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 2008  febbraio 07 Giovedì calendario

Pannunzio e Longanesi pace segreta dopo la lite. Libero 7 febbraio 2008. In un giorno d’inizio estate del 1957 Giovanni Ansaldo, allora direttore de "Il Mattino", trovandosi a Roma, si recò a far visita a Leo Longanesi

Pannunzio e Longanesi pace segreta dopo la lite. Libero 7 febbraio 2008. In un giorno d’inizio estate del 1957 Giovanni Ansaldo, allora direttore de "Il Mattino", trovandosi a Roma, si recò a far visita a Leo Longanesi. Li legavano una solida e antica amicizia, ma anche una profonda e collaudata comunanza di idee. Lo trovò assai malandato in salute (di lì a qualche mese, Longanesi sarebbe morto) ma sempre acuto e vivace, ironico e mordente. In quell’incontro, del quale non è rimasta traccia se non nelle confidenze orali di Ansaldo ad amici e familiari, Longanesi gli comunicò di essersi da poco rivisto e soprattutto rappacificato con due giornalisti, Arrigo Benedetti e Mario Pannunzio, ormai divenuti famosi. I due erano stati, giovanissimi, esordienti o quasi, suoi allievi e amici ai tempi di "Omnibus". Nel dopoguerra, avevano intrapreso altre strade: il primo era andato a dirigere "L’Europeo", il secondo aveva fondato "Il Mondo". I rapporti si erano poco alla volta freddati. E non tanto, come si potrebbe pensare, per motivi politici, quanto piuttosto per motivi caratterialie e ragioni di gelosia professionale. A Longanesi, per esempio, proprio non era andato giù il fatto che Benedetti non gli avesse chiesto neppure un consiglio sull’impaginazione de "L’Europeo". Con Pannunzio, poi, aveva addirittura interrotto ogni relazione epistolare dopo l’uscita de "Il Mondo". Ansaldo aveva cercato di mantenere qualche rapporto con i due: era diventato un collaboratore del settimanale diretto da Benedetti, ma non era riuscito, malgrado un invito formale, a stabilire una collaborazione con "Il Mondo", anche se aveva avuto sempre stima di Pannunzio, come dimostrano i suoi diari. Il 19 settembre 1946 lodò il fatto che Pannunzio avesse precluso le pagine del suo "Ri sorgimento Liberale" agli «intellettuali che avevano firmato il manifesto per la Repubblica». Il 20 aprile 1948 annotò: «Mario Pannunzio, figlio di una Bernardini, famiglia ragguardevole di Lucca, e di un avvocato pugliese; giovane colto e acuto nei giudizi, di scuola longanesiana ("Omnibus"), conservatore nel gusto, liberale in politica. Sono stato con lui sempre in buoni rapporti». Non gli piaceva, invece, l’ambiente che circondava Pannunzio, come si evince da questa annotazione dell’8 gennaio 1950: «"Il Mondo" è un nido di calabroni». Anche Longanesi, quando, nel febbraio del 1949, ricevette il primo numero del settimanale, non ne fu entusiasta e ne scrisse proprio ad Ansaldo in questi termini: «Ha visto il "Il Mondo"? meno che niente: un "Omnibus" di Guf-liberale. Ben pettinato, vestito alla marinara e senza sugo. Il pubblico si abitua allo scandalo fisso. Per di più la mania di Benedetti e Pannunzio e Brancati di fare ora il processo al fascismo e di tirare merda al Duce non piace a nessuno». Questa fu la reazione immediata di Longanesi all’uscita del settimanale, ma è anche vero che, a sentire altre testimonianze, egli avrebbe espresso a voce il rammarico di non essere stato lui ad aver fatto uscire quella rivista. Un fatto poi avrebbe contribuito a inasprire i rapporti fra i due. Nel marzo 1950 Longanesi mandò in edicola il primo numero di quella che sarebbe stata la sua ultima creatura giornalistica, "Il Borghese". Fra i collaboratori figurava Giovanni Spadolini, che già scriveva sul settimanale di Pannunzio. Questi gli chiese immediatamente di interrompere la collaborazione col giornale di Longanesi poiché i due periodici, sotto ogni rapporto, erano concorrenti e incompatibili. Spadolini, che era stato qualche giorno prima insieme a Longanesi ospite di Ansaldo a Pescia, si affrettò a informare il direttore de "Il Borghese" con una lunga e imbarazzata lettera che si chiudeva con la richiesta di un consiglio sul da farsi. Longanesi fu molto freddo e ne scrisse in questi termini ad Ansaldo: «Caro Ansaldo, siamo