Il Sole 24 ore 5 febbraio 2008, Renato Farina, 5 febbraio 2008
Tutti contro l’aborto ma non si faccia il partito. Il Sole 24 ore 5 febbraio 2008. Lista politica per il diritto alla vita? No, questo no
Tutti contro l’aborto ma non si faccia il partito. Il Sole 24 ore 5 febbraio 2008. Lista politica per il diritto alla vita? No, questo no. La battaglia è giusta, ma perché avvilirla nella noia di un partito in più, con simboli, bandiere e relativi leader al microfono del Tg1? Non è la prima cosa da rimarcare, lo so: quanto sta facendo Giuliano Ferrara contro l’aborto è per me magnifico. Ferrara si espone in prima persona a ingiurie e fischi, impiegando sabati e domeniche per discutere con chiunque sul nome vero di quel tizio che viene abortito, cioè ucciso: un essere umano. Incrina certezze sulla 194 che a sinistra (ma pure a destra) pareva digerita come ovvia per l’eternità. Giulianone lotta perché almeno non sia una strada comoda per l’aborto eugenetico (selezionare i sani, eliminare i malformati). Domenica l’Elefantino ha trovato a Cassino una manifestazione contro di lui delle donne della Cgil. Il suo torto: battere sullo stesso ferro scaldato poche ore prima da Benedetto XVI alla finestra di piazza San Pietro: la vita va difesa dal concepimento al suo termine naturale. Ferrara era con l’abate del famoso monastero benedettino e con Paola Binetti, senatrice del Partito democratico, cattolica veltroniana, ma obbediente più alla sua coscienza che a Walter. Si tollerano le proteste contro l’aborto, purché siano confinate in parrocchia. Se si scavalca la cerchia degli esperti di orazioni, allora nascono i guai; e a un uomo come Ferrara, che porta scompiglio tra i suoi vecchi compagni comunisti, non la si perdona. Ferrara però sul partito della vita, sbaglia. Ha buttato lì il progetto politico sul Foglio. Ha scritto che lui avrebbe votato «volentieri», e l’avrebbero fatto in tanti, una «seria lista nel nome del diritto alla vita dal concepimento alla morte naturale». Dopo di che fa i nomi di chi dovrebbe promuoverla: Formigoni, Buttiglione, Carlo Casini, magari anche Savino Pezzotta, coinvolgendo «un gruppo di cattolici combattivi dell’altro Polo». Il segretario dell’Udc Lorenzo Cesa si è detto d’accordo. E capiamo persino noi il perché. Senz’altro per la sua posizione fieramente anti-abortista, ma anche perché spedirebbe in quel partitino di Lepanto parecchia gente che ha gli stessi valori (si dice ancora così, purtroppo) dell’Udc, ma almeno sarebbe fuori gioco nelle questioni politiche dove si decide chi comanda. Perché Giuliano hai fatto questa proposta? Se passasse, il risultato sarebbe di creare gli specializzati in una questione decisiva, ma che, se pretende di diventare la totalità della proposta politica, fa del male a se stessa. Si leggano le lettere di San Paolo. Quando scrive ai Romani, condanna l’in fanticidio assai in voga, ma non chiede di mettersi insieme sulla base della sacrosanta lotta all’in - fanticidio. I compito è più vasto: costruire la civiltà dell’amore (e in essa si stia bene tutti, anche i bambini non nati). Meglio allora l’idea originaria di Pezzotta che, sull’onda del Family day, voleva lanciare un partito bianco, concentrato sui "tre principi non negoziabili" di papa Ratzinger: appunto vita, famiglia ed educazione libera. L’idea fu bocciata perché avrebbe creato un partitino in più, una micro-Dc, con il rischio di congelare in se stessa quanto dovrebbe essere patrimonio primario di uno schieramento più vasto. Figuriamoci una lista che contenga il solo diritto alla vita. Ricorda le trovate radicali della lista antiproibizionista. Piuttosto ci si raduni da tutte le parti politiche quando in Parlamento si dovessero trattare temi dove si giocano la vita e la morte. Detto questo, non se ne può più della cultura abortista da falsari che ci domina. Gli ultimi esempi riguardano la discussione (1) sull’introduzione in Italia della pillola RU486 e (2) sulla rianimazione di creature sopravvissute incautamente - proprio non ce l’hanno fatta a morire - all’Igv (così la 194 definisce l’aborto). 1) vero che la 194 consente l’aborto, superati alcuni colloqui, entro i primi tre mesi. E dun- que la pillola sarebbe un modo nuovo di praticare il medesimo atto. Giusto. vero però che la normativa è intitolata alla "tutela della maternità". Va quindi contro la ratio della legge moltiplicare i mezzi per non tutelarla. Non c’è bisogno di essere dei geni per afferrare il concetto. 2) I primari di ginecologia di Roma hanno firmato un documento in cui affermano: in caso di aborto terapeutico, che si può effettuare fino al quinto mese di gravidanza, qualora la creaturina sopravviva, e ci siano speranze di salvarla, si deve procedere alla rianimazione anche senza il consenso della madre. Il ministro Turco ha detto: «Crudeltà insensata». Che cosa? Che si salvi un bambino nonostante la volontà materna? La legge però non transige. Consente l’aborto terapeutico, quando sia in questione la vita o la salute della madre. Una volta salvaguardata questa, perché mai si dovrebbe rinunciare a tenere in vita il bambino se campa? Non è più un feto, ma un neonato. Oppure qualcuno pensa di no, solo perché è molto prematuro? Vogliamo dircelo o no? La 194 non autorizza affatto l’aborto eugenetico, consistente nella soppressione di un futuro presunto handicappato. Nella pratica si aggira la legge: si certifica che la mamma non può portare avanti la gravidanza di un "mostro" salvo distruggere la sua mente. Dunque si sopprima l’alieno. Però la legge non prevede ancora l’infanticidio terapeutico. Infatti dopo che è fuori dall’utero, e vive, che razza di terapia è ammazzarlo? Purtroppo però la propaganda è più forte. Ecco come i due siti più frequentati hanno proposto un sondaggio tra i lettori. Repubblica.it «Aborto, salvare il feto a tutti i costi anche se la madre dice no? I ginecologi delle università romane in un documento affermano che il feto va rianimato se vivo dopo l’aborto. Anche contro il parere della madre. Siete d’accordo?». Corriere.it «Un gruppo di ginecologi delle Università romane propone di rianimare i feti ancora vivi dopo l’aborto. Sei d’accordo?». Hanno vinto i no, circa 70 contro 30, ovvio. A chi interessa salvare un feto? Peccato che in quel momento è un neonato. Riscrivere la domanda, prego, e rispondere. Renato Farina