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 2008  febbraio 09 Sabato calendario

Il prete che ha interrogato il papa sull’inferno è don Pietro Riggi, salesiano del Borgo Ragazzi Don Bosco

Il prete che ha interrogato il papa sull’inferno è don Pietro Riggi, salesiano del Borgo Ragazzi Don Bosco. Avvenire e Osservatore pubblicano oggi la risposta completa del Papa, insieme con le altre nove date giovedì ad altrettanti sacerdoti della comunità romana. Benedetto dice fra l’altro: «Penso che noi tutti siamo ancora colpiti dall’obiezione dei marxisti secondo cui i cristiani hanno solo parlato dell’aldilà e hanno trascurato la Terra. Così noi tutti ci impegniamo per la Terra e non siamo persone che parlano di realtà lontane». Però senza tenere conto «dell’altra dimensione [...] non lavoriamo bene per la Terra. [...] Quando non si conosce il giudizio di Dio, non si conosce la possibilità dell’inferno, del fallimento radicale e definitivo della vita, non si conosce la possibilità e la necessità della purificazione [...] Tutte le grandi ideologie hanno promesso: noi prenderemo in mano le cose, non trascureremo la Terra, creeremo il mondo nuovo, giusto, corretto, fraterno. Invece hanno distrutto il mondo. Lo vediamo con il nazismo, lo vediamo anche con il comunismo». Ancora: «Nell’enciclica ho cercato di dimostrare che proprio il giudizio ultimo di Dio garantisce la giustizia. Tutti vogliamo un mondo giusto. Ma non possiamo riparare tutte le distruzioni del passato, tutte le persone ingiustamente tormentate e uccise. Solo Dio stesso può creare la giustizia che deve essere giustizia per tutti, anche per i morti. E come dice Adorno, un grande marxista, solo la risurrezione della carne, che lui ritiene irreale, potrebbe creare giustizia. Noi crediamo in questa risurrezione della carne, nella quale non tutti saranno uguali. Oggi si è abituati a pensare: che cosa è il peccato, Dio è grande, ci conosce, quindi il peccato non conta, alla fine Dio sarà buono con tutti. una bella speranza. Ma c’è la giustizia e c’è la vera colpa. Coloro che hanno distrutto l’uomo e la Terra non possono sedere subito alla tavola di Dio insieme con le loro vittime. Dio crea giustizia [...] Ho cercato di dire: forse non sono tanti coloro che si sono distrutti così, che sono insanabili per sempre, che non hanno più alcun elemento sul quali si possa poggiare l’amore di Dio, non hanno più in se stessi un minimo di capacità di amare. Questo sarebbe l’inferno. D’altra parte, sono certamente pochi - o comunque non troppi - coloro che sono così puri da poter entrare immediatamente nella comunione di Dio [...] Ci sono tante e tante ferite, tanta sporcizia [...] Un uomo sincero sa che è colpevole, che dovrebbe ricominciare, che dovrebbe essere purificato. E questa è la meravigliosa realtà che ci offre il Signore: c’è una possibilità di rinnovamento, di essere nuovi. [...] Questo aspetto del rinnovamento [...] è la grande promessa, il grande dono che la Chiesa offre. E che, per esempio, la psicoterapia non può offrire. La psicoterapia oggi è così diffusa e anche necessaria di fronte a tante psiche distrutte o gravemente ferite. Ma le possibilità della psicoterapia sono molto limitate: può solo cercare un po’ di riequilibrare un’anima squilibrata. Ma non può dare un vero rinnovamento, un superamento di queste gravi malattie dell’anima».