ItaliaOggi 8 febbraio 2008, Franco Bechis, 8 febbraio 2008
Roma, la grande guerra. ItaliaOggi 8 febbraio 2008. A pochi giorni dal varo ufficiale della campagna elettorale, Walter Veltroni trova proprio nella sua Roma un ostacolo imprevisto
Roma, la grande guerra. ItaliaOggi 8 febbraio 2008. A pochi giorni dal varo ufficiale della campagna elettorale, Walter Veltroni trova proprio nella sua Roma un ostacolo imprevisto. E che ostacolo: Francesco Gaetano Caltagirone, che è fuori dalla grazia di Dio per la coda finale del piano regolatore della capitale. E non lo manda a dire, visto che ieri il principale quotidiano della famiglia, Il Messaggero, sparava non certo a salve su quello che voleva essere il capolavoro che suggellava il passo d’addio del sindaco che vuole diventare premier. Tutta colpa di tre accordi di programma collegati al piano regolatore e di cui sono principali beneficiari i fratelli Toti, imprenditori concorrenti e da anni assai cari all’amministrazione capitolina Non che il sindaco di Roma non sia abituato a duellare con gli imprenditori della città. E che Caltagirone non le mandi a dire, non è novità: a seconda della posta in gioco e del comportamento della amministrazione municipale, l’immagine di Veltroni compariva o spariva all’improvviso da ogni cronaca del Messaggero. Questa volta però i toni sono più duri, e segnalano l’epilogo di una guerra sotterranea che da mesi si stava combattendo all’interno della giunta, mentre il sindaco pensava a costruire il suo Partito democratico. Due assessori chiave per il piano regolatore della città, come Roberto Morassut e Claudio Minelli avevano preso strade prima parallele, poi sempre più divaricate. Quest’ultimo, certo non in disaccordo con il sindaco, ha avuto in mano le chiavi degli accordi di programma, che spesso sono la leva con cui fare spostare l’impianto stesso del piano regolatore. Minelli è il regista degli ultimi tre accordi di programma che hanno suscitato l’ira di Caltagirone e che valgono per le aziende del gruppo Toti qualcosa come mille miliardi di vecchie lire. Si tratta della riqualificazione delle torri dell’Eur, del progetto Millennio che avrebbe dovuto ridisegnare la vecchia sede Alitalia alla Magliana e del progetto chiamato Porta di Roma- Bufalotta per costruire la nuova sede della Luiss. Quest’ultimo ha il nome di un nuovo quartiere commerciale della capitale, ma in realtà ha cubature in una delle zone più pregiate, il quartiere Parioli. In tutti e tre i casi il progetto di edilizia commerciale è stato variato in edilizia residenziale, spesso di lusso, con naturale grande vantaggio dell’assegnatario. La faccio breve: quel piano regolatore che doveva segnare la pax fra i grandi costruttori di Roma, anche se solo in tre primeggiavano (Caltagirone, i Toti e Parnasi) proprio nel suo rush finale, durante la volata per la candidatura di Veltroni che da tutto questo doveva essere rafforzata, rischia di mandare all’aria tutti gli equilibri. Mette i Toti sul gradino più alto del podio dell’era veltroniana e rischia di scatenare una guerra pronta a lasciare più di una ferita sul sindaco uscente che vuole dare l’assalto a palazzo Chigi. Non è quindi storiella locale, non solo perché Roma non è città qualsiasi, ma un indicatore non secondario della capacità di governo dell’uomo nuovo della politica italiana. Questo finale pirotecnico, oltre a complicare la discesa in campo del successore, Francesco Rutelli (che Caltagirone accoglierà con tappeti rossi), segnala i limiti dell’uomo di governo. Grande pr di se stesso e affabulatore finché i progetti si illustrano e disegnano, un po’ meno convincente quando si tratta di realizzare e gestire. Quell’era veltroniana a Roma che poteva trasformarsi nell’arma vincente del nuovo leader del centrosinistra rischia invece di essere il suo tallone di Achille. Per questo i prossimi giorni divamperanno fuochi e scintille. Chi conosce bene Veltroni giura che alla fine i Toti dovranno rassegnarsi ad attendere tutta la campagna elettorale e l’insediamento del nuovo sindaco- quel Rutelli con cui i rapporti anni fa non furono idilliaci. E che alla fine Caltagirone l’avrà vinta: il leader del Pd di coraggio ne ha già mostrato in questi giorni abbastanza sul piano politico per averne ancora in serbo per una lunga battaglia con uno dei principali editori italiani. Sono dunque giorni decisivi per entrambi gli schieramenti. Anche se le guerre fi nanziarie e le alchimie di coalizione non sembrano appassionare molto gli elettori. Che invece hanno preso sul serio la campagna lanciata da Italia Oggi per salvare cento politici meritevoli di essere ricandidati (o candidati per la prima volta). Sono centinaia le preferenze che ogni giorno arrivano alla redazione di Italia Oggi, segnalando un entusiasmo che nemmeno noi sospettavamo. C’è un vero e proprio assalto al sito di www.italiaoggi.it dove due blog sono dedicati in homepage alle vostre scelte. Così come arrivano decine e decine di mail agli indirizzi di posta elettronica messi a disposizione: classroma@ class.it e fbechis@class. it. Sarà possibile votare anche nei prossimi giorni, e dall’inizio della settimana ventura pubblicheremo le classifi che die prescelti. Posso anticipare che in cima si triva un terzetto: Dorina Bianchi, Giuseppe Valditare e Guido Crosetto... Franco Bechis