Alberto Custodero, la Repubblica 8 febbraio 2008, 8 febbraio 2008
ROMA - Nell´operazione Old bridge, diretta contro 90 boss mafiosi del clan italiano Lo Piccolo e di quello americano Gambino, è stato arrestato anche Filippo Casamento, il padrino di Cosa Nostra più anziano (82 anni)
ROMA - Nell´operazione Old bridge, diretta contro 90 boss mafiosi del clan italiano Lo Piccolo e di quello americano Gambino, è stato arrestato anche Filippo Casamento, il padrino di Cosa Nostra più anziano (82 anni). E più vanitoso: uscendo in manette dalla sua casa in Staten Island, a New York, stretto fra due agenti dell´Fbi, rivolto alle telecamere americane si è lasciato sfuggire un «minchia quanto sono elegante». L´operazione sul «vecchio ponte» Palermo-New York che ha portato in carcere 23 persone a Palermo e 54 in America registra la mancata cattura di 13 persone. Fra queste, Giovanni Nicchi, giovane emergente sempre più importante inserito nella lista dei 30 latitanti più pericolosi, e Salvatore Parisi. Fra gli arrestati negli Usa, i vertici della famiglia Gambino: Frank Calì, capo "decina", Domenico Cefalù, vicecapo detto il «chimico» per la sua esperienza nella raffinazione della morfina importata in Sicilia e esportata in America, e Charles Carneglia, autore di 5 omicidi. Ma è Casamento, l´anziano sottocapo della famiglia di Boccadifalco, l´emblema vivente della storia della mafia siculo-americana dagli anni Ottanta a oggi, dai tempi di Pizza connection del giudice Giovanni Falcone ai pizzini di Bernardo Provenzano e Salvatore Lo Piccolo. L´anziano e vanitoso boss ha vissuto da protagonista tutte le fasi della guerra di mafia degli ultimi 30 anni: la fuga dai killer di Totò Riina e Bernardo Provenzano e l´esilio in America con gli Inzerillo decimati dai corleonesi e da quel momento ribattezzati «gli scappati». Il tradimento degli ex alleati e l´omicidio nell´82 del boss Pietro Inzerillo. La mediazione con i palermitani per il ritorno in Sicilia, nei primi anni del Duemila, della nuova generazione degli Inzerillo. Quel ritorno divise recentemente la mafia siciliana: fra i contrari perché temevano le vendette degli «scappati», Antonino Rotolo («ma come facciamo a fidarci di chi ha tradito i proprio familiari?», esclamò, intercettato da una microspia). Fra i favorevoli, per «non perdere la faccia» con le "famiglie" americane, Salvatore Lo Piccolo che perorò la causa a Bernardo Provenzano con un pizzino: «Carissimo zio, la prego gentilmente, anche per non rischiare quel poco di pace che abbiamo nella nostra famiglia». Lo «zio» Provenzano, invece, restò neutrale, sostenendo che, se gli Inzerillo «sono qui, riusciamo a controllarli».