ALBERTO MATTIOLI, La Stampa 8 febbraio 2008, 8 febbraio 2008
Sorpresa l’opera è tornata di moda. La Stampa 8 febbraio 2008. Sorpresa: forse la musica cosiddetta classica in generale e l’opera in particolare non sono poi quel museo che si crede in Italia
Sorpresa l’opera è tornata di moda. La Stampa 8 febbraio 2008. Sorpresa: forse la musica cosiddetta classica in generale e l’opera in particolare non sono poi quel museo che si crede in Italia. Anzi, l’ex colonna sonora del salotto di nonna Speranza potrebbe perfino rivelarsi un aspetto neanche troppo secondario di questa modernità così problematica e contraddittoria. Che l’opera «tiri» lo conferma il fatto che è ripartita la corsa al melodramma fra i registi di cinema. Woody Allen, lo si sa, debutterà quest’autunno a Los Angeles nel Gianni Schicchi di Puccini, mentre le altre due opere del Trittico, Il tabarro e Suor Angelica, sono affidate a William Friedkin, il regista dell’Esorcista. Ma c’è anche David Cronenberg, che metterà in scena prima a Los Angeles e poi a Parigi The Fly di Howard Shore, l’opera tratta dal film horror, La mosca, che gli ha dato la celebrità. Abbas Kiarostami annuncia il suo primo Così fan tutte, l’estate prossima ad Aix-en-Provence, poi a Londra all’Eno, l’English National Opera che insiste a eseguire Mozart in inglese. Ed Emir Kusturica, noto melomane e già in scena all’Opéra di Parigi con la sua «punk opera» Il tempo dei gitani debutterà a sua volta nell’opera «vera», un Rigoletto in Italia nel 2013, bicentenario della nascita di Verdi. In quale teatro, per il momento, non è dato sapere. Anche Ian McEwan, uno dei romanzieri più famosi del mondo, annuncia di mettersi all’opera: scriverà per il compositore Michael Berkeley il libretto, annunciato «farsesco», di For You. Che l’opera non stia passando di moda, anzi, lo conferma l’apparizione di uno dei suoi interpreti più carismatici nel più popolare cartoon del mondo, che peraltro satireggia vizi e virtù (più quelli di queste) del nostro mondo forse con più acutezza e certamente con più umorismo di un tomo di sociologia. Nell’episodio The Homer of Seville i Simpson accolgono un Placido Domingo tutto giallo, simpsonizzato anche lui (a suo tempo, l’altro tenorissimo Pavarotti si dovette accontentare di apparire sulle pagine di Topolino come «Paperotti»). Anche nel mondo parallelo di «Second Life» è spuntata la musica classica. Qualche mese fa, ci si è tenuto il primo concerto: suonava la Liverpool Philharmonic Orchestra diretta da Vasily Petrenko. E la solita pubblicità continua a saccheggiare senza pudori il mondo della «classica». Non solo per le sue colonne sonore: l’ultima campagna della Ford vede i suoi protagonisti «suonare» pezzi di automobile come fossero strumenti. E poi, la globalizzazione. La musica «colta» approda dove non era mai arrivata. Ad Abu Dhabi, mecca del consumismo global, si terrà dal 22 marzo al 2 aprile un Abu Dhabi Classic Music Festival con una notevole sfilata di soliti noti, evidentemente contenti di suonare dove c’è la più alta concentrazione di gioiellerie per chilometro quadrato del mondo, con cachet, si immagina, conseguenti. Ma, dall’altra parte della scala sociale, si moltiplicano i tentativi di rendere opere e concerti un po’ meno élitari. L’esempio del Metropolitan di New York, con le sue opere trasmesse, live e in diretta, nei cinema di mezzo mondo, sta facendo scuola anche da questa parte dell’Atlantico. Oppure si rispolverano vecchie usanze. Per esempio, a Firenze, dove il teatro del Maggio ha riflettuto sul recente successo della sua Madama Butterfly, allestimento visto e rivisto, compagnia senza grandi nomi, che però ha «fatto» nove esauriti di fila, 18 mila spettatori e oltre 500 mila euro d’incasso. Ecco allora per quest’autunno l’operazione «Reconditarmonia» (così, tuttoattaccato), cioè la versione moderna delle vecchie recite «a prezzi popolari» che ingialliscono sulle locandine dei tempi in cui il melodramma era appunto, Gramsci docet, l’unica vera arte nazionalpopolare italiana. Dal 10 ottobre, per due settimane, a Firenze si alterneranno tre opere molto amate (Tosca, Bohème e Cavalleria rusticana) e due balletti tratti da opere (Vespri e Aida) a prezzi ridotti: da 10 a 50 euro. «Tornate all’antico e sarà un progresso», del resto, lo diceva già Verdi. ALBERTO MATTIOLI