giovanile, elegante, abito blu e cravatta rosso fuoco. Il 44enne Wilders, leader del «Partito per la Libertà» olandese, è il nemico numero uno dell’Islam e di chi in Europa crede nel dialogo come chiave per risolvere i conflitti etnici e religiosi. All’esordio elettorale, nel 2006, ha conquistato nove dei 150 seggi del parlamento dell’Aia. Se si votasse oggi, i sondaggi dicono che ne prenderebbe 15. Il suo manifesto è populista e radicale. «Sono la voce dei tanti non ne possono più del predominio islamico e dell’immigrazione. Non xenofobi o estremisti, bensì persone che vogliono tutelare la propria cultura e sentirsi sicuri nel loro mondo». La sua ultima trovata è un film contro il Corano, un prodotto che ha tutta l’aria di essere destinato scatenare una versione amplificata delle polemiche sulle caricature di Maometto apparse sulla stampa danese. Da quando ne ha parlato è diventato il politico più blindato d’Olanda. Ha sempre una guardia del corpo al fianco. I partiti democratici lo condannano col suo Pvv. Lui «se ne fotte». Spiega che «ammorbidire i toni sarebbe come dichiarare la vittoria di chi rifiuta di confrontarsi con strumenti democratici». Inutile chiedergli se non sta tirando troppo la corda. Quello risponde «dico ciò che penso e rispetto della legge, il film si farà». Onorevole Wilders, cominciamo da qui. A che punto è la pellicola? «Stiamo terminando la sceneggiatura. Dovrebbe essere completato in un paio di settimane. Le quattro televisioni interessate a trasmetterlo lo vogliono vedere prima di decidere. Mi pare normale. Andrà in onda a inizio marzo se non ci saranno ritardi». Che tipo di lavoro è? «Combina immagini di archivio con altre girate appositamente. E’ un viaggio attraverso il Corano e le sure che ho scelto di illustrare». Qual è la tesi? «E’ che il Corano dovrebbe essere bandito, nel mio paese e in tutte le sue moschee, perché è interpretato alla lettera e usato quale incentivo per atti di terrorismo e violenza. Ad Amsterdam un marocchino ha picchiato un omosessuale dichiarando di essersi ispirato ad Allah. Voglio aprire gli occhi alla gente». Sostiene l’equazione Islam uguale terrorismo? «Errore! Io non credo che tutti i musulmani siano terroristi, ma so che tutti i terroristi sono musulmani». C’è differenza fra la libertà di parola e una strategia che rischia di gonfiare lo scontro fra culture. Non è anche questo un fondamentalismo? «Non intendo istigare l’odio. Non ce l’ho coi musulmani, ma detesto il Corano. Se gli islamici assimilassero i nostri valori non esiterei a considerali miei simili. Ho un problema grande con le loro scritture e voglio essere libero di dirlo». E’una provocazione, messa in questo modo. «Per nulla. Se non lo faccio io, non lo fa nessuno. L’Europa è imbevuta dal relativismo culturale, un’illusione perchè non esiste uguaglianza fra culture. La nostra è di gran lunga migliore di una islamica da ritardati. Noi non picchiamo i gay, non discriminiamo le donne, non usiamo violenza con chi è diverso. Non sogno una monocultura, però esigo che la nostra sia dominante». Il film riscalderà il clima. Lo sa, vero? «Falso, tutti parlano senza averlo visto. Il Muftì di Siria ha detto che se ci sarà un bagno di sangue la responsabilità sarà mia. Nessuno mi ha difeso. Si alimenta una profezia di morte che finirà per realizzarsi da sola. E io sarò la radice di ogni male». Come politico, una responsabilità morale davanti all’opinione pubblica ce l’ha eccome. «Io utilizzo dei metodi democratici, discorsi e film. Non posso essere responsabile se qualcuno si comporta altrimenti». Il regista Van Gogh è stato ucciso per le sue dichiarazioni anti-Islam. Pensa mai che possa succedere anche a lei? «Certo. Molti mi dicono che dovrei cambiare atteggiamento, scegliere il dialogo. Ma, se voglio rispettare i miei elettori, non posso. Sarebbe come dichiarare la vittoria degli estremisti. So che non si affermeranno mai in una società democratica. Pertanto, nell’ambito dei limiti della legge, io non accetterò mai compromessi, né modererò i toni solo perché la mia vita è in pericolo». Marco Zatterin