Gianni Mura, la Repubblica 10/2/2008, 10 febbraio 2008
Sul Corsera ho letto venerdì una storia interessante. Che risale al 2000, però sappiamo che non solo le sigarette ma anche le notizie hanno i filtri
Sul Corsera ho letto venerdì una storia interessante. Che risale al 2000, però sappiamo che non solo le sigarette ma anche le notizie hanno i filtri. Siamo in Libia, a Bengasi (dov´è più forte l´opposizione al regime). La squadra locale riceva l´Al Alhy di Tripoli, la squadra di Gheddafi junior. Al-Alhy di Bengasi avanti per 1-0, poi l´arbitro concede due rigori molto generosi agli ospiti e convalida un loro gol in netto fuorigioco. A questo punto i giocatori locali vorrebbero lasciare il campo in segno di protesta, ma le guardie del corpo di Al Saadi, ai bordi del campo, li convincono a continuare. Poche settimane dopo il Bengasi gioca con l´Al Bayada, della città dov´è nata la madre di Al Saadi. Altro rigore inesistente, invasione di campo. Finisce che il 28 agosto 2000 la squadra cessa di esistere, sede e infrastrutture vengono buttate giù coi bulldozer, decine di persone arrestate. La Fifa non fa una piega. Nove tifosi sono arrestati, tre condannati a morte, accusati di «formazione di una società segreta proibita dalla legge». Nel 2005 la pena è sospesa ed escono tutti di galera, tranne uno che s´è impiccato. La ricostruzione è del mensile francese So Foot. Il Bengasi è stato riabilitato, l´anno scorso è arrivato quinto. Al Saadi pare non si occupi più di calcio, è colonnello delle Forze speciali.