alle solite. Le accludo copia di una lettera inviatami da Spadolini. Me l’aspettavo dopo l’incontro a Pescia. una lettera molto ipocrita, toscana, che mostra il carattere del tipo. Ho risposto secco: faccia quel che crede». Il fatto, finora sconosciuto o poco noto, che, alla vigilia della scomparsa, Longanesi si fosse rappacificato con Pannunzio merita di essere rammentato oggi, mentre si annunciano tante celebrazioni del quarantesimo anniversario della morte del fondatore de "Il Mondo" che, probabilmente, all’om bra del politically correct, verrà ricordato solo come un "liberale di sinistra" o un radicale. La verità è che Mario Pannunzio - esponente di quella covata di giornalisti anticonformisti nati all’ombra di Leo Longanesi ma al tempo stesso vivace frequentatore della mitica saletta del romano Caffè Aragno, punto di ritrovo dell’intellettualità mugugnante degli anni Trenta - era un liberale d’antico stampo, affascinato da Alexis de Tocqueville (proprio a "Le passioni di Tocqueville" dedicò uno dei suoi scritti più belli) e da Benedetto Croce; un liberale, insomma, nella cui personalità finivano per convivere modi di essere conservatori e pulsioni progressiste. Nel 1943 era entrato a far parte del gruppetto d’intellettuali che svolgeva attività cospirativa pubblicando e diffondendo volantini e fogli antifascisti. Poi era stato - insieme a Nicolò Carandini, Franco Libonati e Leone Cattani - uno dei fondatori del Partito Liberale Italiano, del quale, fra il 1944 e il 1947, diresse il quotidiano ufficiale "Risorgimen to Liberale" e ne fece un bel giornale, elegante e raffinato ma soprattutto autorevole. Era rigoroso il suo anticomunismo così come incrollabile era la sua convinzione che il liberalismo rappresentasse la strada maestra per condurre l’Italia sulla strada non solo della ripresa civile ed economica, ma anche della modernizzazione politica. La non lunghissima, ma neppure breve, vita de "Il Mondo" - il primo numero porta la data del 19 febbraio 1949, l’ultimo quella dell’8 marzo 1966 - conferma, per il suo fondatore, questa immagine di liberale autentico. Molti - ricordando la militanza di Pannunzio nelle file della sinistra liberale o la fondazione, della quale egli fu artefice, del Partito radicale (che lasciò nel 1962) - tendono in maniera semplificatoria a trasformarlo in una icona del progressismo. In realtà, che il liberalismo di Pannunzio non fosse a senso unico lo dimostra il fatto che, sulle pagine de "Il Mondo" si ritrovarono tutte le sfumature della cultura liberale, italiana ed europea, senza distinzione tra liberisti e non liberisti, tra conservatori e progressisti. Accanto a Benedetto Croce e Luigi Einaudi, a Gaetano Salvemini e Carlo Antoni, Vittorio De Caprariis e Francesco Compagna, Rosario Romeo e Giovanni Spadolini vi fu, per esempio, un conservatore al limite del reazionarismo come Panfilo Gentile (che firmava come "Averroè" il suo «Diario politico»). E che dire, poi, della collaborazione scintillante di un Ennio Flaiano o dei disegni ironici di un Mino Maccari, che era stato sodale di Longanesi ai tempi eroici di "Strapaese"? La verità è che Pannunzio era figlio di Longanesi anche e soprattutto nell’anticonformismo. Il suo liberalismo progressista era in fondo l’altra faccia del conservatorismo di Longanesi. Per ciò, probabilmente, giunto quasi al limitare della vita, quest’ultimo sentì il bisogno di ritrovare il suo allievo di un tempo. Il migliore dei suoi allievi. L’APPUNTAMENTO LECTIO MAGISTRALIS Lunedì prossimo alle ore 18 nell’Aula Magna dell’università di Torino (Via Verdi, 8) Marcello Pera, ordinario nell’Università di Pisa e Senatore della Repubblica, terrà una lectio magistralis su: "Alle origini del liberalismo. a proposito di Pannunzio e Tocqueville". Il discorso si inserisce nelle celebrazioni del 40° anniversario della scomparsa di Mario Pannunzio. Pannunzio (Lucca, 1910 - Roma, 1968) fu fra i fondatori del Partito Liberale Italiano. Nel 1949 fondò Il Mondo, settimanale che avrebbe diretto sino alla chiusura (1966). Nel 1968 è stata fondata in suo onore, a Torino, l’associazio ne culturale Centro Pannunzio Francesco Perfetti