Il Sole 24 ore 7 febbraio 2008, Eliana Di Caro, 7 febbraio 2008
Per la costosa tappa finale Hillary a corto di fondi. Il Sole 24 ore 7 febbraio 2008. Il Super Tuesday non ha lasciato sul campo un vincitore in casa democratica, ma Hillary Clinton si è rivolta ai suoi sostenitori con piglio e tono presidenziali
Per la costosa tappa finale Hillary a corto di fondi. Il Sole 24 ore 7 febbraio 2008. Il Super Tuesday non ha lasciato sul campo un vincitore in casa democratica, ma Hillary Clinton si è rivolta ai suoi sostenitori con piglio e tono presidenziali. Nel quartier generale di New York, l’ex first lady ha parlato in tarda serata, quando ancora non si sapeva della sua vittoria in California. «Stanotte stiamo ascoltando le voci di tutta l’America, di madri e padri che vogliono il meglio per i loro figli, dei giovani che meritano un’opportunità, di quelli che lavorano di giorno e di notte. Di tutti coloro che non finiscono sui giornali, ma che hanno sempre scritto la storia di questo Paese». Hillary è stata più enfatica di altre volte, forte dei successi in Stati importanti come il New Jersey, il Massachusetts e la sua «great New York», dicendo che «la gente ha votato non solo per fare la storia, ma per rifare l’America». Ha invocato un momento di raccoglimento per l’Arkansas e il Tennessee, violentemente colpiti da un tornado, destinando loro «i nostri pensieri e le nostre preghiere». Ha mandato in delirio i suoi fan quando ha assicurato che «i repubblicani non staranno un giorno di più alla Casa Bianca dopo il 20 gennaio 2009». Eppure ieri la senatrice ha avuto un cattivo risveglio. La situazione finanziaria della sua campagna (che rimane comunque ancora lunga e aperta, come ha confermato lo stratega Mark Penn) non è affatto rosea. Tanto che l’ex first lady ha sollecitato i sostenitori a raccogliere 3 milioni di dollari nei prossimi tre giorni, per poter gareggiare alla pari con Barack Obama sul fronte degli spot pubblicitari. Non solo. Il portavoce della senatrice, Mark Wolfson, ha detto che la Clinton alla fine del mese di gennaio ha messo sul piatto cinque milioni del proprio patrimonio familiare (valutato in 50 milioni dalla stampa americana), «per assicurare alla nostra campagna le risorse necessarie per competere e vincere». Hillary ha speso molto nei primi appuntamenti elettorali, ma è in difficoltà anche perché la metà dei suoi finanziatori ha già raggiunto il tetto massimo delle donazioni previsto dalla legge, pari a 2.300 dollari a testa. Il senatore dell’Illinois ha invece raccolto molti fondi attraverso Internet: tanti piccoli contributi, anche di pochi dollari, che possono essere ripetuti. Il risultato è che Obama nel solo mese di gennaio ha incassato 32 milioni, la sua avversaria appena 13,5. E, passato il Super martedì, si va incontro alle primarie in Stati diventati ormai decisivi oltre che costosi, come il Texas e l’Ohio (dove si vota il 4 marzo) e la Pennsylvania (in calendario il 22 aprile). Intanto dopodomani i democratici votano in Louisiana, a Washington, in Nebraska e nelle Isole Vergini; il 12 febbraio in Maryland, Virginia e Washington D.C. Posti in cui, osserva Penn, la senatrice è svantaggiata. E per questo nei prossimi giorni vorrebbe sfidare Obama in altri quattro confronti televisivi. Ma il candidato afroamericano non sembra disponibile: «Abbiamo già fatto 18 dibattiti finora. Credo siano 10 in più delle precedenti battaglie democratiche». Come dire: può bastare. Eliana Di Caro